In vista dell’Assemblea Nazionale del 14 marzo

Sabato, 13 Marzo, 2021

L’annuncio della candidatura di Enrico Letta alla segreteria del Partito Democratico apre la possibilità di dare una soluzione ad una crisi interna che si trascinava da diverse settimane, alimentata sia dalla questione della forma del rapporto con i 5 Stelle sia dalle modalità con cui si è attraversata la crisi del governo Conte 2 e la formazione del governo Draghi. Le dimissioni di Zingaretti hanno, in qualche modo, certificato uno stato di disorientamento profondo nel Partito e contribuito a porre, oltre alla questione della sua guida politica, anche il tema della sua natura e funzione nel perimetro politico italiano.

Quello che il PD si trova ad affrontare è dunque un passaggio traumatico che non si può pensare di risolvere semplicemente trovando un equilibrio fra correnti o garantendo una pax fra le diverse personalità del partito. Come dare al PD un radicamento nel paese, nei suoi nodi problematici più profondi e che richiedono comprensione e intelligenza politica? Questo è il terreno su cui è maturata, nel tempo, la crisi del Partito ed è dunque su questo che occorre spendere energie e forze. È infatti da questo piano squisitamente politico che passa la possibilità di dare un senso ad un partito che, all’atto della sua costituzione, intendeva raccogliere il meglio dell’eredità lasciata dalle grandi culture riformiste della storia repubblicana: quella cattolico democratica, quella socialista e progressista e quella liberal democratica. Quell’intuizione continua ad avere un valore ma richiede di essere non solo aggiornata al quadro dell’Italia di oggi ma di essere riformulata alla luce di alcune coordinate essenziali. In primo luogo serve la consapevolezza di come la pandemia abbia proiettato su una dimensione planetaria le grandi sfide che abbiamo davanti sulla sostenibilità socio-ambientale, sui modelli economici, sulle relazioni geopolitiche, sull’accesso e l’uso delle tecnologie. In secondo luogo, occorre articolare una proposta politica pensando che l’Europa non è più solo uno spazio geografico/economico, ma il solo terreno dotato di una piena soggettività politica sul quale combattere le grandi battaglie di idee e di progetti che segneranno i decenni a venire.

Nelle poche parole con cui Letta ha reso nota la propria candidatura alla segreteria del PD ha annunciato che chiederà al Partito uno sforzo di discussione e riflessione. Si tratta di una preziosa occasione per dare voce alla pluralità di sensibilità culturali e progettuali che pure esistono in tanti ambiti della vita del PD e alle quali occorre dare non solo voce ma ascolto. È del resto questa la premessa per arrivare a sintesi politiche efficaci, che della molteplicità di idee sanno fare un elemento di forza grazie ad una dinamica compiutamente democratica. Ridando spessore e vitalità al suo essere “democratico” il PD può riuscire a mettere a tema i nodi profondi della vita del paese e avviare quel processo virtuoso che solo può portarlo ad essere interlocutore credibile e riconoscibile di attese e speranze, di inquietudini e timori di tante cittadine e cittadini e così ad elaborare una proposta politica per il paese radicata nella realtà di un’Italia che si riconosce come pienamente europea.