Opinioni/ ‘Ricomposizione dell’area cattolica?’ Una nuova ipotesi

Lunedì, 2 Novembre, 2020

1) Un nuovo partito cattolico 

I miei auguri non sono formali . Ma…!  Con questa  avversativa, appunto. Che non esprime contrarietà di principio sulle finalità dell’idea. Bensì moltissime riserve sulle possibili  semplificazioni  del lavoro che si intende fare,  e sul come si è  iniziato a farlo.
Il mio dubbio è molto semplice . Riguarda la  metodologia che si sta seguendo il progetto gia varato , di una nuova “Ricomposizione dell’area  cattolica in Italia” sotto forma di partito,  nell’anno del Signore “Covid 2020”. Da far proseguire, ovviamente, nell’ incerto e nebuloso  tempo “post-Covid” individuato da Bergoglio “…non come epoca di cambiamenti, quanto di cambiamento d’epoca”. Un’epoca che, come suggerisce “Fratelli Tutti”,  richiede anche per la politica, fraternità, coraggiose sintesi , unità di intenti e possibilmente di percorsi programmatici.

Si ricorderà  che questo tema è stato un cruccio di padre Sorge di circa 40 anni fa. Approfondito prima su  un libro, e subito dopo con un dibattito a più voci. Ai nostri giorni,  come ricorda Lucio d’Ubaldo  su “il Domani“,  padre Sorge e’ molto scettico e non crede più a una nuova

Ricomposizione.

È questione del passato da abbandonare, dice.  Ripetendo, assieme a papa Francesco, che per lui i cattolici devono aiutare la ” buona politica…formando uomini di buona volontà”.

Giàformando! 

2)Padre Sorge 

Paradossalmente, quando nel lontano 1979 padre Sorge si poneva questo problema, la DC con cui si identificava il  cattolicesimo politico e culturale italiano di quei tempi, risultava  il primo partito del Paese. Aveva appena vinto  le elezioni con il 38% di voti e con una affluenza al voto da primato quasi storico : il 91% !  Eppure nonostante i risultati e la quantità di votanti, una volta abbandonati  i “Comitati Civici” geddiani, e benché in quegli anni continuavano ad essere presenti nell’agone elettorale della Dc,  parrocchie e diocesi, assieme a  tutto lo storico associazionismo cattolico, culturale e sindacale,  in quegli anni robusto e frequentato, c’era qualcosa che non convinceva  padre Sorge. Ancorato fortemente al Concilio, aveva alle spalle oltre al fatidico ’68 , il famoso Convegno ecclesiale di Roma “Evangelizzazione e promozione umana “, l’ Ac.  di Vittorio Bachelet con la sua “Scelta religiosa”,  Comunione e Liberazione  che  batteva i piedi e scalpitava col suo tradizionalismo. Nasceva dopo il Referendum sul Divorzio la Lega Democratica, espressione avanzata del cattolicesimo democratico , e si annunciava quella temuta secolarizzazione , se non proprio  la temuta ” Eclissi del sacro ” che  preoccupava tutto il mondo cattolico, laico e religioso.

3) La nuova ricomposizione  e la lezione di Sturzo                             

Se ne parlava da parecchio.  Anche prima della  tragica pandemia . E sono scesi in campo  un nutrito gruppo di studiosi, uomini politici, sindacalisti, e personalità dell’intellettualità cattolica, assieme a giovani preparati sparsi in diverse città  italiane , sul cui profilo etico e culturale ci sarebbe poco da dire.

Il progetto è  quello di una Nuova ricomposizione  di un’area politica cattolica,  da convogliare e rappresentare attraverso un nuovo partito politico. Si è  iniziato con qualche sondaggio.  sentendo anche il parere di alti vertici ecclesiali. E si è individuato  il nome: “Insieme“. Ma qualè il punto. Come sanno meglio di me gli enologi, prima di fare un buon vino è  sempre raccomandabile accertarsi di avere un  terreno adatto e fertile, caso mai preparandolo prima per un poco di tempo. E  piantando  solo  dopo il vitigno di qualità che si intende  piantare.  Guardare, osservare e seguire  costantemente la lenta maturazione dell’uva. Pigiarla come si deve. Conservare per bene  il mosto.

E infine assaggiare il vino prima di lanciarlo sul mercato o di berlo. Raccomandazione  e metafora questa, da non confondere con i sondaggi a campione. Perché  fa evitare  un fatale errore  di metodo e rimuove un  fondamentale  suggerimento del sociologo Luigi Sturzo, e non solo suo . Sturzo col suo storicismo metodologico, raccomandava di osservare bene la “…società in concreto ” prima di “…agire politicamente”  come avrebbe detto molti anni dopo Lazzati.

Il quale ha sempre pensato anche alla educazione e alla formazione permanente all’impegno sociale e politico dei laici cristiani. La tesi di Sturzo era semplice. Sosteneva che prima di avviare un discorso politico o sociale, o di intraprendere una qualunque azione che interessa  il bene comune, era necessario e indispensabile  studiare bene e osservare  la società reale storicamente definita e determinata. Questa scelta metodologica che non concedeva niente sia alla improvvisazione, quanto alla  prigione del determinismo , era la lezione della sociologia politica che si stava proponendo anche fra i sociologi  cattolici  del primo Novecento, portati a superare  quel  positivismo ingenuo ottocentesco che stabiliva leggi indiscutibili, e che non teneva conto della libertà della persona umana collocata  nello spazio e nel tempo dei suoi mondi vitali plurali.

Prima di ogni cosa, dunque,  studiare ed osservare bene la società. Ai nostri giorni non  più  composta da una massa di contadini  e non  più gestita dai grandi latifondisti e  padroni aristocratici della terra come ai tempi di Sturzo. Ma da lavoratori liberati  da tempo dalle strettoie di essere definiti  classe operaia o proletariato. Le cui catene di montaggio sono state sostituite dai computer e dall’intelligenza artificiale che lasciano sul tappeto nuova disoccupazione e nuove povertà.  Una società  che ha  fatto volatilizzare la borghesia – come ci hanno ricordato De Rita , Bonomi e Cacciari –  tolto di mezzo i  c.d. moderati  del vecchio centrismo storico, e oggi  governata da quell’1%  di ultraricchi. Da quelle forze economiche e finanziarie sovranazionali e da quel capitalismo globale , insomma, che guardano solo allo  sviluppo e alla crescita ad ogni costo disinteressati  delle  tragiche conseguenze climatiche frutto  di un’etica  ultraprotestante chiusa sull’individuo  e sul mercato.

4) Le mie due convinzioni .
È  allora piu che giusto che, pur  nel gioco delle probabilità e degli errori, io espliciti due miei convincimenti.

Il  primo è che se non si hanno i piedi ben piantati  sulla  terra della  società e sul futuro che ci attende,  ogni pur legittimo desiderio di partito cattolico, riemerso,  da  quanto si evince, solo  perché si è  in presenza e  si scommette su una mera e momentanea legge elettorale proporzionale, è campato per aria e si risolve con qualche dispiacere.
Il secondo riguarda l’errore grossolano  che  si fa, quando si pensa  agli astensionisti,  in progressiva crescita, valutandoli come un potenziale voto cattolico  che rimarrebbe in pantofole a casa , anche in assenza di Covid, e  non si esprimerebbe  per l’assenza  di una specifica offerta politica .

5) Le  tre domande .                 

A) È mai possibile che una legge elettorale – da sola –   possa miracolosamente far nascere un nuovo partito politico, e  favorire una tale nuova“..ricomposizione”?   

B) E non è per caso fuori da ogni ragionevole buon senso supporre che le alte quote di astensionismo,  che si registrano ormai da anni, appartengano solo  al voto di un centro cattolico,  da qualcuno definito  moderato, da costruire ?

C) Infine, partito centrale e centralizzato  nelle mani di un  leader, partecipato con qualche inedita piattaforma Rousseau2 ?Oppure un partito presente su tutti i territori italiani  con sezioni e circoli, quotidiano, rivista, sedi, e quant’altro utile. E, oltre ai social- mi allargo – radio, televisioni locali,  case editrici, ecc. ?   Per  quel 20% previsto da Zamagni, faccio i miei auguri.