Quale reddito di cittadinanza

A proposito del Reddito di cittadinanza su cui si metterà mano:

È vero, occorre mettere mano al reddito di cittadinanza e prima o poi lo si farà, purché però si tenga conto:

• che In Italia ci sono 5,6 milioni di persone in povertà assoluta (di cui 1,5 milioni minorenni), che negli ultimi due anni i 50 italiani più ricchi hanno aumentato di decine di miliardi la loro ricchezzae che nel frattempo, un milione di italiani in più sono diventati poveri

• che le truffe ai danni dello Stato tramite il Rdc a ammontano a meno dell’1% del totale, che le principali vittime sono stati i poveri perché quelli beccati non sono appunto poveri e che i truffatori sottraggono importanti risorse all’assistenza

• che, in questo caso, “assistenza” non è una parolaccia e che l’impegno dello Stato a garantire il minimo vitale a chi è sprovvisto dei mezzi per vivere è un diritto sancito dall’art. 38 della Costituzione

• che l’area cosiddetta di centro sinistra deve considerare i settori marginali della società una componente importante delle classi lavoratrici, con riferimento non solo ai livelli di reddito e precarietà delle entrate, ma alla loro nuova collocazione nei rapporti sociali di produzione.

• Che non riconoscere i poveri nelle loro difficoltà del vivere quotidiano e non sostenerli nel loro sforzo di uscirsene dalla condizione di disagio per tutto il tempo di cui hanno bisogno – oltre all’astensionismo, che nel Mezzogiorno ha toccato punte del 50% – può produrre il rancore di chi pensa “non mi guardate neanche più”.

• Che l’indifferenza politica verso la povertà genera nelle persone frustrazioni, veleni, risentimenti, rancori, rese morali, solitudini e crisi di identità facilmente manipolabili da populismi di basso profilo.

Chiarito questo si proceda pure a modificare il Rdc (che effettivamente ne ha bisogno), ma contestualmente si dia un profilo nazionale chiaro al tema complessivo della lotta alla povertà visto che esistono un po’ fondi nazionali ed europei, piani nazionali e regionali, qualche livello essenziale parzialmente finanziato, ma non ancora una vera e propria strategia (di cui il RdC è solo una componente)

I partiti se ne facciano una ragione e quindi se ne facciano carico, l’associazionismo superi le frammentazioni, la burocrazia faciliti le procedure di spesa, la componente istituzionale del sociale, della sanità, del lavoro e della formazione imparino a lavorare assieme una volta tanto.

Speriamo che il nuovo ministro …

Nino Santarelli

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