
Il clima politico nazionale ed internazionale che ci sta travolgendo, potrebbe far pensare che portare all’attenzione il tema delle riforme delle istituzioni italiane sia una perdita di tempo oppure una divagazione per intellettuali sfaccendati.E’ invece l’accelerazione dei fatti e a volte la loro erraticità a creare l’urgenza di consolidare le istituzioni riformandole prima che vengano travolte da processi storici che diventeranno almeno per decenni irreversibili.Le tendenze ormai diffuse negli stati e nelle relazioni tra loro, richiedono modifiche profonde nel governo della cosa pubblica.
Sul piano interno le evidenti spinte autoritarie con tentativi di sovvertimento dei principi fondanti dello stato liberal democratico come l’equilibrio tra i poteri, la riduzione dei parlamenti a puri accertatori degli esecutivi, l’intimidazione veicolata sotto un’immagine securitaria, la gestione arbitraria della forza per intimidire il dissenso, l’eliminazione dell’intermediazione e in fondo del controllo da parte della pubblica opinione del quarto potere, quello della stampa, sono pericolosi segnali di criticità democratica.
In questo quadro l’abbandono della partecipazione popolare rappresenta un fattore di accelerazione. L’erosione continua e pervasiva della fiducia nelle istituzioni, la distanza percepita tra elite e cittadini comuni, producono quel preoccupante astensionismo che diventa di fatto inconsapevole corresponsabilità, sinonimo di disinteressata empatia.
Sul piano internazionale i rapporti sono progressivamente ridisegnati non sulla base di un diritto internazionale o della negoziazione diplomatica, ma sul rapporto di forza espresso in capacità operativa di esercitare la violenza. Lo smantellamento sistematico, progressivo e sfacciato degli organismi di intermediazione internazionale e di quella fragile infrastruttura legale sono il corollario della rivisitazione della politica delle cannoniere.
In questo contesto proporre di riprendere un cammino riformistico non solo non è una fuga dalla realtà, ma è un urgente necessità che dovrebbe stare a cuore a tutti i cittadini, a tutti i politici indipendentemente dall’appartenenza politica. Riformulare le regole del gioco nel rispetto dei principi sanciti nella prima parte della nostra Costituzione, dovrebbe essere interesse di tutti.
Un anno fa in un contributo pubblicato sul nostro sito “Un sogno di mezza estate- Il coraggio di aprire una costituente per una riforma dello stato italiano “, dopo aver rimarcato la transizione eterna senza meta e senza ragione in cui si contrabbandavano aggiustamenti per riforme, o si usavano cambiamenti dell’ordinamento statale come randelli contro la parte avversa, facevo la seguente proposta:” Il Parlamento istituisca una Assemblea Costituente formata da 100 membri per il 50% tecnici (economisti, giuristi, sociologi, intellettuali, scrittori) e 50% politici (rappresentanti in modo proporzionale puro di tutte le forze politiche presenti alle ultime elezioni europee 2022 con sbarramento al 2%). Si diano 18 mesi di tempo ad elaborare una proposta che si farà approvare dal popolo italiano con un referendum confermativo valido con la partecipazione della maggioranza assoluta degli aventi diritto.”.
Oggi vedo che la Fondazione Luigi Einaudi nella figura del suo presidente Giuseppe Benedetto presenta una proposta simile e ha trovato nell’on. Carlo Calenda il primo sostenitore che ne ha riformulato l’aspetto legislativo. La proposta è stata inviata a tutti i partiti.Si parla ovviamente della seconda parte della Costituzione, non si danno indicazioni, ma si invitano i partiti a nominare 100 costituenti che in 18 mesi rimettano mano ordinatamente alla Costituzione. Il testo che ne uscirà sarà sottoposto a referendum confermativo senza necessità di quorum. Lo spirito dovrebbe essere quello di un superamento delle divisioni in una logica di confronto nella legittimazione reciproca.La modernizzazione delle istituzioni del paese è una necessità ormai inderogabile per affrontare le sfide internazionali sia nel processo di rafforzamento europeo che nelle sfide economiche che si presentano e che diventeranno sempre più aspre.
Allo stesso tempo rendere più efficaci ed efficienti tali istituzione può essere un modo per promuovere la partecipazione democratica e ridare slancio alla credibilità politica severamente minacciata fino ad oggi.Sostenere questo progetto potrebbe essere un passo nella giusta direzione, nella direzione di comprendere con intelligenza gli avvenimenti che accadono cercando di orientarli per non esserne travolti.Richiedere un senso di responsabilità per avviare un confronto costruttivo è chiedere troppo alle forze politiche?
Perché è urgente la riforma? Per garantire la democraticità e non ripetere gli errori del passato. Senza riandare alla genesi del fascismo dove paura, cedevolezza alla seduzione, alla superficialità certi che, illudendosi, si sarebbe tornati indietro quando si sarebbe voluto, basta ricordare ciò che ha rafforzato il recente populismo.
Un’ incontrollata globalizzazione con massicci trasferimenti di capacità produttive, se da un lato ha tolto dalla povertà masse di diseredati, nell’occidente ha impoverito milioni di appartenenti alla classe media. Gente che con il proprio lavoro poteva vivere senza grandi preoccupazioni economiche e mandare i propri figli all’università in una speranza che riempiva d’orgoglio, di crescita sociale. Le sinistre non solo hanno sbagliato la profezia che la globalizzazione avrebbe portato benessere a tutti, ”ci sarebbero stati più vincenti che perdenti” , ma successivamente sono stati dei pessimi analisti della realtà che li circondava. Oppure, molto più grave, hanno percorso una strada sperando nell’autoregolamentazione del mercato.
Clinton preferì Larry Summers ,( si opporrà alla regolamentazione dei derivati ,maggiore causa della crisi finanziaria del 2007-8) a Stiglitz che metteva in guardia dagli squilibri della globalizzazione. Il trionfo del liberalismo economico ha fatto straricchi i protagonisti economici e finanziari internazionali agevolati da politiche fiscali iperconcilianti verso i grandi patrimoni, e impoverito chi non ha né qualifica, né capitali, finendo in uno stato di totale deprivazione.
Stiglitz, come ricorda Fubini nel suo volume Dazi. Il secolo della guerra economica, avvertiva che la globalizzazione, senza meccanismi per compensare i perdenti, avrebbe acuito le diseguaglianze esterne ed interne. Nessuno nel mondo dell’area democratica e socialista negli Stati Uniti e in Europa diede ascolto. Paradossalmente molti dei punti evidenziati da Stiglitz diventeranno parte del programma MAGA .
Il risultato è che la situazione gestita secondo i programmi della destra alla tolleranza subentra la durezza e il rancore. Leggere il libro di Vence Elegia americana, aiuta a capire cosa ha causato ciò che stiamo vivendo. Perché molti ceti popolari arrabbiati e disillusi si sono rivolti a Trump, alla Brexit e in Italia prima alla Lega, poi ai 5 Stelle e infine a Fratelli d’Italia. Indebolimento della politica e istituzioni inceppate hanno alimentato la sfiducia nella democrazia.
Questo è il versante economico che in Europa ed in particolare in Italia è compensato per viadella ancora forte rete di protezione sociale ed in alcuni casi famigliare.
Ma vi è l’altro versante che si continua ad ignorare. E’quello del sistema valoriale della democrazia liberale e del suo funzionamento. Da anni il parlamento è stato esautorato del potere che gli competeva: quello legislativo. Composto da parlamentari nominati dalle segreterie di partito o di movimento, solo formalmente eletti da cittadini di fatto trasformati in certificatori, il parlamento non svolge più alcuna delle funzioni per cui è stato pensato. E’ penoso se non allarmante, nel senso della delegittimazione, sentire politici constatare che non fanno nulla, salvo votare come richiesto dal capogruppo.
La scarsa credibilità dei politici, disinteressati degli elettori, preoccupati della loro rielezione, o ,se non eletti, di essere paracadutati in qualche organismo a godere di una rendita politica, unita alla perdita di efficienza dell’organismo più importante per una democrazia rappresentativa hanno generato l’allontanamento dei cittadini e dei giovani dalla politica.
Ne La democrazia gracile, ‘La Stampa’ 20 novembre 1994—Bobbio scriveva che “ la democrazia è la forma di governo costituita da regole che permettono di risolvere i conflitti sociali senza bisogno di ricorrere alla violenza, attraverso varie strategie, che vanno dalla contrattazione fra le varie parti politiche, alla concertazione tra le classi sociali, fino alla manifestazione di un libero voto quando le transazioni vanno troppo per le lunghe e ognuna delle parti si irrigidisce sul suo punto di vista. |…| I conflitti sociali possono derivare da uno scontro sui valori o da un contrasto di interessi. Rispetto ai primi, che non sono beni negoziabili, la regola democratica aurea è la tolleranza e il rispetto delle idee altrui. E’ di fronte ai secondi che diventa possibile la soluzione del contrasto attraverso le strategie previste dalle Costituzioni democratiche, secondo le quali si può giungere anche a una soluzione di compromesso, mentre sui valori nessun compromesso è possibile.|…|A una condizione preliminare, però, che ognuna delle parti consideri l’altra non come un nemico da abbattere ma come un avversario con il quale non è indecoroso, anzi il più delle volte è vantaggioso, venire a patti, senza perdere la faccia e senza farla perdere all’altro.”
Riconoscere che esiste il problema è il primo passo, negarlo o derubricarlo a tecnicismo sarebbe rifuggire dalle responsabilità, o tanto meno annacquarlo in riforme parziali. Non si puo' risolvere questo inceppamento con l’ennesima legge elettorale che assomiglia più ad un marchingegno ad uso privatistico dei partiti dominanti. Il metodo di elezione è legato ai poteri anche se non forma i governi. Anche il premierato è una iniziativa sgangherata, perché è come inserire un ingranaggio di un pendolo in un orologio al quarzo.
E’ evidente che non può che esserci un intervento di sistema. Può essere fatto un tentativo comune per uscire dalla mediocrità in cui siamo precipitati? E’ un’occasione per questa classe politica di riqualificarsi.Una volta riorganizzata la macchina istituzionale, dentro ci devono essere i contenuti politici.E quando si parla di contenuti politici non si parla di auspici moraleggianti come si sente in questi giorni.
Si tratta invece di capire quale partito, o quale coalizione di partiti con quale programma, vuole affrontare concretamente quelli che Cottarelli ebbe a definire I 7 peccati capitali: l’evasione fiscale, la corruzione, la troppa burocrazia, la lentezza della giustizia, il crollo demografico, l’incapacità di stare nell’euro, il divario tra Nord e Sud. A questi si sono aggiunti il tema ormai strutturale delle migrazioni e la sfida geopolitica scatenata da Putin e da Trump che certamente non agevola il compito.
Mi pare ci sia di che preoccuparsi e impegnarsi con l’obiettivo di riformare per rinforzare la democrazia prima che sia troppo tardi.