il Dott. Casaleggio ed il Ministro ai Rapporti con il Parlamento ed alla democrazia diretta, on. Fraccaro, hanno recentemente proposto di integrare la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta. In una recentissima intervista, Casaleggio ha ipotizzato che il Parlamento, in futuro, possa cambiare forma.
Il 4 dicembre 2016 avevo espresso un voto favorevole sulla riforma costituzionale. Non abbiamo convinto la maggioranza degli italiani. Alcuni dei quali paventavano nella riforma il rischio di derive plebiscitarie. Invito queste concittadine ed i concittadini a chiedersi se non ci sia un effettivo maggior pericolo nella "fuga delle decisioni nell' Internet", con la letterale sottrazione da sotto i piedi del pavimento etico-concreto della Nostra Costituzione e che ci abilita a camminare da persone libere, erette, critiche ed in carne ed ossa.
Personalmente, per una serie di incontri e di studi, credo che la via indicata da Casaleggio e da Fraccaro non sia quella ottimale da percorrere.
Occorre, invece, integrare la democrazia rappresentativa con la democrazia argomentativa, deliberativa, partecipativa (dibattiti pubblici prima di grandi opere, processi partecipativi strutturati, consensus building).
Il rischio è avviarci verso una democrazia gnostica, in cui gli algoritmi on-line siano più efficaci della fatica del confronto persona a persona, carne a carne, corpo a corpo. In questo, mi sento di osare a dire quanto segue: la democrazia argomentativa/deliberativa/partecipativa ha in sé un richiamo non debole al principio cristiano dell'Incarnazione.
La cittadinanza digitale può essere una catastrofe per la ecologia dei legami sociali tra umane ed umani? temo di si.
La Rete può agevolare certi momenti propri di una democrazia rappresentativa, ma sappiamo che può essere sede di manipolazioni, travisamenti, menzogne, odi.
Occorrerebbe una legge Costituzionale che circoscrivesse gli effetti manipolatori della cittadinanza digitale e promuovesse processi partecipativi strutturati e di ascolto attivo, come il recente DPCM sul dibattito pubblico (in GU del 25 giugno 2018) ha iniziato a prospettare.
Di Giandiego Carastro