Il vertice del G20 a Buenos Aires, si è chiuso con una dichiarazione finale molto annacquata e nessuna decisione significativa sulle questioni urgenti della politica mondiale.
Questioni urgenti come: una politica commerciale leale, la lotta contro il cambiamento climatico e una politica sulle immigrazioni ispirata ad equità sono temi e problemi che richiederebbero interventi e soluzioni globali sono state poste in secondo piano.
La tassazione globale delle aziende digitali non è stata affrontata dai rappresentanti dei 20 più importanti paesi industriali ed emergenti e dall'Unione europea.
Sarebbe stato più onesto se i capi di Stato e di governo non avessero adottato una dichiarazione finale comune. Perché alla maggior parte dei superpoteri che si sono convocati a Buenos Aires mancano attualmente di obiettivi comuni. Il fatto che sia così è dovuto principalmente alla logica egoista e nazionalista che ispira i diversi governi oggi al potere.
Soprattutto, il presidente degli Stati Uniti che ha di fatto impedito che si assumesse nella dichiarazione finale un impegno di contrasto verso il protezionismo perché questo non si adattava alla sua politica: "America prima".
Ma non tutte le colpe sono da attribuire esclusivamente al presidente americano, attorno al grande tavolo del G20 sedevano i presidenti di Russia, Cina, Turchia, Messico e Brasile, e il principe ereditario saudita che hanno un'interpretazione dei diritti e della giustizia, che è difficile conciliare con gli altri leader.
Paesi come la Germania, la Francia e il Canada, che si erano dichiarati a favore di un ordine mondiale che trovasse nella cooperazione internazionale il nucleo centrale, sembrano avere assunto una posizione più difensiva che propositiva.
Colpisce il fatto che il vertice di Buenos Aires non centrasse il confronto e il dibattito sulla ricerca di decisioni congiunte, ma più sullo scambio bilaterale tra i singoli Stati, dalla disputa commerciale al conflitto in Ucraina e , per quanto ci riguarda, al confronto tra il governo italiano e la Commissione europea sul patto di stabilità.
Il basso profilo di questo G20 non è dovuto al fatto che pensare in grande è oggi oggettivamente difficile, ma perché la volontà politica di molti stata estremamente condizionata dalla presenza di forze populiste e nazionaliste
di Savino Pezzotta