Una riflessione sui fatti di Gorino

Ieri (25 ottobre 2016 ndr) a Gorino, piccola frazione di Goro, un Comune in provincia di Ferrara, è andato in scena un triste spettacolo.

Dal momento che Goro era ancora uno degli otto comuni della Provincia senza alcun migrante ospitato sul territorio, un’ordinanza del Prefetto aveva imposto la parziale requisizione di un bar-ostello del luogo ove collocare in via straordinaria un gruppo di 19 persone (tutte donne e bambini), nonostante in frazione Gorino una casa su due sia disabitata.

Nel pomeriggio, mentre il pullman con i 19 migranti stava sopraggiungendo, un gruppo di donne, a cui sono giunti a dar man forte gli esponenti leghisti locali, erigeva vere e proprie barricate per impedire fisicamente l’ingresso del pullman nella locale frazione.

A conclusione del braccio di ferro, la popolazione del luogo, che avrebbe dovuto ospitare lo 0,4% di migranti sul totale della popolazione residente, ha comunque avuto la meglio sulle istituzioni.

Una riflessione si impone.

A Gorino la gran parte degli abitanti svolge un’attività nelle 36 cooperative di pesca esistenti e la gente dichiara di essere in “un paesino pulito” e di non poter accettare “che lo sporchino”. Una mamma dichiarava di comportarsi in quel modo per il proprio figlio di due anni.

Eppure, una volta un gruppetto di dodici persone, in gran parte pescatori di lago, diventando migranti per fiducia e senza la paura di perdere il lavoro, fece la Storia del mondo. Ieri un gruppetto di pescatori di laguna, con la paura di perdere il lavoro "rubato" da migranti, si è imprigionato in un ghetto.

 

Di Francesco Pasquali