Nota politica 25 aprile 2021

Per un’Europa costruita sulla fraternità

La campagna vaccinale e il PNRR: sono questi i temi che in queste ore dominano il dibattito pubblico alla vigilia di questov25 Aprile 2021.  È certamente importante fare memoria degli anniversari che incorniciano la nostra storia e tracciano il profilo della Repubblica e della nascita del progetto politico europeo: il dovere di essere vigili sui valori di libertà, giustizia e democrazia frutto di una lotta contro regimi nazionalisti, autoritari e totalitari, non può essere abbandonato all’equivoco di assolutizzare il passato.

È utile allora, nel guardare a questo 25 Aprile, radicarsi nel presente di queste settimane, nella crisi sanitaria e in quella economica e sociale che iniziano a manifestarsi, nella prova della costruzione di un mondo sostenibile sul piano socio-ambientale e di una compiuta democrazia dei diritti e dei doveri. Soprattutto, a distanza di oltre tre generazioni dal giorno della Liberazione, la festa che ci apprestiamo a vivere pone al paese un interrogativo, prima ancora che sui valori, sul rapporto fra quell’evento e l’orizzonte che si apre alle nuove generazioni. Nell’Europa che cercherà di dare forma e sostanza al Next Generation EU, nell’Italia che proverà ad attuare le riforme proposte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nel quadro di relazioni internazionali che cercano nuovi equilibri e dove le questioni ambientale e tecnologica sono la chiave di volta di futuri possibili, che spazio ha il 25 Aprile?

Negli ultimi anni una riflessione storica più accurata ha messo in luce i limiti di una contrapposizione retorica che attorno alla Festa della Liberazione giocava sulla questione della “memoria”, giudicata come qualcosa da preservare in una certa forma o come qualcosa da rimodellare per renderla “non divisiva”. Questa guerra della memoria attorno al 25 Aprile rischia di produrre un progressivo allontanamento del paese dal valore di una data che riassume in sé un passaggio cruciale nella costruzione della nostra storia nazionale: qualcosa che deve essere assunto come parte di quel che siamo e che, se inizia con la lotta partigiana, ha il carattere chiaro di un processo di maturazione – sofferta attraverso i tormenti della guerra – di una coscienza politica diffusa, i cui valori sono riversati e compiuti nella carta Costituzionale.

Restituire il 25 Aprile alla verità della storia – una verità che matura nella fatica della ricerca ma che proprio per questo acquista un ancor più chiaro valore civile – apre l’orizzonte a cogliere alcuni elementi vitali della nostra storia repubblicana. A cominciare dal fatto che proprio nell’unità inscindibile di Resistenza e Costituzione si radica quella possibilità politica di un’Italia democratica, dentro un’Europa democratica, che ha cominciato a camminare già all’indomani del conflitto, nelle idee e nell’azione politica di De Gasperi, di Spinelli e Rossi. Così, nei giorni in cui gli stati europei sono chiamati a presentare quei progetti che daranno forma all’Europa dei prossimi decenni, il 25 Aprile diventa l’occasione per guardare a quella che è la meta che abbiamo davanti: una società europea che si costruisca sulla fraternità. La solidarietà, che giustamente molti invocano come cifra delle scelte che le istituzioni europee cercano di compiere, ha bisogno di qualcosa di più profondo: la consapevolezza dell’essere parte di una stessa storia. Le pur rilevanti discussioni sui meccanismi finanziari messi a disposizione degli Stati in queste settimane e nei mesi che verranno rischiano di essere fragilissime strutture destinate a non resistere l’urto di una realtà che richiede un pensare politico europeo.

Può essere, questo, il 25 Aprile dell’Europa, quello in cui iniziamo da europei a dare compimento alla sua funzione storica del progetto comunitario: salvare le nazioni con la pace. E fare questo significa procedere con scelte e proposte su cui misurare la capacità di leggere la realtà di un mondo che è già nuovo. Vi sono aspetti cruciali della realtà su cui urgono proposte che guardino ad un modo nuovo di essere delle nostre società. Su questi avanziamo delle proposte che affidiamo alla discussione pubblica:

1.               Rendere obbligatorio per tutti i livelli istituzionali della Repubblica l’adozione dello strumento del bilancio ambientale come forma di governo delle comunità e dei territori e chiedere che anche il bilancio europeo settennale assuma la forma giuridica e concettuale del bilancio ambientale.

2.               Una legislazione europea che sancisca il valore pubblico delle tecnologie digitali e fissi criteri e norme per misurarsi con la rete e le sue risorse, garantendo libertà e diritti.

3.               Una politica nazionale capace di elaborare un quadro di principi che guidino la ritessitura delle relazioni socio-economiche imperniato su una forte cultura dei diritti, sulla capacità di sviluppare processi sostenibili sul piano socio-ambientale, sulla modulazione di strategie e strumenti rispetto alle specificità territoriali molto diverse del paese. Questo esercizio di solidarietà istituzionale può essere sviluppato usando in modo innovativo il Fondo Perequativo per gli Enti Locali e le Regioni per rafforzare l’efficacia della sussidiarietà verticale fra le istituzioni della Repubblica, da accompagnare al riconoscimento dell’importanza e il rafforzamento delle politiche di sussidiarietà orizzontale.

Argomenti2000 – Associazione di amicizia

Data: 
Sabato, 24 Aprile, 2021