Si critica il "diritto a emigrare" affermato da Papa Francesco nel messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018 contrapponendo una citazione del Papa emerito Bendetto XVI del 2013 sul "diritto a non emigrare" (omettendo il seguito "cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra") e sventolando "il diritto di vivere nella propria terra" citando Giovanni Paolo II (1998) che proseguiva, però, sottolineando che tale diritto "diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione". E' chiaro, senza alcuna distinzione tra pontefici, che il diritto a rimanere nella propria terra o il diritto a scappare dipende esclusivamente dalle condizioni di vita. Dovremmo chiederci cosa è stato fatto in tutti questi anni per assicurare a chi vive in luoghi di guerre, violenze, povertà il sacrosanto diritto di vivere nella propria terra.
Non c’è uomo che lascerebbe casa, famiglia, amici senza un vero motivo. Chi lo farebbe di noi? Chi sarebbe disposto ad attraversare il deserto, a dare i propri risparmi a sconosciuti pur di salire su un barcone, a rischiare la vita nel mezzo del mediterraneo? Non c'è persona umana che sarebbe disposta a emigrare rischiando la morte se non per una reale necessità: la vita.
Un diritto non confondibile
di Domenico Raimondi