Attualità della Costituzione. Un Paese in cambiamento

Venerdì, 26 Maggio, 2023

Verso il 2 giugno

Attualità della Costituzione. Riferimenti comuni per un Paese in cambiamento, tra storia e futuro

 

Il 75° anniversario della promulgazione della Carta Costituzionale (1948-2023) ha riacceso i riflettori sulla Costituzione. Anniversario quanto mai opportuno, da celebrare con cura. Il riavvio di progetti di riforma, promossi dal nuovo governo, si affianca alle difficoltà della nostra democrazia, riemerse nelle recenti elezioni politiche nazionali e in quelle regionali per Lombardia e Veneto, con un astensionismo che ha toccato il 60% degli italiani, confermato anche dal calo di partecipazione alle recenti amministrative. Cifre preoccupanti, che rischiano di delegittimare non solo gli eletti ma il sistema in quanto tale.

Non è l’unica spia di un disagio diffuso rispetto alla politica: si pensi alle difficoltà di eleggere il Presidente della Repubblica, a quelle relativa all’elaborazione di una nuova legge elettorale, fino al contrastato iter della legge sullo “ius soli/ius culturae” che tocca direttamente la questione della cittadinanza e dell’identità nazionale, in particolare in un ambito come quello educativo-scolastico. Questioni differenti, ma che confermano la necessità della fedele attuazione del patto costituzionale nella legislazione ordinaria e nel tessuto vitale del nostro paese. E di una adeguata e coerente “manutenzione” della Costituzione, capace di garantire il necessario equilibrio tra i poteri, in un frangente storico segnato da forti e imprevedibili mutamenti della società e dei rapporti internazionali. Un tempo in cui scontiamo il vuoto formativo delle generazioni adulte e la labile memoria di una parte di quella anziana: purtroppo proprio la consapevolezza del “patto” costituzionale appare palesemente carente in larga parte del mondo adulto. 

Per questo la riflessione sull’attualità della Carta muove dal rapporto tra scuola e Costituzione, per investire la meta – decisiva – dell’educazione alla cittadinanza, nel contesto del rapporto tra adulti e giovani/ragazzi oggi. Proviamo quindi a mettere a fuoco alcune questioni che bene illustrano l’attualità della nostra Costituzione. Tre punti in particolare: 

-il rapporto storia/memoria/identità e la questione della cittadinanza;

-il rapporto con la guerra e la deportazione

-il confronto con i modelli politico-culturali del nazifascismo e in genere dei regimi totalitari e autoritari.

Proprio la conoscenza e l’attuazione della Carta rappresentano la possibilità di gettare un ponte tra passato e futuro, dell’Italia e dell’Europa.

 

Attuare i principi costituzionali

Sul versante scolastico, nel frattempo, è evidente il problema di come attivare effettivamente quella educazione civica (comprendente prioritariamente proprio quella costituzionale)  di cui tanto si invoca la necessità presso le nuove generazioni; a fronte, però, di una fragilità del mondo adulto e di un indebolimento formativo dei docenti, specie in ordine alla “missione” educativa della scuola. Risulta, infatti, poco presente lo stretto legame tra scuola e Costituzione, e la relazione tra principi costituzionali e deontologia professionale; e ciò – un po’ paradossalmente – si registra con più evidenza nella scuola superiore, ossia proprio nella fascia di età in cui i giovani si affacciano all’esercizio della cittadinanza e della responsabilità personale, anche sotto il profilo giuridico. La scuola rischia così di smarrire il proprio ruolo di progettazione culturale-educativa, concentrandosi sulla gestione tecnica (pur indispensabile) D’altro lato, la legge del 2019, che ha introdotto l’educazione alla cittadinanza  – pur nelle traversie del covid e nella fragilità progettuale ed organizzativa – ha già avuto un primo collaudo, registrando molteplici e lodevoli tentativi in tante delle nostre scuole. 

 

Educare alla cittadinanza?

Il punto chiave sta in un principio/obiettivo fondamentale: il nostro sistema scolastico – in tutti gli ordini e gradi di scuole e attraverso tutte le discipline – si propone di formare i giovani affinché  “agiscano in base ad un sistema di valori coerenti con i principi della Costituzione, a partire dai quali saper valutare fatti e ispirare i propri comportamenti personali e sociali”. Si tratta quindi di sviluppare quella che è chiamata “competenza civica”, che “si basa sulla conoscenza dei concetti di democrazia, giustizia, uguaglianza, cittadinanza e diritti-doveri civili”. Un’indicazione tanto importante e chiara, quanto impegnativa, che dovrebbe riguardare anche tutti gli adulti, a cominciare da quanti hanno responsabilità educative, politiche, amministrative.

E’ significativo notare come il riferimento alla Costituzione sia esplicito anche in tante realtà associative del nostro paese di diversa ispirazione e attività: solo a titolo di esempio cito il progetto formativo dell’Azione Cattolica e del Movimento Scout sul versante religioso ed educativo, l’AVIS su fronte del volontariato civile, la rete degli Istituti per la storia della Resistenza e l’ANPI in ambito storico, culturale, politico.

Nonostante le indicazioni legislative e normative, gli autorevoli richiami ribaditi costantemente in questi anni dai presidenti della Repubblica, da Scalfaro a Ciampi, da Napolitano a Mattarella, questo orientamento alla “educazione del cittadino” è messo fortemente in discussione su due versanti: l’uno teorizzato e praticato anche nelle scuole da parte di quei docenti che non si ritengono coinvolti nel processo di educazione civile, magari invocando lo spettro dello “stato etico” o perché  - erroneamente - non ritengono la propria disciplina connessa con la questione. L’altro punto di vista critico è tipico di chi ritiene debba essere solo la scuola la responsabile di questo tipo di educazione, svincolando sia la famiglia, sia la politica ad operare in coerenza con l’impegno educativo. Le prassi concrete e le affermazioni esplicite di tanti pubblici amministratori, politici, pubblici ufficiali, giornalisti, genitori fanno ormai a tal punto notizia da costruire un clima depressivo rispetto ad ogni assunzione di responsabilità, di senso dello stato e di comunità. Ciò va ben oltre i dati effettivi della corruzione e dell’anti-stato: di fatto si enfatizzano e si rendono vincenti gli atteggiamenti “anticostituzionali”, o - più semplicemente - ignoranti e indifferenti rispetto ai principi della Carta. Questa dinamica sociale si è accentuata negli anni della pandemia, anche a motivo degli spunti complottisti che hanno alimentato la diffidenza verso le istituzioni.

In tale contesto, anche i tentativi positivi avviati nella scuola hanno minor possibilità di incidere effettivamente nella formazione dei giovani, proprio perché in controtendenza rispetto al contesto familiare, sociale, mediatico. La critica al modello socio-culturale dominante si risolve spesso tra i giovani in atteggiamenti di chiusura in se stessi e di fuga sociale. D’altro canto, è evidente la gravità della situazione educativa e la fragilità della democrazia, con l’affiorare di populismi vari, fascinazioni autoritarie, tentazioni autocratiche che investono la stessa Europa, con intolleranza e xenofobia, fino a punte di razzismo presenti anche nella società italiana. Tutto ciò sollecita un rinnovato sforzo culturale ed educativo, dentro e fuori la scuola.

Tentiamo allora di mettere a fuoco alcune questioni che bene illustrano l’attualità della nostra Costituzione.  

Vittorio Rapetti - Argomenti2000 Piemonte

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