Il nostro giovane Presidente del Consiglio ultimamente si è lanciato all’attacco l’Unione Europea: «non possiamo accettare che per la stabilità europea crollino le scuole italiane».
Renzi ha dato l’impressione di usare i temi dell’antieuropeismo che non sono propri delle culture politiche che hanno contribuito alla costituzione del Partito Democratico. La Commissione che oggi governa l’UE negli ultimi tempi ha mostrato molte debolezze e anche dei forti ritardi rispetto alle nuove situazioni che si sono venute a creare sul fronte migratorio, sulla crisi Ucraina, sul medio Oriente o verso la lenta soppressione delle democrazie in Turchia.
Però detto questo, non mi piacciono certi toni e voler presentare Bruxelles come un ricettacolo di nemici dell’Italia e delle sue ragioni, Certamente bisogna condurre una battaglia per rilanciare in modo diverso e più progressivo l’Unione Europea, soprattutto oggi che vedono gli Stati Uniti mutare le linee della loro politica, sia dal punto di vista economico che politico. Ma questa battaglia deve essere scevra da ogni assonanza demagogica che invece ha rilevato in diverse dichiarazioni di Renzi. Su questa strada non posso incamminarmi anche perché seguire le piste che da tempo indicano Grillo e Salvini non mi piace.
Inoltre bisognerebbe essere più chiari quando si dice “Europa”. Questo nome non va trascinato nelle polemiche perché in tal modo si rischia di incrinare il positivo che questa denominazione continua a rappresentare.
Meglio dire, anche con durezza, che non si condivide quello che fa Juncker, che la Commissione sbaglia e che non è all’altezza della situazione.
Il nome “Europa” va sempre e comunque salvaguardato e se si ritiene che la Commissione non agisca bene la si sfiduci.
Va comunque evitato di utilizzare il verbo antieuropeista sperando di poter in questo modo recuperare voti, ma su questo sono già arrivati prima altri.
Di Savino Pezzotta