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Sabato, 29 Giugno, 2024
Facendo seguito ad una precedente riflessione sul tema (1)
segnalo sinteticamente alcune osservazioni.
Il sovranismo può essere inteso come una nuova edizione del
nazionalismo, specificamente riferito alle relazioni tra i paesi
dell’Unione Europea, che prevedono - come afferma l’art. 11
della nostra Costituzione – “limitazioni di sovranità
necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace
e la giustizia fra le Nazioni”, indicando non solo motivazione e obiettivo (un ordinamento che
assicuri pace e giustizia) ma anche il metodo per arrivare a tali limitazioni, ossia “in condizioni di
parità con gli altri Stati”. In questo senso la nostra Carta esclude la logica per la quale uno stato
diventi egemone e detti regole e limitazioni ad altri stati (quando non addirittura eserciti un
potere diretto sugli altri, secondo il modello colonialistico). Si punta invece al metodo della
trattativa, a parità di condizioni e di regole (2) .
UNA SOVRANITA’ A PIU’ LIVELLI
Questo ci riconduce ad una questione chiave: la costruzione della sovranità e i suoi diversi
livelli. Può essere utile un confronto storico tra il periodo della dittatura fascista e quello dello
stato repubblicano-democratico in Italia (ma il discorso vale in generale, almeno su scala europea).
Il processo – unico nella storia - che ha condotto alla costruzione dell’Unione Europea si fonda
sulla prospettiva di raccordare i diversi livelli politici e giuridici, economici e sociali, e le varie forme
della cittadinanza. Per questo - facendo perno sulla “sovranità nazionale” (quindi sul ruolo dello
stato nazionale) – da un lato ci si apre alla cooperazione sovra-nazionale, quindi introducendo il
livello della “sovranità europea”, delineando in prospettiva la possibilità di una “sovranità
mondiale” (si pensi al ruolo di organismi mondiali come l’ONU o le “corti” internazionali di
giustizia). D’altro lato, la stessa sovranità nazionale si apre alle “autonomie locali” con forme
sempre più marcate di decentramento e regionalismo (anche legislativo), per cui si può parlare di
“sovranità locale o regionale”. A questi diversi livelli di sovranità corrispondono altrettanti livelli di
cittadinanza, appunto “nazionale”, “europea”, “locale” (regionale), finanche “mondiale”. Tale
logica si connette poi ad un decisivo metodo di relazioni internazionali, espresso con il sistema
degli accordi multilaterali (“multilateralismo”). Passaggio chiave di questa prospettiva è la
costruzione di un diritto internazionale, che regoli i rapporti tra gli stati e tuteli popoli e persone.
E’ importante evidenziare come questi diversi livelli di sovranità/cittadinanza funzionino in
modo ‘circolare’, ossia ottengono i migliori risultati quando si integrano a vicenda, connettendo
regionale, nazionale, europeo, locale con generale.
Possiamo qui richiamare la sintonia tra questo modello e due principi cardine del magistero
sociale della Chiesa, ossia la solidarietà e la sussidiarietà (che peraltro sono ben presenti anche
nella Costituzione italiana, fin dai suoi principi fondamentali). Non si tratta di una visione ingenua
e utopistica, ma della comprensione di un processo volto a costruire relazioni pacifiche e
cooperative. Ciò è indubbiamente difficile, perché l’integrazione tra livelli di sovranità (un po’
come abitare nello stesso condominio) implica tensioni, inevitabili nella costruzione e gestione di
un sistema complesso, mentre deve fare i conti con l’eredità di secolari contrasti politici e
economici, e con le varietà culturali e giuridiche. Ma è anche un processo vitale per un orizzonte di
giustizia.
IL MODELLO DELLO STATO FASCISTA
Se confrontiamo tale modello e processo con quello attuato dal fascismo (ed anche in tante
altre situazioni di autoritarismo politico nazionalistico), vediamo come la sovranità nazionale
venga portata al suo livello massimo, divenendo un mito (ampiamente sfruttato dalla
propaganda). In tal modo, si esclude la cooperazione sovranazionale, considerata un ingerenza
limitante il potere assoluto dello stato nazionale, ma anche una diminuzione del valore della
identità o “italianità” (nel nostro caso riferito ai fasti imperiali dell’antica Roma e al tema della
‘razza italica’), del suo “destino e missione”, che giustifica la sua espansione rispetto ad altri popoli
e stati (da qui la “politica di potenza”, la ripresa del colonialismo, il mito della guerra). D’altro lato,
il regime tende a sopprimere le autonomie locali (giungendo ad imporre il podestà di nomina
governativa centrale in luogo del sindaco eletto) e le stesse elezioni, costituendosi come potere
centrale assoluto, illiberale, tendenzialmente totalitario. Tale logica, sul piano delle relazioni
internazionali, si lega al sistema degli accordi bilaterali (“bilateralismo”), che esclude il progetto di
organismi internazionali, ma punta in caso di necessità su blocchi di alleanze contrapposte. Nel
caso del fascismo questa visione dello stato si connette a politiche autarchiche (rivelatesi
penalizzanti per l’economia, ma anche stimolo a una politica internazionale aggressiva, volta alla
conquista di risorse e di “spazi vitali”).
Rispetto al progetto europeo, non a caso, i sovranisti hanno puntato ad alimentare il contrasto
tra i diversi livelli di sovranità, (quasi sia impossibile sentirsi insieme, piemontesi, italiani ed
europei) invece che operare per la loro integrazione ed equilibrio (e qui sta una loro grave
responsabilità). L’Europa è stata da loro proposta come una potenza esterna che “vuole dettare
legge a casa nostra”, che ci toglie invece di darci, dove occorre contrastare duramente, non
trattare. Al punto da contrapporre la bandiera nazionale a quella europea. Ed è stato gioco facile
alimentare - con motivazioni populiste e ben poco lungimiranti - l’ostilità verso un progetto
esigente, ma unico strumento per affrontare le sfide attuali (dal clima alla sicurezza, dal controllo
dell’innovazione digitale alla transizione energetica, dalle migrazioni allo sviluppo dell’Africa). Si
potrebbe obiettare che una delle principali forze sovraniste in Italia, la Lega, ha appena
conquistato la “autonomia differenziata”. Ma tale posizione nasce non tanto dall’apprezzamento
del valore delle autonomie locali, ma dal progetto originario della Lega Nord di operare una
divisione dell’Italia in tre stati: un federalismo che presentava tutte le caratteristiche di un piccolo
nazionalismo; non a caso esso è teso a controllare le risorse fiscali e le materie più delicate come
salute, istruzione, cultura, rischiando così di frantumare i sistemi nazionali, che oggi organizzano e
supportano questi settori cruciali.
SOVRANISMO NAZIONALISTICO vs. EUROPEISMO
E’ piuttosto evidente che questi due modelli sono alternativi: il sovranismo nazionalistico è
sostanzialmente incompatibile con il sistema dell’integrazione tra livelli di cittadinanza, che è alla
base del progetto europeista. La stessa ipotesi di una “internazionale sovranista” appare una
contraddizione in termini quando la si pensi come progetto di costruzione di una Europa unita;
può funzionare al massimo come alleanza di soggetti (partiti o stati) “contro” la visione della
sovranità europea (le ultime vicende post-elezioni europee lo confermano): come gli elettroni, i
nazionalismi hanno lo stesso segno e si respingono a vicenda (ancor più quando si avvicinano). Del
caso in UE si determinasse una maggioranza sovranista, il progetto di base dell’UE verrebbe
archiviato e via via smantellato. Nel caso concreto di questa prossima legislatura, si può prevedere
una forte tensione tra un Parlamento a maggioranza europeista ed un Consiglio Europeo con una
consistente presenza di stati nazionali governati o sostenuti da forze sovraniste: Italia, Ungheria,
Olanda, Croazia, Finlandia, Slovacchia, Svezia, cui vanno ad aggiungersi Austria, Rep. Ceca, oltre
all’incognita della Francia, che ha portato al nuovo Parlamento europeo ben 30 deputati del RN
della Le Pen. L’avanzata delle forze sovraniste in molti stati europei, tra cui la Germania, segnala
inoltre il rischio di una “erosione degli standard democratici” (3) .
Il progetto sovranista potrà quindi nel medio termine avere successo, spaccando le istituzioni
europee, depotenziando le politiche comunitarie (che di fatto vengono in larga misura gestite dagli
stati nazionali), logorando progressivamente il progetto di unione e la prospettiva degli “Stati uniti
d’Europa”, per sostituirla con la più labile visione dell’ “Europa delle Nazioni”. Un successo che è
però costruito su una illusione. Per diversi motivi. In primo luogo perché è impensabile che un’area
demograficamente vecchia, possa reggere il processo di globalizzazione frantumata in singoli stati
che non possono competere con USA, Cina, India, Russia, né ciascuno degli stati europei sia in
grado di affrontare singolarmente un rapporto con l’Africa (qui sta il principale limite del
cosiddetto “Piano Mattei”). Il fallimento dell’autarchia mussoliniana è un istruttivo precedente
storico che ci tocca da vicino.
RAPPORTI INTERNAZIONALI E SOVRANITA’ LIMITATA
In secondo luogo, l’esaltazione della sovranità nazionale se può aver facile presa
propagandistica si scontra con i rapporti di forza politici: pur essendo uno stato rilevante sul piano
europeo e significativo sul piano mondiale, la capacità/possibilità dell’Italia di aver un peso nella
dinamica internazionale è assai scarsa; anche il nostro tradizionale rapporto con gli USA si colloca
in un quadro di “sovranità limitata”, costante in tutto il secondo dopoguerra. Solo una maggior
coesione europea può sperare di costruire posizioni politiche e diplomatiche dell’UE nel suo
insieme, con una qualche autonomia dagli USA. Per costruire una UE più forte sul piano
internazionale (cosa da tutti invocata, ma senza che si pongano le condizioni concrete per una
politica estera comune), occorre procedere con l’integrazione politica e giuridica (il progetto sulla
Costituzione europea bloccato…) economica e fiscale. Hamilton, uno dei costituenti americani,
ricordava come “il potere nelle società politiche è un puro nome, senza il diritto di stabilire
imposte”. Ma proprio sul terreno della fiscalità i sovranisti escludono ogni “politica europea”.
Analogo il discorso sulla difesa comune, che comporterebbe una modificazione radicale della
NATO, condividendo risorse e poteri con gli altri europei, assai più di quanto si sta facendo oggi.
UNA PROSPETTIVA PERICOLOSA: LA GUERRA
Oltre ad essere una illusione, quella sovranistica è una prospettiva molto pericolosa.
Ce lo ricorda un lucido testo di Luigi Einaudi (non certo un ingenuo utopista, nè un esagitato
rivoluzionario, ma antesignano del progetto europeistico). Esso mi sembra di stringente attualità,
proprio perché connette politica ed economia, leggi e ricerca di risorse, conquista di ‘spazi vitali’ e
ideologie.
«Il principio dello “stato sovrano” - scrive l’illustre economista - è oggi il nemico numero uno
della civiltà, il fomentatore pericoloso dei nazionalismi e delle conquiste. […] Il concetto dello
Stato sovrano, dello Stato che, entro i suoi limiti territoriali, può fare leggi, senza badare a quel
che accade fuor di quei limiti, è oggi anacronistico ed è falso. […] Mille e mille vincoli legano gli
uomini di uno Stato agli uomini di un altro Stato. La pretesa alla sovranità assoluta non può
attuarsi entro i limiti dello Stato sedicente sovrano […]. Autarchia vuol dire miseria; e
necessariamente spinge gli uomini alla conquista. Gli uomini viventi entro uno Stato
sovrano debbono, sono dalla necessità del vivere costretti ad assicurarsi fuor di quello Stato i
mezzi di esistenza, le materie prime per le proprie industrie e gli sbocchi per i prodotti del loro
lavoro. Qualunque sia il regime sociale che gli Stati si sono dato, essi sono costretti alla
conquista dello spazio vitale. L’idea dello spazio vitale non è un frutto di torbide immaginazioni
germaniche od hitleriane; è una logica e fatale conseguenza del principio dello Stato sovrano.
Quella idea non ha limiti. Necessariamente porta al tentativo di conquista del mondo.
Andrebbe al di là, se fosse fisicamente possibile. Non esiste uno spazio vitale autosufficiente.
Quanto più uno Stato si ingrandisce, tanto più le sue industrie ingigantiscono e diventano voraci
assorbitrici di materie prime e bisognose di mercati sempre più ampi. Quando pare di essere
giunti alla fine, sempre fa difetto una materia essenziale, senza di cui il meccanismo economico,
divenuto colossale, si incanta. […]. Il mito dello Stato sovrano significa, è sinonimo di “guerra”.
La guerra del 1914-18, quella presente e l’orrenda maggiore carneficina che si prepara per
l’avvenire furono, sono e saranno il risultato necessario del falso idolo dello Stato sovrano.
Uomini più ossessionati degli altri hanno assunto la responsabilità di scatenare gli eccidi. Ma la
causa profonda era la falsa idea della quale essi si fecero apostoli. Fa d’uopo che tutti ci
facciamo apostoli dell’idea contraria» (4) .
1 CFr. “L’illusione (pericolosa) del sovranismo” in https://www.argomenti2000.it/content/l%E2%80%99illusione-
pericolosa-del-sovranismo , il dialogo nel corso del seminario “L’Europa che piace”, il comunicato “Europa: sovranità
per la pace” https://www.argomenti2000.it/content/europa-sovranit%C3%A0-la-pace-0 .
2 Sul rapporto tra sovranità nazionale e integrazione europea, stabilito dai Trattati v. la sintesi e la riflessione proposta
da Luciano Rocca, Sovranità e “sovranismo”, in https://www.argomenti2000.it/content/sovranit%C3%A0-e-
%E2%80%9Csovranismo%E2%80%9D-meglio-precisare-e-distinguere
3 Cfr. S. De La Feld, in https://www.eunews.it/2024/06/06/estrema-destra-ue-carnegie-balfour/. Circa la condizione
della democrazia in Europa rinvio ai dati della recente indagine della Fondazione Boll Indice di democrazia negli stati
europei, e a Eurobarometro flash 522 “Democrazia” in G.Saonara, Democrazia rappresentativa. Materiali, in Toniolo
Ricerche, n. 197, maggio 2024, in https://www.argomenti2000.it/verso-europa-2030 puntata 104 ; V. Spyrakou, La
sfida del populismo alle democrazie costituzionali non dovrà scoraggiare l’unità dell’Europa, e L’Unione europea, la
democrazia, le democrazie, in https://fondazionefeltrinelli.it/scopri/lunione-europea-la-democrazia-le-democrazie/
Per un quadro d’insieme dei governi dei paesi UE v. la carta
4 L. Einaudi, Il mito dello stato sovrano, in “Il risorgimento liberale” 3 gennaio 1945, passim. Il saggio esce pochi giorni
prima che Einaudi assuma la guida della Banca d’Italia.