La ‘giustizia riparativa’ è ogni percorso o processo che consente alle persone che subiscono pregiudizio a seguito di un reato e a quelle responsabili di tale pregiudizio, se vi acconsentono liberamente, di partecipare attivamente alla risoluzione delle questioni derivanti dall’illecito, attraverso l’aiuto di un soggetto terzo formato e imparziale.
E’ la definizione contenuta nella Raccomandazione 2018 n. 8 comitato ministri consiglio d’europa.
La Raccomandazione continua ed afferma che la giustizia riparativa “prende sovente la forma di un dialogo ... tra la vittima e l’autore dell’illecito, e può anche includere ... altre persone ... toccate da un reato”.
“La lettura della Raccomandazione del 2018 ci offre la possibilità di un chiarimento preliminare: la giustizia riparativa non è uno strumento di clemenza. Tutti gli ordinamenti giuridici dei nostri Paesi, anche i più rigorosi in materia penale, prevedono strumenti di clemenza come la grazia, le amnistie, etc. Questi strumenti di clemenza sono necessari. Ma qui, con la giustizia riparativa non siamo nell’ambito della clemenza, del perdono, della misericordia... Occorre essere chiari a questo riguardo!
La giustizia riparativa è una giustizia che aiuta il trasgressore ad assumersi la sua responsabilità nei confronti della vittima – e nei confronti della comunità, attraverso l’incontro e il dialogo. Verità, responsabilità, incontro, dialogo – e ancora: percorso, cammino, mediazione – sono le parole che fanno parte della cultura della giustizia riparativa.”[1]
La Ministra Cartabia è artefice dell’avviata riforma – voluta chiaramente dal Governo Draghi - del processo penale. Nei mesi scorsi è stata approvata la legge 134 del 2021 che ha delegato a decreti governativi l’elaborazione di una disciplina organica della giustizia riparativa mettendo a sistema le esperienze di giustizia riparativa avviate in Italia – ormai da anni - dai principi delle fonti europee e internazionali.
E nonostante l’attività in numerosi luoghi e centri - ricordiamo l’avvio e l’input dato dal Cardinal Martini agli incontri tra i terroristi ed i familiari vittime avvenuti nel nascondimento e nella riservatezza del carcere divenute poi nel tempo di dominio pubblico e nel tempo estesi ad altri esperienze e forme riparative (si vedano per es. le esperienze di Agnese Moro, o della famiglia Calabresi o di M. Milani, o Benedetta Tobagi…) – la giustizia riparativa è per lo più ..anche per tanta parte degli operatori del diritto un’illustre sconosciuta…
E la sempre dilagante mentalità securitaria – che produce sempre nuovi reati ed inasprimento delle pene di quelli esistenti - rende una visione limitata, e, riduttiva, della giustizia riparativa.
Ma l’analisi oggettiva del fenomeno non può che constatare che la giustizia riparativa offre programmi e percorsi peculiari ed efficaci per il riconoscimento delle vittime e dei pregiudizi subiti - specie se non meramente economici – e per la responsabilizzazione dei rei..
Percorsi e programmi anzitutto non alternativi alla giustizia tradizionale necessaria, ineliminabile ed insostituibile.
La Giustizia riparativa è complementare alla giustizia tradizionale (retributiva) non è disconoscimento della gravità della questione criminale, debolezza sul perseguire la violazione della legge e rinuncia alle sanzioni penali e/o indulgenza e/o accondiscenza clemenziale verso i rei; al contrario è azione riparatoria e recuperatoria dei diritti delle vittime e fortemente responsabilizzante del reo.
L’essenza della giustizia riparativa è la volontaria ricerca dell’incontro, del dialogo con l’altro - a cui si è arrecato o ricevuto pregiudizio con il reato. I percorsi di giustizia riparativa – per lo più - sono all’interno di proc.ti penali in corso o definiti e nella fase di esecuzione della pena. Ciò presuppone e si fonda sul riconoscimento della propria responsabilita’ e sul riconoscimento dell’altro – vittima; quindi, sulla sostanziale, attestazione della validità del precetto penale e dell’ordinamento.
E tutto ciò costituisce “una parola di giustizia” che afferma e proclama l’accertamento dei fatti, la penale responsabilità, il riconoscimento della vittima e dei pregiudizi subiti, la necessità di riparazione…
E’ “analoga” alla “parola di giustizia” … che effettua su tali aspetti la giustizia giudiziaria tradizionale (retributiva).
E detta questa parola di giustizia “deve iniziare un'altra storia, deve poter incominciare qualcosa di nuovo, un’altra possibilità, un’altra fase del cammino: “Occorre una parola di giustizia. Ma un’altra storia inizia qui;”[2]
La giustizia tradizionale irroga la pena (ed al più prevede un risarcimento economico a favore della vittima) quella riparativa instaura - se le parti vi acconsentono senza alcun obbligo - un dialogo o un incontro per affrontare i pregiudizi tra le parti, e dall’incontro comprendere, dare senso a ciò che è accaduto, progettare impegni riparativi non meramente economici a favore della vittima e della società
La Giustizia riparativa intende fornire risposta al reato dalla prospettiva della vittima – rivalutandone il ruolo - e rivalutando di chi è stato ferito e chi soffre dal reato commesso, specie se ciò riguada ambiti e valori che la pena del reo non ripara e che il risarcimento economico non elide e neppure contempla.
“esiste un’asimmetria necessaria tra il delitto e la pena, che non si pone rimedio a un occhio o un dente rotto rompendone un altro. Si tratta di rendere giustizia alla vittima, non di giustiziare l’aggressore.”[3]
“Non parliamo, beninteso, di un cammino facile, perché la giustizia riparativa è, prima di un sistema giuridico, un prodotto culturale, capace di promuovere percorsi di riconciliazione senza dimenticare le esigenze della giustizia retributiva (incentrata sul rapporto tra il reato la pena) e della giustizia riabilitativa (più attenta al recupero del detenuto).
Si tratta beninteso di percorsi delicati, quasi mai lineari, connesse alle parti più intime dell’essere umano e dunque da gestire con attenzione ed equilibrio, perché ricostruire le relazioni umane il tessuto sociale non può andare a discapito dell’equità, nella certezza della funzione riabilitativa della pena.”[4]
La Giustizia Riparativa ha in sé una buona dose di ambizione o di “carica utopica”,[5] che tuttavia nonostante gli spazi normativi angusti e non del tutto regolamentati almeno sin ora – consente percorsi concreti ed efficaci.
Percorsi peraltro che si sono avviati ed affermati nel corso degli anni, nel nascondimento e nella riservatezza che li caratterizza, e tuttavia in modo inesorabile ed irreversibile. Specie in ragione delle recenti disposizioni legislative – legge 134 del 2021 – che - nel rispetto dei principi della normativa sovranazionale - hanno delegato alle imminenti regolamentazioni attuative una disciplina organica della giustizia riparativa.
Il testo appena pubblicato dal titolo : La Giustizia riparativa. Tra principi normativi legge 134 del 221 ed esperienza concreta. (https://www.keyeditore.it/libri/la-giustizia-riparativa-2/) è il secondo della Collana PERCORSI DI GIUSTIZIA RIPARATIVA (il primo La giustizia riparativa Una giustizia dell’incontro. Una cultura valida per ogni conflitto (https://www.keyeditore.it/libri/la-giustizia-riparativa/) intende coniugare – con intento divulgativo ed esemplificativo - i due aspetti evidenziati nel titolo: i principi e la realtà esperienziale:
- i principi della giustizia riparativa e gli oggetti delegati della legge 134 di disciplina organica si fondano sui concetti basilari elaborati dalla normativa internazionale ed europea che proprio tali decreti sono chiamati a rispettare;
- l’esperienza concreta degli autori operatori - a vario titolo - di giustizia riparativa nel Centro di Giustizia Riparativa presso il Consultorio familiare della Diocesi di Latina che dal 2006 effettuano percorsi su richiesta dell’autorità giudiziaria.
Leggere le disposizioni della legge 134 sulla giustizia riparativa – oggetto della delega ai decreti governativi - è occasione per guardare sé stessi ed il proprio ruolo e l’attività che si svolge nei Centri di Giustizia Riparativa... “come direbbe l’Hannah Arendt del Prologo di Vita activa, uno spunto per “pensare a ciò che facciamo”; uno spunto che offriamo anche a chi avrà la pazienza di percorrere questo tratto di strada con noi.”[6]
E parlare di giustizia..specie di giustizia riparativa “obbliga” a riflettere sul concetto, sulla ratio e sulle modalità del “fare giustizia”: come si fa giustizia penale? e la pena ed il carcere è utile e rieduca il reo?? E cosa restituisce alla vittima? e come si fa giustizia in ambito sociale e politico ??!!
[1] Discorso Ministo Cartabia alla Conferenza dei Ministri della Giustizia del Consiglio d’Europa: “Criminalità e Giustizia penale – il ruolo della giustizia riparativa in Europa” (13 e 14 dicembre 2021, Venezia, Italia) in https://www.gnewsonline.it/venezia-al-via-conferenza-ministri- giustizia-del-consiglio-deuropa/
[2] M Cartabia A. Ceretti Un’altra storia inizia qui. La giustizia come ricomposizione Firenze 2020 pag. 103 che cita P. Ricoeur Percorsi del riconoscimento.
[3] “Nelle nostre società tendiamo a pensare che i delitti si risolvano quando si cattura e condanna il delinquente, tirando dritto dinanzi ai danni provocati o senza prestare sufficiente attenzione alla situazione in cui restano le vittime. Ma sarebbe un errore identificare la riparazione solo con il castigo, confondere la giustizia con la vendetta, il che contribuirebbe solo ad accrescere la violenza, pur se istituzionalizzata. L’esperienza ci dice che l’aumento e l’inasprimento delle pene spesso non risolvono i problemi sociali, e non riescono neppure a far diminuire i tassi di criminalità. …È necessario fare giustizia, ma la vera giustizia non si accontenta di castigare semplicemente il colpevole. Bisogna andare oltre e fare il possibile per correggere, migliorare ed educare l’uomo affinché maturi da ogni punto di vista, di modo che non si scoraggi, affronti il danno causato e riesca a reimpostare la sua vita senza restare schiacciato dal peso delle sue miserie.” Lettera di Papa Francesco ai partecipanti al XIX congresso internazionale dell’Associazione Internazionale di diritto Penale e del III congresso dell’Associazione Latino Americana di diritto Penale e criminologia. In L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.129, Dom. 08/06/2014.
[4] Luigi Ciotti in Prefazione in F. Occhetta la giustizia capovolta Dal dolore alla riconciliazione Milano 2016.
[5] Cfr. F. Occhetta la Giustizia capovolta op.cit.pag. 45.
[6] M. Cartabia L. Violante Giustizia e Mito Con Edipo Antigone e Creonte Bologna 2018 pag. 11.