La situazione
Le migrazioni forzate su scala mondiale provocate da guerre, conflitti e persecuzioni hanno raggiunto i massimi livelli registrati sinora e i numeri sono in rapida accelerazione.
Il nuovo rapporto annuale dell'UNHCR Global Trends riporta una forte escalation del numero di persone costrette a fuggire dalle loro case, con 59,5 milioni di migranti (dato del rapporto “Global trends 2014 di Unhcr pubblicato il 18 giugno 2015, si veda il Rapporto completo sul sito Unhcr) forzati alla fine del 2014 rispetto ai 51,2 milioni di un anno prima e ai 37,5 milioni di dieci anni fa. L'incremento rispetto al 2013 è stato il più alto mai registrato in un solo anno.
L'accelerazione principale è iniziata nei primi mesi del 2011, quando è scoppiata la guerra in Siria, diventata la principale causa di migrazione forzata a livello mondiale. Nel 2014, ogni giorno 42.500 persone in media sono diventate rifugiate, richiedenti asilo o sfollati interni, dato che ha subito un incremento di quattro volte in soli quattro anni. In tutto il mondo, una persona ogni 122 è attualmente un rifugiato, uno sfollato interno o un richiedente asilo. Se i 59,5 migranti forzati nel mondo componessero una nazione, sarebbe la ventiquattresima per numero di abitanti. Questa situazione è generata da una diffusione dei conflitti di livello globale (8 in Africa, 3 in Medio Oriente, 3 in Asia). Solo poche di queste crisi possono dirsi risolte e la maggior parte di esse continuano a generare nuovi esodi forzati. Nel 2014 solamente 126.800 rifugiati hanno potuto fare ritorno nei loro paesi d'origine, il numero più basso in 31 anni.
“Siamo di fronte ad un cambio di paradigma, a un incontrollato piano inclinato in un'epoca in cui la scala delle migrazioni forzate, così come le necessarie risposte, fanno chiaramente sembrare insignificante qualsiasi cosa vista prima”, ha dichiarato l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres. E ancora: “In un'era di esodi forzati di massa senza precedenti, abbiamo bisogno di una risposta umanitaria senza precedenti e di un rinnovato impegno globale in favore della tolleranza e della protezione delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni”.
Il rapporto dell’UNHCR mostra poi che, solo 2014, ci sono stati 13.900.000 nuovi migranti forzati (quattro volte il numero del 2010). A livello mondiale si sono contati 19,5 milioni di rifugiati (rispetto ai 16,7 milioni del 2013), 38,2 milioni di sfollati all'interno del proprio paese (rispetto ai 33,3 milioni del 2013) e 1,8 milioni di persone in attesa dell'esito delle domande di asilo (contro i 1,2 milioni del 2013). Il dato più allarmante è che più della metà dei rifugiati a livello mondiale sono bambini.
La situazione italiana rispecchia esattamente questo fenomeno caratterizzato con la peculiarità delicatissima (e dolorosissima) dell’accoglienza degli arrivi via mare. Nei primi mesi del 2011 scoppia la “primavera araba” ed il Governo, seppur dopo un non breve momento di indecisione (i barconi in mare), decide di organizzare l’accoglienza e prende atto, anche formalmente, che una cosa è l’immigrazione, altra è la condizione di persone richiedenti asilo.
Le modalità e le tappe: dichiarazione dello stato di emergenza a inizio 2011 e per tutto il 2012 (ENA: Emergenza Nord Africa così si è definito l’afflusso di migranti iniziato nel 2011 per effetto della cosiddetta “primavera araba”), permessi umanitari per le prime persone giunte, poi avvio delle procedure di richiesta asilo, primo accordo Governo-Regioni-EELL per accoglienza diffusa (aprile 2011), gestione Protezione Civile per gli adulti e Ministero Welfare per i minori, nel 2011 62.000 sbarchi che scendono a 13.000 nel 2012.
Dal gennaio del 2013, con una scelta saggia, il Governo decide di chiudere lo stato di emergenza e di assumere l’esperienza di accoglienza maturata nel sistema ordinario di gestione dei “flussi migratori non programmati”.
Quindi accordo Governo-Regioni-EELL per superamento Emergenza Nord Africa (settembre 2012), avvio percorso per strutturare sistema nazionale di accoglienza presso Ministero dell’Interno regolato da un ulteriore accordo (luglio 2013) che istituisce i Tavoli interistituzionali (nazionale e regionali) dedicati a programmazione e coordinamento degli interventi che si dimostrano particolarmente utili a gestire l’incedere degli arrivi che crescono progressivamente a partire proprio dal 2013. Dall’ottobre del 2013, dopo le morti di Lampedusa, parte l’operazione di salvataggio Mare Nostrum, il 10 aprile 2014 il sistema si struttura definitivamente con il nuovo accordo istituzionale tuttora in atto (Triton e Triton potenziato).Con il decreto legislativo del 18 agosto 2015, n. 142, (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il15.9.2015) l’Italia ha attuato la direttiva 2013/33/UE, sulle norme relative all’accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, “rifusione” della direttiva 2003/9/CE, e la direttiva 2013/32/UE recante procedure comuni ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione internazionale, “rifusione” della direttiva 2005/85/CE, completando così il recepimento delle principali norme di revisione del Sistema europeo comune di asilo.
Entrambe le direttive, pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea il 29 giugno 2013, disponevano il recepimento da parte degli Stati membri entro il 20 luglio 2015.
Il decreto legislativo n. 142/2015 contiene al Capo I (artt. 1-24) le nuove norme in materia di accoglienza, abrogando il decreto legislativo n. 140/2005 (esclusa la copertura finanziaria prevista dall’art. 13), mentre al Capo II (artt. 25 e 26) introduce le modifiche al decreto legislativo n.
25/2008, che dunque resta in vigore seppur modificato parzialmente, mentre all’art. 27 introduce modifiche all’art. 19 del d.lgs. n. 150/2011.
Il recepimento delle due direttive rifuse sull’accoglienza e sulle procedure interviene a breve distanza dall’approvazione da parte della Commissione dell’Unione europea del secondo gruppo di misure normative in materia di asilo in attuazione dell’Agenda europea sull’immigrazione e l’asilo
(http://europa.eu/rapid/press-release_IP-15-5596_it.htm).
Il decreto legislativo entra in vigore il 30 settembre 2015.
Si precisa peraltro che sarà necessaria la successiva emanazione di importanti ulteriori norme secondarie di attuazione:
i decreti del Ministro dell’Interno che devono provvedere a a) istituire i centri governativi di prima accoglienza, b) disciplinare
lo schema di capitolato di gara d'appalto per la fornitura dei beni e dei servizi relativi al funzionamento dei centri di soccorso e accoglienza, dei centri governativi diprima accoglienza e delle strutture di emergenza, c) disciplinare le modalità di presentazione da parte degli enti locali delle domande di contributo per la realizzazione dei progetti di accoglienza nell’ambito del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati – SPRAR, d) adottare le linee.
E’ stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 26 il decreto flussi lavoratori stagionali e non stagionali 2016. La procedura, stabilita dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 14 dicembre 2015, prevede una quota massima di ingressi pari a 17.850 unità per lavoro subordinato non stagionale e per lavoro autonomo e di 13.000 unità per lavoro subordinato stagionale.
Le informazioni dettagliate sulla procedura sono contenute nella circolare congiunta dei ministeri dell’Interno e del Lavoro e delle Politiche Sociali n. 471 del 29 gennaio 2016.
Le associazioni di categoria di cui all’art. 38 del dpr n. 394/99, firmatarie dei protocolli stipulati con i ministeri dell’Interno e del Lavoro e Politiche sociali, potranno inviare le istanze per conto dei datori di lavoro che aderiscono alle rispettive associazioni. Il protocollo è aperto all’adesione di altre associazioni interessate.
Nel caso in cui le associazioni firmatarie abbiano articolazioni sul territorio con autonomia statutaria, i rappresentanti potranno inviare ai prefetti competenti le richieste di adesione.
Lavoratori ammissibili in Italia per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo
Prevista una quota massima di 17.850 unità, dei quali 2400 appartenenti a particolari categorie indicate all’articolo 2 del decreto del presidente del Consiglio dei ministri del 14 dicembre 2015. Nell’ambito della quota complessiva è autorizzata la conversione in permessi di soggiorno per lavoro subordinato ed in permessi di soggiorno per lavoro autonomo di permessi di soggiorno di altra tipologia e nella misura indicata all’articolo 3 del decreto.
Lavoratori ammissibili in Italia per motivi di lavoro subordinato stagionale
Prevista una quota massima di 13.000 unità, da ripartire tra le regioni e le province autonome a cura del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, riguarda i cittadini non comunitari di Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Ucraina, Tunisia.
Nell’ambito della quota complessiva, una quota di 1.500 unità è riservata per i lavoratori non comunitari stagionali, cittadini dei Paesi sopraindicati, che abbiano fatto ingresso in Italia per prestare lavoro subordinato stagionale per almeno due anni consecutivi e per i quali il datore di lavoro presenti richiesta di nulla osta pluriennale per lavoro subordinato stagionale.
I dati
Quelli essenziali che parlano più delle parole
2016 - Sono 180.245 i migranti e rifugiati sbarcati in Europa attraversando il Mediterraneo dall'inizio dell'anno. Lo indicano gli ultimi dati raccolti dall'OIM. Di questi, 154.227 sono giunti in Grecia e 24.927 in Italia, mentre poco più di mille sono giunti in Spagna e 28 a Cipro. Le morti in mare calcolate sono salite a 1.232, tra cui ci sono le circa 500 vittime stimate nel naufragio dei giorni scorsi al largo dell'Egitto.
Sottolineature e problemi aperti:
- Il fenomeno migratorio sta prendendo dimensioni davvero epocali e per altri versi drammatiche.
Se si vuole veramente comprendere la natura del fenomeno va fatta un’analisi approfondita che evidenzi: la cause remote e profonde, nell’atteggiamento di espropriazione dei beni delle cd. colonie da parte dell’Occidente capitalistico (colonialismo e imperialismo dei sec. XVI-XIX); la volontà delle società occidentali di mantenere gli attuali rapporti di forza, sollecitando o tollerando sistemi politici antidemocratici e autoritari; le interconnessioni del mercato globale che non possono non integrare in esso, mantenendole tuttavia in posizione subordinata, le popolazioni dei paesi di emigrazione; la globalizzazione dell’informazione, che alimenta il mito dell’Europa-Paese di Bengodi; per finire, ma non ultimo per importanza, l’indebolimento del senso civico e di appartenenza condivisa della società europea, e particolarmente italiana, la qual cosa rende spuntata l’arma del ricorso alla forza (ammesso che si voglia sostenere una posizione di forza militare – cosa che non potrebbe accadere senza imboccare il crinale pericoloso di una guerra aperta e perciò senza contraddire la vocazione alla pace che è uno dei motivi fondanti l’Europa – chi andrebbe poi a mettere in gioco la sua vita per gli altri? Non vedo insomma uno spirito di mobilitazione, ma semmai di smobilitazione etica). Questo per capire che non si tratta di un fenomeno transitorio ma, appunto, epocale, tale cioè da segnare una svolta nella serie storica degli eventi.
- Vi è la necessità di distinguere tra profughi e rifugiati per cui sono previsti già ora due diversi percorsi con differenti interventi (anche economici) della comunità internazionale o dei singoli Stati.
- Così come è necessario distinguere tra interventi umanitari di prima accoglienza di quanti sbarcano...(mense , ambulatori, ostelli...) e un intervento altrettanto urgente e possibilmente organico in tema di integrazione e sicurezza, con opportuni strumenti legislativi rivolti a integrare la quota possibile di emigrazione in modalità che ...rassicurino l'opinione pubblica rispetto i costi (su cui è necessario attuare trasparenza e comunicazione) che la comunità nazionale e internazionale si assume e, parimenti, studiando modalità che non creino disagio e nuove insicurezze nella collettività. In sostanza la parte politica che si fa carico del fenomeno migratorio dovrà porre in essere una serie di provvedimenti che aiutino a crescere il consenso motivato sul fenomeno e riducano la reazione crescente nel Paese. Questo per un senso di giustizia verso i cittadini.
Questo è un punto centrale. Come dimostra la strafottenza culturalmente nulla ma tatticamente costruita di Salvini, nella popolazione italiana stanno franando i motivi di solidarietà umana, ancora tuttavia maggioritari mi sembra. L’egoismo individualistico, di cui si può fare esperienza in diversi settori del vivere quotidiano, sta portando le persone a vivere il fenomeno migratorio in termini di crescente insicurezza. Un intervento legislativo deve perciò farsi carico di queste paure. In effetti la risposta delle istituzioni ha fatto finora crescere la presenza nelle piazze di immigrati di varia nazionalità, i quali stazionano senza aver nulla da fare e diventando facili prede della criminalità organizzata. Forse si potrebbe prevedere per loro l’impiego temporaneo e a progetto per attività di pubblica utilità, che so per la pulizia dei parchi, come accade per i LSU. In questo modo l’opinione pubblica vedrebbe gli immigrati non come dei mantenuti sul collo della collettività (mentre, come si sente dire, gli italiani non hanno i soldi per le sigarette); e questi, da parte loro, potrebbero sentirsi utili e collaborare alla soluzione dei problemi della società che li ospita. L’integrazione sarebbe senz’altro favorita.
- Vi è quindi un problema che consiste in una emergenza umanitaria che va affrontata in primo luogo coinvolgendo al massimo livello tutte le realtà a cominciare dalle nazioni unite e gli altri simili organismi sovranazionali perché concorrano a trovare vie di soluzione efficaci e tempestive.
Un problema che va affrontato poi sul piano europeo a partire da una politica comune europea in tema di asilo. Qui non ci sono ancora proposte, di positivo c’è però la volontà politica di farlo a livello europeo.
- Si può ipotizzare in proposito di apportare modifiche al regolamento di Dublino che ora prevede che sia il primo stato di arrivo a farsi carico delle richieste di asilo. Le decisioni sui ricollocamenti che si stanno avviando in questi giorni in Italia con l’avvio del primo Hot Spot a Lampedusa stanno di fatto superando Dublino. C’è in proposito una circolare, che qualora fosse applicata, favorirebbe il percorso senza cambiare accordo.
-Sul piano nazionale accanto all’emergenza umanitaria che vede già ora coinvolte accanto alle realtà istituzionali una molteplice compagine di realtà del volontariato e del mondo assistenziale, si pone un problema più generale che interpella la politica, almeno sotto due profili fondamentali: l’integrazione di quanti si fermano sul territorio nazionale quanto meno per un lungo periodo, e la sicurezza, le politiche cioè volte a garantire la sicurezza della popolazione anche di fronte a queste nuove presenze.
- Su quest’ultimo piano va considerata la possibilità di non tenere i profughi che vengono ospitati e pertanto di intervenire per legge o per decreto estendendo ad esempio la copertura assicurativa per i lavori socialmente utili (sia detto per inciso il tema dei lavori socialmente utili va approfondito, affinché si possa con una adeguata riconsiderazione estenderne le possibilità anche ad altri settori interessati come ad esempio i detenuti e senza nuocere al già difficile mercato del lavoro). Le possibilità di coinvolgere i migranti sono già molteplici: lavori socialmente utili già regolati dalle istituzioni, attività di volontariato dove l’assicurazione può essere già pagata dallo stato, percorrendo la strada del finanziamento del progetto “Diamoci una mano” del Ministero del Lavoro (alcune regioni hanno finanziato direttamente il costo dell’assicurazione), i tirocini formativi che possono coinvolgere i richiedenti asilo e protezione umanitaria già dopo due mesi di permanenza regolare.
- Vi è poi il tema dell'affidamento alle famiglie italiane dei profughi minori non accompagnati.
Questo suppone la velocizzazione delle procedure di identificazione e di concessione di asilo. Questo percorso è già fattibile anche all’interno dei percorsi Sprar rivolti ai minori stranieri non accompagnati (Comuni di Torino, Asti, Parma, Roma … )
Vi sono altri temi che vanno individuati e su cui stabilire alcuni interventi legislativi prioritari ed esemplificativi.
- i minori non accompagnati (c’è già una proposta di legge in parlamento a prima firma Zampa)
- sul piano amministrativo si tratta di valutare una serie di passaggi su cui si possono individuare possibili miglioramenti:
o le commissioni per il riconoscimento…chi viene nominato
o il fatto che sia in capo alla prefettura
o il domicilio di chi deve avere un domicilio
- il ruolo dell'associazionismo che agisce tra emergenza e integrazione
- la formazione degli operatori dell'accoglienza.
La novità normativa è il DL 142/2015 pubblicato il 15 settembre che regola le modalità di accoglienza e che può compensare la attuale carenza normativa. È documento molto importante fatto su richiesta di EU.
Va considerato inoltre l’avvio della progettazione FAMI (Programma Nazionale Fondo Asilo Migrazione Integrazione) che è il fondo europeo (per la prima volta unificato) per la gestione di tutte le problematiche migratorie che copre gli interventi finanziati dall’Europa per sette anni.
E ora che fare
Gli anni di gestione del fenomeno, le modalità operative e comunicative messe in atto hanno determinato una lettura del fenomeno che ha modificato, in meglio, anche l’impianto culturale e politico del paese. I fatti di questi ultimi giorni (la foto del bambino sulla spiaggia turca, le morti nel tir, la “sfrontata” insistenza di Papa Francesco) in aggiunta al perdurare delle morti in mare, hanno senz’altro determinato una svolta politica, comunicativa, di approccio collettivo.
Le nuove parole chiave: la vita delle persone va protetta in mare e sulla terra, l’esodo è giustificato da condizioni imprescindibili dalle persone che giungono, accogliere è un dovere di stato ma anche del cittadino, la presa in carico del fenomeno deve essere sovranazionale (in particolare per noi europei), le regole vanno aggiornate (in particolare Dublino), la condizione attuale è di lungo periodo, bisogna attrezzarsi dentro e fuori il paese.
Si tratta quindi di attrezzarsi per fare meglio “in casa”, in particolare strutturando adeguatamente l’accoglienza delle persone che restano, per diritto, nel nostro paese (i dati ci dicono circa 100.000). Organizzare stabilmente la primissima accoglienza; velocizzare i percorsi di definizione di status (permanenza/rimpatrio); definire tipologia, strutture e ampliamento sistema Sprar; accompagnare l’inserimento lavorativo e sociale per adulti e msna (minori stranieri non accompagnati).
Ma anche avviare “nuove pratiche” che favoriscano il diritto all’accoglienza nella tutela della legalità, senza mettere a rischio ulteriormente la vita delle persone (situazioni di screening vicino ai paesi di fuga, percorsi umanitari, potenziamento della cooperazione internazionale…)
La comunità nazionale ed europea negli ultimi mesi ha avviato una preziosa riflessione che potrebbe dar vita a questa inversione di tendenza. Si pensi all’Agenda Europea per le migrazioni (Piano Junker) che in questi giorni, pur se non approvata all’unanimità, si avvia ad una sua prima applicazione e che apre il dibattito affinchè le tematiche migratorie diventino patrimonio comune e oggetto di una approfondita riflessione che apra i confini per una Europa diversa ed un nuovo senso di appartenenza.
Ecco le azioni previste dal Piano, partendo da quelle “immediate”.
Salvare vite
“Le operazioni di search and rescue nel Mediterraneo verranno rafforzate per ritornare agli stessi livelli della missione italiana Mare Nostrum. La Commissione ha già presentato un emendamento al bilancio 2015 e c’è l’impegno di presentare anche le modifiche al bilancio 2016. Triplicare i fondi per Triton e Poseidon – continua l’agenda – vorrà dire sia estendere il livello di capacità di intervento delle due operazioni sia la loro area geografica”.
Lotta alle organizzazioni criminali dei trafficanti
L’Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione Federica Mogherini ha presentato le opzioni per un’operazione militare da condurre sulle coste libiche per la distruzione delle imbarcazioni usate dai trafficanti. Inoltre Europol rafforzerà immediatamente la sua recente operazione Jot Mare, il cui risultato sarà un centro inter-agenzie per la lotta al traffico di migranti in collaborazione con Frontex. Frontex ed Europol creeranno anche dei profili dei tipi di navi utilizzate maggiormente dai trafficanti, in modo da individuarle prima e monitorare i loro movimenti. Infine sempre Europol si occuperà di individuare e rimuovere i contenuti internet con cui i trafficanti attraggono gli immigrati e li convincono a intraprendere le pericolose traversate.
Ricollocamento di profughi e richiedenti asilo
In questo mesi l’Ue ha dovuto far fronte a un’enorme pressione sul proprio sistema di asilo. Per evitare che tale pressione arrivi a livelli insopportabili, la Commissione ha deciso di far scattare un meccanismo di emergenza per il ricollocamento obbligatorio di chi avrà bisogno di protezione internazionale (articolo 78/3 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea). Ci sarà un’equa ripartizione dei profughi e dei richiedenti asilo che verranno presi in carico dagli Stati membri in base a criteri che tengano conto della popolazione degli stessi, del Pil, dei livelli di disoccupazione e delle domande di asilo già accolte in precedenza da ogni singolo paese (ad oggi concordati 40.00 più 120.000 ricollocamenti con sanzioni per i paesi che non aderiscono).
Questo forse è il punto più importante contenuto nell’agenda, che stabilisce anche che questo passo è il precursore a una soluzione permanente per una migliore e più equa condivisione delle responsabilità fra i ventotto paesi Ue. Entro la fine dell’anno, la Commissione farà infatti una proposta legislativa per un meccanismo automatico e obbligatorio per il ricollocamento, il cosiddetto relocation system, che scatterà in caso di ingenti arrivi di profughi e richiedenti asilo superando finalmente le rigidità dell’accordo di Dublino.
Reinsediamento di chi ha diritto alla protezione internazionale direttamente dai paesi terzi
L’agenda impegna la Commissione anche a proporre uno schema di resettlement, ovvero reinsediamenti, che impegni tutti gli Stati membri a farsi carico di una determinata quota di rifugiati e richiedenti asilo andandoli a prendere, a differenza dei ricollocamenti che riguardano chi già arriva in Europa, direttamente dai paesi di origine e di transito. L’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR) ha parlato della necessità di almeno ventimila resettlement per anno, dal 2015 al 2020. Nella bozza a nostra disposizione, ancora non è specificato il numero di reinsediamenti a cui la Commissione intende impegnare i ventotto paesi Ue. Si dice invece che verranno stanziati cinquanta milioni nei bilanci 2015 e 2016 per contribuire al finanziamento di questo schema per il reinsediamento. Se poi sarà necessario, l’agenda non esclude una proposta legislativa per un approccio obbligatorio al resettlement anche per il 2016 e oltre. Dalla Commissione si invitano comunque gli Stati membri a proseguire con i propri progetti pilota di reinsediamento a livello di singole nazioni e di sfruttare appieno le risorse messe a disposizione dall’Ue (il Fondo per l’Asilo, per l’Integrazione e per l’Immigrazione), ma anche da sponsor privati e non governativi o meccanismi quali permessi umanitari e politiche di ricongiungimento familiare.
Cooperazione coi paesi terzi
Trenta milioni extra verranno stanziati per il 2015 e il 2016 per il Nord Africa e il Corno d’Africa. Inoltre, in collaborazione con l’UNHCR e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), verrà istituito un centro polifunzionale in Niger che servirà a fornire informazioni ai potenziali migranti, a garantire loro protezione locale, ad aiutarli con le richieste d’asilo e per l’eventuale reinsediamento in Europa. Un tale centro rappresenterà un progetto pilota da replicare eventualmente in altri paesi e sarà aperto entro il 2015.
Aiutare gli stati membri più esposti
Sessanta milioni extra verranno stanziati per aiutare gli Stati membri più sotto pressione, e quindi in particolare l’Italia. Frontex, Easo ed Europol forniranno inoltre assistenza a Paesi quali Italia, Malta e Grecia per una migliore raccolta delle impronte digitali di chi arriva e per rendere più efficaci le politiche di rimpatrio di chi non ha diritto alla protezione internazionale.
Minori non accompagnati
Le migrazioni forzate su scala mondiale provocate da fame, guerre, tutela dei minori non accompagnati attualmente rappresentano il 30% del totale degli immigrati che giungono nel nostro territorio nazionale. La legislazione italiana non prevede nessuna differenza tra minore non accompagnato italiano o straniero, il quale quindi viene trattato secondo le attività di legge previste
per qualsiasi under 18. Il costo per seguire ogni minore (che sia italiano o straniero) si aggira all'incirca a 70€ giornalieri. Il fenomeno di arrivo di minori non accompagnati, non rifugiati o
richiedenti asilo, è in vorticoso aumento. Attualmente si sono attivate diverse reti, in particolare una nella Sicilia Orientale, per il miglioramento e l’implementazione della figura del Tutore che si
affianca al Giudice Tutelare affinché il minore possa riceve tutte le cure e diritti che sono previsti dalla legge, ma che necessitano di un patrocinio. Inoltre dietro la "scomparsa al domicilio" dei minori, si celano le forme di caporalato o schiavismo nei campi dell'agricoltura e del commercio in particolare nelle grandi aree mercatali di Roma e Milano.
ALCUNE PROGETTUALITÀ IN ATTO A LIVELLO NAZIONALE
Un milione di euro alle scuole per integrazione e corsi di italiano "Due bandi del Ministero Istruzione per i figli di immigrati e minori stranieri non accompagnati"
http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new_v3/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=73757&rifi=guest&rifp=guest
L'accoglienza in parrocchia dei richiedenti asilo: "Una risposta all'appello del Papa"
http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new_v3/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=73631&rifi=guest&rifp=guest
La Carta di Lampedusa: La Carta di Lampedusa è un patto che unisce realtà e persone nell'impegno di realizzare un Mediterraneo delle persone.
http://www.lacartadilampedusa.org/index-italiano.html
L'associazione “Accoglierete”, composta da 300 tutori di minori non accompagnati che operano nel territorio della Sicilia Orientale.
http://www.cesvi.org/news/progetto-msna-siracusa
ALCUNI TEMI PER LA RIFLESSIONE NEI GRUPPI
- Immigrazione economia e protezione umanitaria: quali le prospettive nel nostro paese anche alla luce delle norme in atto e delle esperienze territoriali di questi anni?
- Immigrazione, solidarietà e sicurezza le parole di un difficile dibattito. Quali le prospettive per una sana evoluzione politica e culturale del nostro paese?
- Profughi, richiedenti asilo, esodi per ripensare alla guerra, alle guerre e ad un giusto sviluppo dei paesi più poveri del mondo
- Umanità e collettività: quali proposte e strumenti per lottare contro la globalizzazione dell’indifferenza?
- Minori non accompagnati, un fenomeno in forte aumento. Come aiutare i tutori per favorire l'inserimento sociale e scolastico di questi ragazzi?
ALCUNE PROPOSTE ANCHE LEGISLATIVE
Allo stato attuale il nostro impegno si rivolge a monitorare quanto già realizzato, a sollecitare il completamento dell’iter legislativo per le proposte giacenti (come nel caso del Pdl Zampa) e ad individuare una o più proposte di legge, una o più interpellanze volte concretamente a favorire il raggiungimento dello scopo essenziale per il quale le immigrazioni possono risultare meno problematiche della situazione presente, meno strumentalizzabili e riconducibili ad un quadro complessivo di sviluppo sociale e politico del Paese.
ALCUNI LINK PER APPROFONDIRE
Rapporto Protezione Internazionale in Italia 2015, di Anci, Caritas, Migrante, Centro Astalli, UNHCR
http://centroastalli.it/wp-content/uploads/2015/09/Sintesi-Rapporto-protezione2015.pdf
Rapporto Caritas su immigrazione 2014 presentata ad EXPO /Giugno 2015
http://www.caritasitaliana.it/caritasitaliana/allegati/5865/RAPPORTO%202014.pdf