A Baku, impresa impossibile?

Oggi parte a Baku la conferenza sul clima.

I delegati saranno 50 mila, che si incontreranno presso lo Stadio Olimpico della capitale azera, sino al 22 novembre.

La finalità della Cop 29 è continuare la transizione verso una uscita graduale dai combustibili fossili. A capo della Conferenza, vi è un ex petroliere, attuale Ministro dell’ambiente dell’Azerbaigian.

Mancheranno i Presidenti degli USA, di Francia, di Brasile, India, Cina. Mancherà anche U.V. Der Layen della Commissione Europea. L’Italia sarà rappresentata dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’Ambiente.  La Santa Sede sarà rappresentata dal Segretario di Stato.

Si discuterà della necessità di investire 1000 miliardi annui per restare sotto i 1,5 gradi di riscaldamento, invece degli attuali 100 miliardi, decisi a Copenaghen nel 2009.

I Paesi di “antico inquinamento” vorrebbero condividere con i Paesi di” nuovo inquinamento” il costo dei miliardi annui. Ma questi ultimi preferiscono che a versare la maggior parte dei contributi siano i Paesi che hanno inquinato per prima.

La elezione di Donald Trump a 47esimo Presidente degli USA sembra essere un ulteriore elemento di rallentamento, viste le sue posizioni negazioniste in relazione all’influsso delle attività umane nei confronti dell’ecosistema.

Diversi commentatori pensano che la COP 29 sarà, per questi motivi, in salita.

Anche Papa Francesco, durante l’Angelus di domenica 10 novembre ha offerto un auspicio: “Auspico che la Conferenza sui cambiamenti climatici Cop29, che inizierà domani a Baku, dia un contributo efficace per la tutela della nostra casa comune.” Al tema della ecologia integrale ed alla emergenza socio-ambientale, il Papa ha dedicato Laudato Sì e Laudate Deum.

In questa ultima esortazione apostolica, Francesco scrive un messaggio sempre valido: “Sappiamo quindi che ogni volta che la temperatura globale aumenta di 0,5 gradi centigradi, aumentano anche l’intensità e la frequenza di forti piogge e inondazioni in alcune aree, di gravi siccità in altre, di caldo estremo in alcune regioni e di forti nevicate in altre ancora.  Se fino ad ora potevamo avere ondate di calore alcune volte all’anno, cosa accadrebbe con un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi centigradi, a cui siamo vicini? Tali ondate di calore saranno molto più frequenti e più intense. Se si superano i 2 gradi, le calotte glaciali della Groenlandia e di gran parte dell’Antartide si scioglieranno completamente,  con conseguenze enormi e molto gravi per tutti.”

Giandiego Carastro