Sono sbalordito da come l’opinione pubblica si preoccupi di sottolineare che un ragazzo di 20 anni sia diventato il più giovane laureato in Giurisprudenza di Italia. Articoli e foto in qualsiasi mezzo di comunicazione, nei social network e nei giornali online.
C’è una notizia che purtroppo non si è diffusa con la stessa capillarità, un ragazzo di 23 anni qualche giorno fa è morto suicida nel Reno per non aver avuto il coraggio di dire che era in ritardo con la conclusione del percorso universitario.
Così come a Pavia lo scorso luglio un ragazzo si è tolto la vita mosso dalla paura di perdere la borsa di studio.
Anch’io come lui sono un borsista, un fuorisede e per diversi anni ho studiato in una residenza universitaria dovendomi preoccupare del mantenimento economico dei miei studi.
In pochi capiscono come la società oggi arrechi un forte stress fisico e psichico agli studenti universitari. Siamo costantemente chiamati a dare delle risposte: alle istituzioni, all’Università, alla famiglia, agli amici, al nostro territorio di provenienza, alla società tutta.
I giovani universitari italiani sono tra i più stressati dell’Unione Europea e il suicidio tra gli under 30 è sempre più in forte crescita. È un tema che ormai da diversi mesi stiamo provando ad affrontare con i Giovani Democratici Milano e con diverse liste universitarie.
Per me è un fenomeno estremamente importante, che sto cercando di far emergere nella mia comunità studentesca da rappresentante dell’Università Cattolica.
C’è una possibile soluzione? Innanzitutto è necessario uno sforzo degli Atenei e degli Enti per il diritto allo studio: la consulenza psicologica negli Atenei italiani deve essere gratuita e illimitata.
Tuttavia, non credo questa sia la soluzione. Il problema, come tanti altri in questo Paese, è culturale. Non vogliamo essere accompagnati per mano nel mondo degli adulti, ma vorremmo una società che comprenda meglio le diverse problematiche che riguardano i giovani.
Su questa tematica vorrò tornare presto, ritengo fondamentale lo sforzo di tutte e tutti noi.
Non si può morire suicida perché si ha paura di non laurearsi in tempo o di non riuscire a mantenere la borsa di studio.
Così come non si può continuare a diffondere il messaggio per cui se hai il massimo dei voti e riesci a ottenere una laurea prima dei tuoi coetanei allora sei un ragazzo da prima pagina, diversamente resti uno sfigato incapace di correre più veloce di come la società ti impone.
Emmanuele Napoli