Un ricordo del filosofo Armando Rigobello

Lunedì, 18 Aprile, 2016
Nella notte tra il 3 e 4 aprile è morto il filosofo Armando Rigobello, che lascia una nutrita schiera di allievi e un insegnamento ricco di originali aspetti speculativi, ma soprattutto il ricordo di una persona che trasmetteva immediatamente una carica di simpatia e di umanità. Era nato a Badia Polesine il 3 febbraio del 1924, cittadina in cui negli anni giovanili aveva ricoperto la carica di vicesindaco. 
Rigobello si era formato accademicamente all'Università di Padova, dove si era accostato alla filosofia, dopo la laurea in lettere, attraverso l'insegnamento di Luigi Stefanini. Ha insegnato nelle Università di Perugia e di Roma, prima alla Sapienza e negli ultimi anni a Tor Vergata. Nel suo itinerario di formazione va tenuta presente anche la sua adesione all'Azione Cattolica, di cui aveva assunto responsabilità a livello diocesano e regionale negli anni in cui Mario Rossi prendeva il posto di Carlo Carretto. Forse anche per questo si recava spesso a Spello per qualche momento di meditazione e di raccoglimento.
A Roma ha tenuto molti corsi anche alla Lumsa, di cui è stato il primo Rettore quando l'istituzione, fondata da Luigia Tincani nel 1939, fu trasformata nel 1989 da Istituto Superiore di Magistero in Libera Università.
Uomo naturalmente dotato di grande capacità di ascolto e di dialogo, è stato più volte scelto per importanti incarichi, da quello di Presidente del Centro di Gallarate, che riunisce i filosofi cristiani, a quello di membro del cda  Rai negli anni della presidenza di Paolo Grassi.
Difficile sintetizzare in poche righe i nuclei speculativi più importanti della sua riflessione filosofica. Il suo pregio più importante è stato quello di non avere un unico autore o una sola corrente di riferimento, come spesso succede agli studiosi. Sia nella ricerca che nell'attività didattica aveva il pregio di far dialogare i grandi filosofi, da Platone a Heidegger, da Agostino a Ricoeur, trovando in ogni pensatore qualcosa che poteva arricchire le possibilità del pensiero. Tutto questo senza peraltro venir meno al dovere di indicare sempre anche i lati oscuri, le contraddizioni, ma riconoscendo al suo interlocutore, sia che si trattasse di uno studente a lezione oppure di un illustre collega in un convegno di studio, il diritto e la la libertà di trarre le proprie conclusioni. 
Il pensiero di Rigobello si inserisce nel grande filone del personalismo, che ha avuto in Francia esponenti quali Maritain e Mounier, e che in Italia ha ispirato anche il pensiero politico di alcuni noti rappresentanti del cattolicesimo democratico (La Pira, Moro, Mortati, Lazzati, Dossetti e altri). Ad essi si deve quella che è stata chiamata l'“ispirazione personalistica” della nostra Costituzione.
Rigobello lascia, come si è detto in apertura, una ricca eredità. Di questa ricca e multiforme eredità occorre sottolineare infine la sorgente spirituale, fatta di tensione speculativa e di autentica testimonianza di impegno morale. Senza dimenticare che tutto questo derivava da una intensa e sincera vita di fede capace di convivere con una altrettanto appassionata ricerca intellettuale.