Svezia e Finlandia richiedono di aderire alla Nato

Venerdì, 6 Maggio, 2022

Lo scorso 13 aprile i Primi Ministri di Svezia e Finlandia (Magdalena Andersson e Sanna Marin) hanno tenuto una conferenza stampa congiunta, per confermare ufficialmente che i loro paesi presenteranno, seppur con modalità diverse, una formale richiesta di adesione al trattato di Alleanza del Nord Atlantico (Nato).

Stoccolma ha annunciato che avrebbe avviato un dibattito approfondito a livello parlamentare, mentre il governo di Helsinki ha dichiarato di aver già messo a disposizione del proprio Parlamento, un rapporto circostanziato sulla materia, in modo che si potesse  procedere verso la complessa decisione nel più breve tempo possibile; ed è notizia di questi giorni, che i due paesi sarebbero decisamente propensi all’adesione (come verificato mediante sondaggi fra i parlamentari) ed intenzionati a presentare la richiesta nella stessa data (presumibilmente nella settimana del prossimo 16 maggio).

Per eterogenesi dei fini, se l’attacco della Russia all’Ucraina è da alcuni, in qualche modo “spiegato”, dalla sempre maggiore espansione della Nato tra i paesi dell’Est europeo e tra questi, dalla espressa volontà di aderirvi anche da parte della stessa Ucraina, esso ha avuto come quasi immediata conseguenza, la richiesta di adesione di Svezia e Finlandia, due paesi storicamente neutrali, con l’unica eccezione dell’esser membri dell’Unione Europea. E allo stesso tempo, un analogo dibattito stanno vivendo anche le due ex-repubbliche sovietiche della Moldavia e della Georgia, timorose anch’esse dell’analogo trattamento riservato all’Ucraina.  

Le motivazioni della richiesta di un “ombrello di difesa” a cura della Nato, sono certamente spiegate dalla tragica aggressione russa al territorio ucraino; sono, cioè, decisioni costrette dal timore, che le attuali ostilità da parte della Russia, possano essere allargate agli altri paesi confinanti in Europa e nel Caucaso. D’altra parte, se il timore della Nato “alle proprie porte”, ha spinto la Russia ad attaccare l’Ucraina, l’adesione di Svezia e Finlandia e potenzialmente anche di altre nazioni, non faranno altro che spingere la Russia verso un maggiore isolamento e verso una “escalation” della tensione, che certamente non gioverebbe al già flebile processo negoziale in corso.  La Russia potrebbe, di fatto, leggere la decisione di Svezia e Finlandia, come una ulteriore giustificazione per la sua guerra di “difesa” in Ucraina contro la Nato.

Altresì, l’altra grande forzatura al processo decisionale e comunicativo in corso, è dovuta alla formulazione di una “richiesta di adesione alla Nato” di Svezia e Finlandia, quando al contrario, l’articolo 10 dello stesso Trattato preveda, che gli stati membri dell’Organizzazione del Nord Atlantico  “possano invitare con accordo unanime”, altri Stati europei, che possano contribuire a rafforzare la sicurezza dell’organizzazione. Ad oggi, non vi è stata effettivamente alcuna dichiarazione contraria, da parte di paesi membri Nato, alla richiesta di adesione di Svezia e Finlandia, ma ammesso che si dovranno “accogliere” le loro richieste, ciò dovrà avvenire all’unanimità dei partecipanti. Unanimità che abbiamo visto, troppo spesso, quanto sia difficile raggiungere nei consessi internazionali, sia per le decisioni in sede di Unione Europea che nel decretare le attuali sanzioni contro la Federazione Russa.  

E’ certo che l’invasione dell’Ucraina ha rafforzato la Nato, e nello stesso tempo, l’Unione Europea sembra si sia decisamente avviata verso un percorso di difesa e di politica estera comuni, ma i processi che ne conseguono sembra stiano “navigando a vista” e in una sorta di confusione comunicativa, sia nella dichiarazione degli obiettivi da raggiungere, per contrastare la guerra e raggiungere il negoziato di pace, sia nella definizione dei ruoli di chi questi obiettivi dovrà perseguire.

La tragedia della guerra russo-ucraina, potrebbe risultare come un salutare scossone per l’Unione Europea, per procedere speditamente verso un ruolo strategicamente autonomo dalla Nato e dagli USA. Un nuovo ruolo che non dovrebbe essere necessariamente visto come sostitutivo della Nato, ma che potrebbe, tuttavia, sfidare i vecchi assetti politici per riconoscersi protagonista.

Va esattamente in questa direzione, la recente dichiarazione rilasciata dal presidente Macron, che ha affermato: “Gli Stati Uniti e la Russia hanno strutturato il mondo durante la Guerra Fredda…Sono gli europei, non gli americani, che vivono accanto alla Russia, quindi abbiamo bisogno di una politica di difesa europea, è, cioè, necessario per noi, definire un'architettura di sicurezza per noi stessi e non delegare ad altri tale compito”.

La risposta europea alla guerra economica del gas e del petrolio, scatenata da Putin per puntare a dividere i Paesi europei, rappresenterà il primo e immediato banco di prova di questa rinnovata volontà di politica comune europea. L’”accoglienza all’unanimità” di Svezia e Finlandia in seno alla Nato, sarà un ulteriore passaggio cruciale per sondare la comune e indipendente visione europea.