Il delinearsi di un confronto fra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico per la formazione del nuovo governo rappresenta un’opportunità di confronto sulle urgenze e le priorità del paese in una fase che tutte le forze politiche concordano nel definire delicata e carica di interrogativi. A questo si aggiunga un quadro europeo e internazionale in evoluzione e tuttavia dominato da alcuni passaggi ineludibili e destinati ad avere un peso anche sulle scelte future che l’Italia dovrà affrontare: il completamento della nuova commissione europea, il cambio alla guida della BCE, la Brexit e le sue conseguenze economiche sociali e politiche, il ruolo da svolgere nella crisi libica e in generale nell’area mediterranea, le tensioni economiche e politiche che coinvolgono Stati Uniti, Russia e Cina.
Quello che prende forma è un dialogo politico fra forze che si sono presentate al corpo elettorale come radicalmente alternative, per cultura e visione delle cose. Dentro questo quadro la costruzione di una maggioranza di governo richiede di andare al di là dei programmi elettorali, superando la logica del “contratto di governo” per delineare invece un programma politico solido e di legislatura, che prenda atto che la maggioranza di governo e dunque anche la sua proposta politica devono essere il frutto di un confronto parlamentare attraverso cui determinare non solo delle azioni da portare avanti ma i pilastri di un metodo e di una visione politica che siano accettati da entrambi i partiti.
- Un metodo di governo: un patto del paese per il paese
Sul piano del metodo è certamente essenziale riaffermare i principi repubblicani che reggono la nostra vita pubblica che fanno del Parlamento il luogo in cui matura la decisione politica, come ricordato dal Presidente Mattarella dopo il primo giro di consultazioni. A questo occorre però aggiungere l’altro pilastro di un metodo “repubblicano”: l’esigenza di una responsabilità politica diffusa e non limitata soltanto ai partiti che siedono in Parlamento. Di fronte alla disintermediazione che si è risolta in una deresponsabilizzazione collettiva dei cittadini, alimentata spesso dalle stesse forze politiche, il nuovo governo deve programmaticamente sviluppare i progetti di leggi più rilevanti sulla base di un patto sociale, frutto di una concertazione con i gangli vitali del paese. Si tratta di rendere questa legislatura l’occasione per porre i fondamenti di un sistema sociale, economico, educativo, sanitario, ispirato alla cura dell’ambiente, alla promozione del lavoro come diritto/dovere di ogni cittadino, alla maturazione di una responsabilità civile e politica collettiva nei confronti della cosa pubblica.
- Le coordinate di una rotta
Questo metodo può permettere al nuovo governo di determinare una serie di azioni dentro una intelligenza politica complessiva dell’Italia, delle sue relazioni interne, europee e internazionali. Soprattutto, questo metodo consente di sviluppare l’azione di governo in modo efficace dentro tre coordinate generali:
1) l’ambiente e la sua tutela, intesa come tutela tanto della dimensione sociale della vita quanto di quella realtà ecologica fatta di risorse e beni comuni (dagli ecosistemi alle risorse primarie) che occorre salvaguardare all’insegna della sostenibilità;
2) l’appartenenza alla nostra patria europea, che significa la costante coscienza di appartenere ad uno spazio politico nel quale parole come libertà, democrazia, giustizia ed equità sociale ed economica, dignità dell’uomo non sono tanto ideali quanto criteri di sviluppo di un’Europa che rappresenta la possibilità di rendere i nostri diritti e i doveri più compiuti ed efficaci;
3) il patriottismo costituzionale come elemento di unità del paese, che ha nella Carta – eminentemente nella sua prima parte – i criteri su cui misurare lo sviluppo non solo delle sue strutture ma della qualità della sua vita.
- Azioni e progetti da dispiegare
Sul piano delle azioni da sviluppare sono molteplici le urgenze da affrontare. Tuttavia, rimanendo dentro le tre coordinate sopra descritte e discutendo i diversi punti sulla base del metodo partecipativo richiamato in precedenza, si offre di seguito un quadro di alcune questioni che più di altre segnano l’intersecarsi delle tante fratture sociali, economiche e culturali che segnano il nostro paese. Occorre dare una risposta concreta alle esigenze immediate dei cittadini soprattutto di coloro che sono stati più colpiti dalla crisi in termini di marginalizzazione o di impoverimento. Quindi il lavoro e gli investimenti, nella loro accezione complessa e articolata, hanno la priorità assoluta.
Sul piano economico e sociale occorre sviluppare, dentro il quadro di quella proposta europea che è stata annunciata dalla nuova presidente della Commissione Europea, di un salario minimo garantito come strumento di tutela della dignità del lavoro, in unione con la lotta al lavoro nero e allo sfruttamento, che sono usate come scappatoie per aggirare la legge. Accanto a questo provvedimento, che mira a tutelare l’ambiente sociale ed economico, serve articolare un’adeguata legislazione sugli investimenti e un piano nazionale degli investimenti pubblici. La prima deve mirare a rendere quanto più vantaggiosi quegli investimenti di capitali pubblici e privati che mirano a incrementare la sostenibilità ecologica e sociale dei processi di sviluppo. Il secondo invece deve destinare risorse consistenti a piani industriali di riconversione e di mobilità all’insegna della sostenibilità ambientale a partire dal Sud e dalle regioni che più necessitano di questo impegno sussidiario. Inoltre, è urgente un’armonizzazione fiscale che progressivamente elimini i paradisi fiscali all’interno dell’Unione Europea.
Sul terreno sociale serve un cambio profondo di visione per quello che riguarda le politiche sulla famiglia. Occorre da un lato dare alla famiglia piena personalità fiscale, in modo da massimizzare il sostegno che può derivare da un fisco a misura di famiglia. Dall’altro lato, occorre sviluppare alcune potenzialità ancora implicite e inespresse derivanti dall’inclusione delle scuole dell’infanzia e materne nel sistema scolastico nazionale. Occorre un cospicuo investimento per includere questi livelli di educazione dentro la sfera del diritto allo studio, con un piano nazionale per la garanzia dell’accesso universale alla scuola dell’infanzia e materna, da sviluppare di concerto con le Regioni.
Per quanto concerne il fisco occorre predisporre una riforma organica del settore tributario e fiscale. Un’urgenza è rappresentata da una revisione delle aliquote fiscali dell’IRPEF, in modo da aggiornare il carico del peso fiscale, tuttora pensato per un quadro economico sociale oramai lontano nel tempo, alle esigenze reali del paese. A questo occorre affiancare un deciso incremento della semplificazione delle procedure amministrative per la presentazione della denuncia dei redditi e per l’adempimento degli obblighi fiscali. Inoltre, deve avere priorità la lotta all’evasione fiscale sia sviluppando il contrasto di interessi sia rendendo tutti i pagamenti tracciabili ed eliminando in questo modo il più possibile l’uso del contante anche per spese di più piccola entità. Questo secondo approccio richiede un intervento sui gestori di carte di pagamento e di debito che riduca sensibilmente le commissioni.
Scuola, università e ricerca richiedono un tempo nuovo, nel quale alla sovrapposizione di riforme e norme, che ha caratterizzato gli ultimi decenni, segua un riordino legislativo che produca testi normativi chiari e semplificati secondo una prospettiva di sburocratizzazione e di azione educativa in dialogo con le esigenze della società ma al tempo stesso attenta alla più ampia dimensione formativa. Un nuovo Testo Unico sulla scuola e un Testo Unico sull’università sono la garanzia di una certezza normativa che ancora oggi manca. Servono poi decisi investimenti sulla ricerca scientifica da articolare in due direzioni. Da un lato occorre ridefinire i rapporti fra CNR e università, in modo da concentrare e ottimizzare le risorse per la ricerca mantenendo però il circolo virtuoso del rapporto fra studio universitario e pratica dei risultati della più avanzata ricerca scientifica che alza la qualità dell’insegnamento universitario e stimola nuove prospettive di ricerca. Dall’altro alto serve rivedere in profondità la struttura del Piano Nazionale della Ricerca. Quest’ultimo deve veder crescere considerevolmente le disponibilità finanziarie avvicinandosi ai livelli europei e l’introduzione di scadenze annuali fisse e certe che consentano ai ricercatori di programmare la presentazione delle domande. Il PNR deve coordinarsi con i bandi europei per la ricerca.
Sul piano della riforma dell’ordinamento della Repubblica serve rispondere in modo adeguato alla richiesta di regionalismo differenziato avanzata da tre regioni italiane. Le preoccupazioni espresse da molti circa i rischi di squilibrio che si potrebbero determinare nella tutela dei diritti dei cittadini suggeriscono non tanto di fermare il processo di sviluppo delle competenze regionali ma di declinarlo nella chiave della prossimità e della sussidiarietà che permettono di combinare in modo virtuoso competenze politiche e amministrative diffuse con una crescita collettiva nella tutela dei diritti.
A questo si associa, ma non per ultimo, lo snellimento delle rappresentanze parlamentari, che deve avvenire in una logica di tutela del livello di rappresentanza e della necessità di garantire adeguata rappresentanza politica alle minoranze linguistiche. Questa modifica della Costituzione richiede di essere accompagnata da una nuova legge elettorale, che traduca questi principi in un’efficace modalità di elezione del Parlamento e al tempo stesso in una complessiva revisione dei regolamenti parlamentari.
Progetto Italia – Progetto Europa
Roma, 24 agosto 2019