UN PONTIFICATO CHE CI IMPEGNA

Sabato, 10 Maggio, 2025

Leone XIV ha salutato e benedetto, appena eletto, un popolo di Dio che, aveva desiderio di non rimaner a lungo senza un pastore. Lo hanno dimostrato i cardinali, scegliendo in fretta. E lo hanno dimostrato le persone, che già la sera prima erano accorse in numero non usuale per una prima fumata. 

Francesco ci aveva abituati a navigare nel mare mosso e travagliato di questo tempo avendo come orientamento un magistero e delle prassi che hanno sostenuto e guidato gli uomini e le donne di oggi con una Verità inverata nel presente e mai distaccata o lontana.

La carenza evidente di punti di riferimento autorevoli, spinge a desiderare un Papa che riprenda e continui su questa rotta.

E il nuovo Papa ha dimostrato fin dal suo primo saluto di poter rispondere a questa attesa. A partire dal nome scelto, Leone XIV, si richiama al predecessore che, con l'enciclica Rerum Novarum, ha voluto fare i conti con il nuovo che si intravedere all'inizio del secolo scorso, con le ingiustizie sociali, con la nuova tecnologia e l'industrializzazione, promuovendo una Chiesa dentro il tempo con lo sguardo sull'uomo e sulle sue ferite. 

Non si può interpretare questa scelta se non con la volontà di avere passione e cura per le cose nuove di questo tempo, comprese quelle che pongono domande, inquietudini, e che chiedono alla Chiesa di essere "Chiesa in uscita", che fa sue le gioie e le speranze, le paure e le angosce degli uomini di questo tempo.

Al pari, Papa Leone XIV ha pronunciato parole che risuonano forti in un contesto di guerra mondiale  a pezzi: la pace disarmata e disarmante di Cristo Risorto, costruire ponti di dialogo con tutti, i richiami a papa Francesco, il saluto in lingua al popolo del sudamerica, quasi a dire da quale parte intende guardare il mondo. Leggiamo in queste parole un messaggio alla Chiesa, ma soprattutto al mondo, un richiamo forte per dire, sin dal primo momento, che non c'è futuro se non nella ricerca della pace e di una convivenza fondata sul reciproco riconoscimento.

Un messaggio chiaro a chi pensa di costruire muri e arsenali, a chi aggredisce, invade, viola il diritto dall'esistenza dei popoli. Sono semi di un programma che fa ben sperare, semi molto significativi pur pronunciati in un breve discorso.