Joseph Biden è il nuovo presidente degli Stati Uniti. È una bella notizia. Con il risultato ottenuto in Pennsylvania Biden ha superato la soglia dei 270 voti necessari.
Ci saranno i ricorsi, le polemiche e quant'altro, ma la democrazia, in particolare quella maggioritaria, ha questa regola: vince chi ha anche un voto di più (mi verrebbe da ricordare alcuni episodi che ho vissuto in cui ho visto sostenere che in fondo pochi voti di differenza... ma lo farò più avanti). La democrazia è un metodo perfettibile e nel contesto storico in cui viviamo sicuramente vi sono modalità da ripensare (basti pensare all'uso del digitale..).
In democrazia vi è un principio fondamentale: se ci si dà una regola occorre attenersi a ciò che dispone. Mettere in dubbio questo principio, come Trump ha iniziato a fare quando ha visto in forse la sua corsa, è gravissimo e può innescare scontri e violenze.
Sono certo che l'America saprà assorbire le tensioni di questi giorni, destinate a trascinarsi per i ricorsi legali, ma certo la reazione di Trump è il degno coronamento di quattro anni vissuti al di sopra delle righe. Una via di mezzo tra l'istrione megalomane e il clown, con uscite indegne della presidenza di un paese come l'America. Una presidenza giocata occupando la ribalta rumorosamente, con i toni beceri e muscolari di una destra che, in America come a casa nostra, aumenta i consensi con parole d'ordine banali e inconcludenti, accarezzando il malessere reale della gente originato dalla lunga crisi.
Cosa farà Biden?
Il suo programma economico è ambizioso, di grande portata e, per certi versi, rivoluzionario. Non sarà facile raggiungere alcuni dei suoi obiettivi con gli equilibri parlamentari che vedono un Senato a maggioranza repubblicana, ma sarà importante provarci.
Così come ci si può aspettare una nuova visione in politica estera, in un quadro internazionale dove gli USA dovranno cercare una nuova collocazione che non sarà più quella del passato, ma che non sarà ininfluente per il mondo.
Ci sono cambiamenti che è lecito aspettarsi nel campo delle politiche migratorie, così come in quelle ambientali e negli accordi sul clima, su cui il suo predecessore aveva intrapreso politiche regressive.
Biden ha scelto come vicepresidente una donna di colore: è la prima volta ed è un altro segnale che si sta aprendo una nuova pagina alla quale possiamo guardare con fiducia