Hanno colpito a tre settimane dall'arrivo di Papa Francesco in Egitto inviando un messaggio di morte al popolo egiziano e, soprattutto, alla sua componente cristiana. Papa Francesco ha confermato il viaggio previsto per il 28 e 29 aprile prossimi.
Cosa sta accadendo? Esiste una strategia dietro queste stragi inumane? Cosa è possibile fare? C'è lo chiediamo all'inizio di questa settimana che per i cattolici è santa.
La Pasqua, "che è di tutti i cristiani quest'anno: avrà più che mai il sapore del sangue e l'amaro della tristezza” - ha detto mons Mina, vescovo copto-cattolico emerito di Guizeh - Tante famiglie "dopo i due attentati di ieri piangeranno i loro martiri. Nonostante ciò, non perderemo mai la speranza. Questi gesti efferati ci rendono più saldi nella fede e più forti. Non siamo sconfitti. Celebreremo la Pasqua e affideremo alla visita di Papa Francesco la crescita della nostra Chiesa che piange altri martiri. Il Papa ci ha chiesto di pregare perché Dio converta il cuore dei terroristi e per la pace. I cristiani di Egitto sono combattenti della speranza".
Ecco una bella immagine: i combattenti della speranza si contrappongono ai combattenti che diffondono morte.
L'ennesima strage effettuata dall'Isis, con 45 morti e 118 feriti, non è solo un attentato attribuibile all'intolleranza religiosa e alla volontà di pulizia etnica; questi elementi ci sono e sono gravi ma, insieme, c'è anche un atto politico rivolto a minare l'unità del Paese e, ancora, un gesto forte e sconsiderato di quella destabilizzazione internazionale che procede da anni e che, compromettendo gli equilibri mondiali, non può che annunciare venti di guerra. Di una guerra più estesa e drammatica dei tanti focolai già oggi attivi nel pianeta.
Accanto all'impegno delle religioni rivolto ad intensificare il dialogo e la conoscenza reciproca, accanto ai passi dedicati ad accelerare il cammino ecumenico e il dialogo interreligioso che non mancano ma vanni intensificati e portati al livello di base, è necessaria un'azione politica.
Il tema non è solo quello della libertà religiosa, troppo spesso sottovalutato e ritenuto marginale, eppure così centrale e così legato ai diritti fondamentali della persona umana, vi è un'altra azione necessaria e urgente.
Mi riferisco agli organismi internazionali, alla necessità di rivisitare le regole dell'ONU, l'anacronistico diritto di veto di alcuni Paesi e la necessità di investire di più in quel binomio fondamentale per le democrazie: integrazione e sicurezza. E' un aspetto che riguarda i governi dei singoli Paesi e le prospettive politico-elettorali degli stessi. Di fronte ai grandi flussi migratori, di fronte ad un terrorismo internazionale che in qualche modo punta ad avvalersi delle incertezze generate in tante situazioni rese più gravi dalla crisi economica, sono necessarie scelte decise. Scelte che tolgano spazio a chi vuol cavalcare i disagi proponendo improbabili chiusure e alimentando sentimenti di odio per la diversità.
L'Italia già fa la sua parte. E' necessario continuare e chiedere anche all'Unione Europea un passo avanti, anche sulla libertà religiosa.
È un compito che riguarda anche il nostro governo e il nostro commissario europeo.
Ernesto Preziosi