Tu mandala avanti….decenni di leggera burocrazia

Lunedì, 10 Gennaio, 2022

Il lock down “duro” del 2020 ci ha rinchiusi in casa e obbligati a dedicare tempo ad attività fino ad allora sconosciute. Ero appena uscito dal mondo del lavoro e ora rinchiuso in casa; così ho iniziato a scrivere riflessioni, aneddoti per ricucire l’esperienza della burocrazia e prevedere il suo futuro.

“Tu mandala avanti” era una sorta di file – quando i file non esistevano – della vecchia burocrazia alla quale appartenevo, che chiudeva dubbi e complicazioni irrisolte di una pratica e aveva come soluzione lo spostamento dei problemi ad altro tavolo, nella illusione di soluzioni miracolose o nascosta inerzia. Così è nato un libretto, per me un divertimento, ed ora inaspettatamente una pubblicazione con tanto di editore. L’intento è di porre la lente di ingrandimento su un mondo ai più misterioso e affetto da incomprensibili virus che infettano tanti settori della vita civile.

E sì, perché è diventato ormai un modo di dire - non senza fondamento. - “è colpa della burocrazia” il rallentamento delle attività economiche, il fallimento di scelte politiche, anche la carità delle parrocchie. La burocrazia è divenuto così più mito che realtà, mentre occorre conoscere e dare un volto ad essa, altrimenti siamo destinati all’impotenza e all’ignoranza e quindi a perpetuare un meccanismo senza avere i mezzi correttivi.

La partenza è semplice: in ogni organizzazione esiste una burocrazia, per cui appare semplicistico e fuorviante combattere per eliminare la burocrazia. Occorre invece dare volto a quelle persone che la compongono e sceglierle bene, farle crescere, capire che esiste il buono e il cattivo burocrate, intuendo quali sono le qualità che deve avere, evitare di arrendersi all’anonimato di quella realtà. Il ragioniere capo di un Comune è un professionista con un volto, che si districa in normative complesse e quando organizzo con amici di una associazione una iniziativa e mi si dice che non vi sono soldi, è inutile che vada dal Sindaco per ottenere pressioni sul ragioniere: andiamo direttamente da lui e conosciamolo, esigiamo spiegazioni e conoscenza, partecipiamo con altrettanta conoscenza e sollecitiamo soluzioni sostenibili e non favori ad personam.

La parola magica che innerva la burocrazia è “procedura”, quell’insieme di adempimenti concatenati che portano ad un provvedimento e che soggiace a norme, circolari, interpretazioni oggi complesse e spesso antitetiche fra di loro, costituendo spesso condanna, arma e difesa insieme per il burocrate che le deve applicare. La maggior parte dei burocrati ha formazione giuridica e il diritto -  che di per sé è scienza umanistica. -  diviene una sorta di algoritmo indipendente da ogni possibile utilizzo. Fa parte della storia italiana la diatriba se i burocrati debbano essere tecnici o giuristi, con preponderanza dei secondi, per cui manca una categoria che invece aiuterebbe ad uscire da rigide applicazioni: organizzazione è la parola che potrebbe superare la singola procedura con l’interazione di persone, finanze, strumenti per ottenere risultati e non solo adempimenti sì perfetti ma inconsistenti nella loro efficacia reale. I burocrati devono essere esperti della organizzazione globale dell’ente che dirigono e non solo fini esperti di procedure, nella convinzione che i migliori “proceduralisti” sono anche i migliori “organizzatori”. Una battuta per capire meglio: la perfetta ordinanza che assicura acqua potabile non sempre la fa scorrere se non si organizza contestualmente ad essa il servizio acquedottistico. Spesso, davanti ad errori si cerca il colpevole : ma questo è compito del giudice, mentre il burocrate dirigente deve chiedersi cosa non ha funzionato nella organizzazione al di là del provvedimento legittimo e migliorarla insieme agli operatori, in un gioco di squadra.

Implicito a questo cambiamento che anche la pandemia evidenzia è il passaggio dalla nozione spesso esclusivamente giuridica  -  ve lo dice un sia pur “praticone” giurista come sono i segretari comunali. -  ad una cultura che comprenda la conoscenza del territorio, della sua storia, dei tratti della popolazione, del contesto economico e politico che ci circonda. L’aggiornamento dei burocrati si ferma quasi sempre all’acquisizione della assunzione e a sporadici incontri specialistici sulle procedure con enfatizzazione dello strumento informatico; tutto questo è necessario e spesso, purtroppo, esso stesso carente o addirittura assente, relegando la scienza personale al manuale del concorso iniziale. La cultura personale del burocrate, se interdisciplinare, lo fa attento non solo alla legittimità, ma alle conseguenze sociali del suo agire e lo attrezza anche in termini di psicologia sociale, perché agire con persone di alta montagna esige rispetto identico con imprenditori cittadini, ma empatia diversa che solo una cultura ampia può dare, non ridotta all’asettico adempimento.

Ecco la parola da approfondire e comprendere: adempimento. A mio parere esiste un paradosso nella attuale organizzazione della burocrazia. Da Bassanini in poi, tutti i Ministri della Funzione Pubblica hanno insistito con ottimi propositi nell’incentivare il cambiamento in termini di obiettivi, efficacia, efficienza, economicità, ma la sensazione e spesso la constatazione è invece una crescente complicazione e burocratizzazione. Perché? All’origine esiste un equivoco: si vuole misurare ossessivamente ciò che non è misurabile: la prestazione assistenziale, la docenza scolastica, l’intervento sanitario, la gentilezza e flessibilità sono valutate dall’utenza e dalla dirigenza, precisando che l’ente deve assicurare prestazioni standard e professionali, ma non. -  come spesso l’utenza e anche certi amministratori chiedono - prestazioni ad personam, per cui la mensa scolastica dovrebbe essere un ristorante, il trasporto alunni un taxi, la docenza un college inglese. Paradossalmente più si è cercato di equiparare la pubblica amministrazione ad una azienda privata, più sono aumentati i report, i documenti, le valutazioni inefficaci, proprio perché le logiche sono diverse e quindi la macchina” si è inceppata, mentre il vero olio per accelerare e rendere efficaci i movimenti è la “responsabilità”, dirimpettaia della professionalità. Responsabilità significa valutare, agire, interagire al di là dell’adempimento e assicurare il medesimo in modo sostanziale e non formale.

La parola responsabilità – così come professionalità - non appartiene solo ai “vertici”, ma fa uscire ogni burocrate, piccolo o grande, primo o ultimo, dai cancri della burocrazia che descrivo: nonmelohannodetto, devochiederealdirigente, nontoccaame. Sono veri cancri, perché portano i soggetti a trasformarsi in una sorta di automi deresponsabilizzati e tutto ciò incide pesantemente sulla operatività e sulla efficacia della azione della burocrazia, che appartiene ed è la sostanziale parte soggettiva del potere esecutivo e quindi della amministrazione pubblica. Essa non è chiamata a disquisire su norme e giurisprudenza, che deve sintetizzare velocemente e portare piuttosto attenzione ed energie a costruire bene strade, organizzare servizi, organizzare il territorio. È questo il compito che appartiene al bagaglio professionale del dirigente come dell’operaio che agisce nella manutenzione del patrimonio comunale, passando dalle inerti mani alzate in attesa di ordini alle mani consapevoli sullo strumento operativo.

Via via diamo corpo e anima alla parola burocrazia, passando dal mito alla umanità, parola non scontata, perché soprattutto nei servizi pubblici il tratto umano, serio e flessibile, dell’operatore è spesso decisivo per far “digerire” procedure, provvedimenti, tributi, ma anche errori e disservizi.

In poche parole l’umanità, che è fatta di passione e scelta di “stare” nel servizio pubblico, fa superare una sorta di ottusità del burocrate che allontana di fatto il cittadino non solo dal Comune di riferimento, ma in generale dallo Stato e quindi dalla nozione di senso comune, portandolo a chiedere favori e non diritti.

Ero partito da una riflessione sugli anni della mia professione di segretario comunale, ma insisto sulle prospettive che anche il PNRR e la pandemia spingono per il rinnovamento della pubblica amministrazione, nella convinzione che la burocrazia deve essere oggetto di scienza autonoma, altrimenti destinata a rimanere mito negativo dinanzi al quale rimaniamo arrabbiati e impotenti.

È lo sforzo che ho praticato con il mio piccolo libro che ho intitolato “Tu mandala avanti….decenni di leggera burocrazia”. Ah, dimenticavo: compratelo! Costa solo 10 euro, ho rinunciato ai diritti d’autore che sono devoluti all’Hospice di Piacenza, lo trovate su internet o alla libreria Fahrenheit di Piacenza per l’ordine e …… fatemi sapere.