La superficialità annega la democrazia

Venerdì, 2 Febbraio, 2024
Da tempo andiamo dicendo che la nostra democrazia, conquistata in un passaggio storico drammatico ma carico anche di straordinarie prospettive, che solo la Costituzione repubblicana poteva consegnarci, merita di essere curata e protetta perché di fronte agli stress test di questo tempo così convulso rischia di trasformarsi in una pratica caricaturale di se stessa.
Mi viene da dire che se perdiamo la democrazia, perdiamo tutto!
La prima cosa da fare, penso che sia difenderla dalla superficialità con cui vengono trattate certe regole che continuano a garantire i processi di partecipazione, di rappresentanza, di trasparenza e di buona amministrazione. Si assiste ad una sciatteria istituzionale, che dal livello comunale a quello regionale per finire a quello nazionale, banalizza il processo democratico e sta contribuendo ad una mutazione genetica dell’esercizio del potere: chi amministra/governa non deve essere disturbato perché ha cose da fare! La richiesta del terzo mandato sembra, così,  rispondere più agli interessi dei protagonisti e dei partiti che all’interesse degli amministrati, perché le ri-elezioni si vincono anche per accordi elettorali di convenienza che certe regole del sistema elettorale favoriscono particolarmente e non solo per i meriti che cittadini riconoscono a chi li ha governati (in Sicilia i sindaci vengono eletti al primo turno se superano il 40% dei voti!).
Per non perdere tutto il beneficio che il sistema democratico nonostante tutti gli attacchi continua d elargire alla nostra società è necessario, da un lato, investire sul modo di essere democratici che riguarda principalmente i protagonisti della vita politica a tutti i livelli e che precede tutti i tentativi di miglioramento del sistema istituzionale. La fatica del dialogo è superata dai tweet quotidiani, la pazienza nella costruzione di proposte condivise è stroncata da slogan radicali, lo studio attento dei fenomeni di trasformazione sociale è bloccato dagli assiomi ideologici e tutti ciò accade solo perché ci sono uomini e donne che hanno rinunciato ad essere democratici nell’anima prima ancora di esserlo perché costretti dalle leggi. 
Pertanto, l’attenta selezione delle candidature, la cura della formazione politica-culturale, la regolamentazione della vita interna dei partiti, il recupero e la valorizzazione dei corpi intermedi e l’analisi competente dei grandi problemi, siano alcuni degli ambiti di impegno di una vera riforma con cui si possa rivitalizzare il gioco democratico nel nostro Paese.

Michele Chimenti - Argomenti2000 Sicilia