Processi partecipativi online?

Giovedì, 29 Ottobre, 2020
Se la giustizia va on-line, perché la partecipazione dovrebbe rimanere indietro?
Credo sia stato il prof. Luigi Bobbio a tracciare un'analogia tra processo giudiziario (civile, penale, amministrativo, contabile, tributario) e processo partecipativo.
Entrambe le figure hanno un peculiare design.
Questa analogia mi torna in mente oggi, nella lettura di alcuni articoli del decreto-legge Ristori (decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137 ), il quale disciplina lo svolgersi dei processi civile, penale, amministrativo, contabile, tributario, in stato di pandemia.
Gli avvocati sono circa 250 mila. I magistrati sono circa 20 mila.
Ecco, il decreto-legge ristori configura la liceità dei processi giudiziari anche da remoto.
A mio avviso, è ora che il Parlamento si doti di una legge organica nazionale sui processi partecipativi, tanto più che la pandemia non scomparirà a breve.
Come la giustizia, anche la partecipazione è un bene repubblicano che deve fare i conti con la pandemia.
Personalmente, ho partecipato e letto di diverse esperienze di processi partecipativi on line (ad esempio il recente Forum Marche sullo sviluppo sostenibile e sul climate change). Non ho dati precisi, ma penso che in Italia il numero di coloro che prendono parte a processi partecipativi sia inferiore al numero di avvocati e Magistrati...
Basterebbe far tesoro dei principi contenuti nelle leggi regionali sulla partecipazione in Toscana, Emilia-Romagna, Puglia, Marche, Provincia di Trento, o degli Statuti comunali che hanno innovato i propri assetti ordinamentali, secondo la democrazia deliberativa/partecipativa.
Ecco, sulla scia del magistero del Prof. Bobbio, penso sia utile che la Repubblica si doti di una legge organica nazionale sui processi partecipativi equi, inclusivi, deliberativi, on line e on life.
 
Giandiego Carastro - Argomenti2000 Senigallia