«Sono qui per vedere i vostri volti, sono qui per guardarvi negli occhi. Occhi carichi di paura e di attesa, occhi che hanno visto violenza e povertà, occhi solcati da troppe lacrime». Così si esprime papa Francesco dopo aver attraversato le file di container grigi di questo nuovo campo profughi a cinque miglia dalle coste turche, dove si trovano duemila persone.
È l’ultimo hotspot sorto nell’isola di Saffo che sostituisce il Mória Refugee Camp, il più grande campo profughi d’Europa fino al settembre 2020, quando venne distrutto da un incendio. Papa Francesco insieme a Ieronimos, arcivescovo ortodosso di Atene e a Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli, era già stato qui il 16 aprile 2016.
Le sue parole sono come sempre chiare e dirette:
«Chi ha paura di voi non vi ha guardato negli occhi. Chi ha paura di voi non ha visto i vostri volti. Chi ha paura di voi non vede i vostri figli. Dimentica che la dignità e la libertà trascendono paura e divisione. Dimentica che la migrazione non è un problema del Medio Oriente e dell’Africa settentrionale, dell’Europa e della Grecia. È un problema del mondo».
«Sì – ha commentato Francesco – è un problema del mondo, una crisi umanitaria che riguarda tutti». Mentre per la pandemia si è compreso che le questioni vanno affrontate insieme, a livello comunitario, anzi planetario dove – dice il Papa – pur tra molti ritardi e incertezze, qualcosa sembra muoversi, nella lotta ai cambiamenti climatici, invece tutto «sembra latitare terribilmente per quanto riguarda le migrazioni». Eppure – ha sottolineato – ci «sono in gioco persone, vite umane! C’è in gioco il futuro di tutti, che sarà sereno solo se sarà integrato».
E parlando del Mediterraneo « che per millenni ha unito popoli diversi e terre distanti – ha detto papa Francesco – sta diventando un freddo cimitero senza lapidi». Il Mediterraneo la «culla di tante civiltà, sembra ora uno specchio di morte». «Non lasciamo che il mare nostrum si tramuti in un desolante mare mortuum, che questo luogo di incontro diventi teatro di scontro! Non permettiamo che questo “mare dei ricordi” si trasformi nel “mare della dimenticanza”. Vi prego, fermiamo questo naufragio di civiltà!».
Un appello accorato rivolto alla coscienza di ogni essere umano, credente o no. Ma un appello che non può non essere rivolto in via prioritaria alla politica, ai politici, a chi ha la responsabilità e la possibilità di prendere decisioni.
Siamo ammorbati da una cascata torrentizia di pronunciamenti inconcludenti di dichiarazioni di politici inconsistenti, incapaci di offrire una visione, di disegnare uno scenario e di confrontarsi e trovare il consenso su progetti concreti che riguardano il futuro; in assenza di ciò si dedicano a temi cosiddetti di attualità che riguardano ad esempio in questi giorni i nomi dei possibili presidenti della repubblica. É un bla bla che riempie i giornali e le trasmissioni televisive. Più vicino al gossip che alla politica. Servirebbe invece conoscenza dei problemi, buone relazioni internazionali, visione e forza, morale prima che politica, per disegnare soluzioni secondo giustizia senza farsi ingabbiare dai sondaggi...
Ecco, servirebbe una buona politica.
di Ernesto Preziosi