Ci sono due cose della fine del mandato di Obama che mi hanno colpito: riguardano tutte e due Michelle, la cosiddetta first lady. La prima è il discorso di due settimane fa con cui ha di fatto risposto a Trump annientandolo. Qualcuno lo ha definito, a ragione secondo me, il discorso del secolo (nulla a che vedere con la storpiatura con cui è arrivato da noi). Questa è la Michelle che ho conosciuto nel 2008 quando negli Stati Uniti era la moglie del candidato Democratico. Una donna in carriera, geniale da tutti considerata superiore al marito e a molti altri politici. Questa donna ha stretto un'alleanza coniugale con il marito, ha detto un si con il resto della famiglia a un progetto che le ha visto cambiare vita. Dopo otto anni questa donna riceve in una delle ultime cene di stato la delegazione italiana. E qui la seconda grande cosa: li porta a vedere il suo orto. Con una dignità e con il senso del valore di quella sua opera che mi ha commosso. Quella che era ed è una grandissima donna, di una intelligenza e preparazione formidabile, ha mostrato con le parole e con i gesti cosa vuol dire dignità della condizione femminile, come questa possa esprimersi nel lavoro (da brillante avvocato) e nella famiglia (nel patto stretto attorno al progetto del marito). Michelle ha spazzato via in due settimane quarant'anni di futile ipocrisie pro o anti femministe e ha mostrato una sola grande faccia: la bellezza del genere umano e la dignità della donna. Infine ha svelato agli increduli che non esiste carriera vs famiglia ma vita vissuta come amore e passione in carriera e in famiglia. Grazie Michelle!
Di Paolo Benanti