È triste dovere ammettere che a distanza di settantadue anni, la data del 27 gennaio, che in origine era stata scelta per ricordare alle giovani generazioni gli orrori e i genocidi commessi nei confronti dell'umanità ed evitare che questi si potessero ripetere, si sia trasformata in una giornata di celebrazioni e di convegni a semplice ricordo di un passato che si vorrebbe dimenticare o, addirittura, rimuovere. Proprio perchè è passato tanto tempo occorrerebbe dedicare questa ricorrenza al silenzio e alla riflessione, perché la sensazione che si ha è che certi valori, che un tempo si amava definire fondanti dell'umanità, oggi stiano perdendo ogni pregnanza e attualità. Stiamo costruendo un orizzonte all'interno del quale, concetti come la democrazia, la partecipazione, il rispetto, la dignità, la solidarietà, il diritto e il dovere, stanno diventando termini obsoleti e considerati appartenenti a categorie del passato. Dobbiamo stare molto attenti e vigili perchè, come diceva qualcuno: gli errori che si dimenticano sono facili a ripetersi. Il pericolo è reale, c'è il rischio concreto di avviarci verso una democrazia supposta, e che la strada che abbiamo intrapreso e il clima di odio e di intolleranza che si respira, ogni giorno, a livello internazionale, in politica ma anche nei piccoli avvenimenti quotidiani, non annunci niente di buono. Bisogna stare vigili, bisogna ricordare le nefandezze e gli orrori del passato, mantenendone intatto il giudizio, per evitare di ritrovarci davanti a quel baratro che chi ci ha preceduto ha conosciuto e, che, forse, molti, ancora oggi, in forme diverse, stanno, loro malgrado, sperimentando. Sarebbe terribile! Teniamo alta la barra di comando e avviamoci verso un nuovo orizzonte di civiltà, di democrazia, di fratellanza e di pace.