Una deroga che non semplifica…

Venerdì 4 settembre 2020, il Senato ha approvato  in prima lettura il disegno di legge c..d.Semplificazioni (Atto Senato 1883).  Segnalo che è stata approvata una norma che reca la introduzione di una deroga al ricorso alla procedura di dibattito pubblico prima di una grande opera pubblica. Ecco la norma presentata da due senatrici del M5S, sen. Corrado e sen. Ricciardi:

6-bis. In considerazione dell’emergenza sanitaria da COVID-19 e delle conseguenti esigenze di accelerazione dell’iter autorizzativo di grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull’ambiente, sulle città o sull’assetto del territorio, sino al 31 dicembre 2023, su richiesta delle amministrazioni aggiudicatrici, le regioni, ove ritengano le suddette opere di particolare interesse pubblico e rilevanza sociale, previo parere favorevole della maggioranza delle amministrazioni provinciali e comunali interessate, possono autorizzare la deroga alla procedura di dibattito pubblico di cui all’articolo 22, comma 2, del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, e al relativo regolamento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 maggio 2018, n. 76, consentendo alle medesime amministrazioni aggiudicatrici di procedere direttamente agli studi di prefattibilità tecnico-economica nonché alle successive fasi progettuali, nel rispetto delle disposizioni del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 »

Dovrebbe far riflettere il fatto che la deroga sia stata proposta da due esponenti di un movimento politico, quale il M5S, che fa della “partecipazione diretta” il proprio cavallo di battaglia!

Come risulta sorprendente che sia stato un esponente di un partito di destra (che si immagina contrario alla partecipazione) ad aver criticato la norma durante l’esame in Aula il 3 settembre; il sen. Augussori della Lega Nord ha così commentato: “Mi si permetta poi un inciso su una proposta del MoVimento 5 Stelle che è entrata nel testo e che mai ci saremmo aspettati di vedere: la soppressione sino a tutto il 2023 della procedura di dibattito pubblico preventiva alla realizzazione di opere pubbliche di rilevanza sociale e con impatto ambientale. Viene così zittito tutto l'associazionismo socio-ambientale più o meno spontaneo. Non ci sono più i cittadini portavoce, non ci sono più le scatolette di tonno da aprire; non esiste più quindi lo slogan «uno vale uno», che è stato sostituito da: «non disturbare il manovratore». (Applausi). Il MoVimento 5 Stelle ha scelto di suicidarsi, ma forse, davanti al prospettarsi di una lunga agonia, ha fatto pure bene.”

Molte studiose di democrazia deliberativa, come ad esempio Marianella Sclavi, possono testimoniare che che il dibattito pubblico-previsto in Francia dal 1995-  NON "faccia perdere tempo". E’ proprio nelle emergenze che diventa più prezioso. Il dibattito pubblico NON fa perdere tempo, anzi lo fa guadagnare (risparmiando tutte le varianti e i conflitti successivi) ed è particolarmente prezioso proprio nelle emergenze. Specialmente le emergenze come le attuali in cui il consenso e la collaborazione dei territori alle opere pubbliche, la trasparenza degli appalti, le ricadute sulla occupazione locale, sono condizioni per la loro futura efficacia e responsabile manutenzione.

In un mio precedente post, avevo chiesto al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di accelerare la nomina della Commissione nazionale, nomina attesa dal 2018…Senza la Commissione nazionale, i dibattiti pubblici previsti dal DPCM 10 maggio 2018, n. 76 non possono essere organizzati concretamente! Inoltre, è di pochi giorni fa la notizia che la Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti avrebbe nominato una Commissione di Tecnici per studiare la migliore proposta strutturale per il collegamento tra Calabria e Sicilia. Non capisco perché non organizzare un dibattito pubblico sullo Stretto, invece di nominare l’ennesima Commissione di Tecnici…

il dibattito pubblico si svolte "prima", a monte di una decisione su una grande infrastruttura. Ascoltare cittadini, esperiti locali, comitati serve a ridurre il rischio che le nuove opere siano sentite come "imposti": accelerare la decisione senza ricorrere al dibattito pubblico può comportare l’effetto opposto: spesso le opere approvate rischiano di non essere mai realizzate perché contestate,  giudicate inutili o dannose dai comitati dei cittadini contrari alla nuova infrastruttura. la partecipazione civica è un diritto, non un intralcio. Ed è anche una opportunità: fa emergere i potenziali conflitti prima che la decisione sia presa e dai conflitti il proponente la nuova infrastruttura può apprendere qualcosa per migliorare la propria proposta…

In conclusione, la partecipazione innovativa e di qualità è un diritto che fa bene a tutti. Argomenti2000 potrebbe farsi capofila di questo atteggiamento presso cittadini attivi, organizzazioni, istituzioni.

di Giandiego Carastro