Un assessore comunale alla sicurezza avrebbe il ruolo di rassicurare i cittadini che, con politiche adeguate, la citta è più vivibile e sicura. E dovrebbe far questo collaborando con le forze dell’ordine che hanno compiti ben determinati in merito e che, anche per questo, sono armate. Da un lato la politica, dall’altro gli strumenti previsti dallo stato per garantire il rispetto delle leggi. Tutti contribuiscono così alla pacifica convivenza.
Dietro quanto accaduto a Voghera non c’è solo un fatto di cronaca, un omicidio su cui la magistratura è chiamata ad indagare, c'è una visione dello stato che non possiamo né dobbiamo condividere. Le responsabilità penali saranno accertate, ma sul piano politico va sollevato il problema di quale senso dello stato hanno certe forze politiche, forse forti nei numeri di un consenso che è spesso frutto della sfiducia e del disorientamento di questa nostra stagione.
Non si tratta di una novità. La Lega, che vorrebbe ergersi a difensore addirittura dei valori della civiltà cristiana, ha sempre mostrato di credere in un modello di sicurezza parallelo allo Stato, fatto di ronde, di libera circolazione delle armi, di una esasperazione della legittima difesa, arrivando in sostanza aduna giustizia fai da te.
Il suo leader, all'indomani dell'episodio di Voghera non solo non si dissocia, ma parla 'ovviamente' di legittima difesa da parte di una 'persona perbene'.
Si può dare fiducia ad un partito del genere? E – domanda non banale – possono i partiti democratici, che giustamente oggi si dicono scandalizzati dall'atteggiamento di quel leader, alzare la bandiera di un impegno a tutto campo per i diritti umani? Possono intestarsi grandi battaglie su grandi temi sociali al posto di incartarsi nelle spire di un pensiero liberal-radicale? Possono uscire da quella gabbia di individualismo che alimenta anche l’idea che esista un diritto a difendersi che non ha limiti se non quelli che arbitrariamente ciascuno decide di tracciare (questo è quanto si nasconde al di sotto di un adagio come “la difesa è sempre legittima”)?
Il pluralismo rende possibili più opzioni di voto, ma come non vedere, da persone che credono nella democrazia, l'incompatibilità di un consenso elettorale affidato a forze che propongono un modello demagogico e autoritario che consente e anzi auspica il farsi giustizia da sé, al di là delle leggi, mettendo in discussione il monopolio democratico della forza?
Siamo alle solite: se la politica non alza la testa e non gioca fino in fondo il proprio ruolo, l’antipolitica diviene politica maggioritaria e guida le danze.
Di Ernesto Preziosi