Sulla nascita di un nuovo partito

Giovedì, 29 Ottobre, 2020

La convocazione del 3-4 ottobre scorso finalizzata alla formale costituzione di una forza politica di dichiarata ispirazione cattolica, promossa da un gruppo di realtà associative, segna una tappa ulteriore nella riflessione del cattolicesimo italiano di questi primi decenni del XXI secolo sul rapporto con la politica. Dopo una stagione di quasi tre decenni, segnata da un rapporto non mediato più dalla presenza del partito “dei cristiani”, il tema del modo in cui il variegato mondo cattolico del nostro paese si rapporta con la vita delle istituzioni repubblicane torna nella forma di una insofferenza crescente, in una parte di quella rete di associazioni, movimenti, iniziative, rispetto ad una rappresentanza politica nella quale non si riconosce più un’interlocuzione adeguata.

È rispetto a questo deficit che il partito che si vuol far nascere intende offrire una risposta, dandosi come orizzonte culturale di riferimento il magistero sociale della Chiesa e pensando la propria collocazione nella chiave di un’autonomia politica rispetto all’attuale arco costituzionale che viene alimentata dal ritorno ad una logica elettorale di carattere proporzionale. Tutto questo suggerisce l’esistenza di nodo politico, quello della rappresentanza, che tuttavia non appartiene al solo mondo del cattolicesimo e della sua rete sociale e culturale. La fragilità della capacità rappresentativa delle attuali forze politiche, sempre più lontane da un esercizio di mediazione costante e inclusiva fra la dinamica democratica e ampia del discorso e del dibattito pubblici e il livello istituzionale in cui si formalizza la decisione politica, è uno dei segni di una crisi democratica diffusa nel tessuto sociopolitico del nostro tempo. L’opzione identitaria, che espressamente caratterizza anche il passaggio del 3-4 ottobre, si gioca in questo perimetro, nella convinzione che il sistema democratico esiga il confronto politico fra gruppi capaci di esprimere una omogeneità culturale al loro interno e dunque rivendicare come tali una voce in capitolo nelle dinamiche istituzionali.

Occorre chiedersi se questa sia davvero la strada percorribile rispetto alla questione epocale dell’esigenza di far fronte alla crisi politica attuale. E soprattutto occorre chiedersi se questa stagione in cui la stessa democrazia fondata sui diritti viene messa in discussione possa essere ridotta al solo tema della “rappresentatività” e del peso dei cattolici nelle assemblee elettive o nelle compagini di governo. Davvero il tratto identitario di cui si è in cerca sul piano politico deve avere la qualità del riferimento religioso, che viene così schiacciato su un piano tutto e solo culturale e politico? Il cristianesimo italiano rappresenta, infatti, un universo strutturalmente plurale di esperienze che si connotano per una diversità dentro quella unità di fede che ha connotati e qualità che appartengono al piano del religioso. Del resto, guardando anche alle risposte che emergono rispetto al tema del rapporto con la politica e la vita dei partiti, la realtà del cristianesimo italiano impone di riconoscere l’esistenza, già oggi, di una pluralità di opzioni, che si giocano sull’impegno diretto nelle competizioni elettorali – è il caso di Democrazia Solidale – o che invece puntano al modello di un’elaborazione politica forte e strutturata – come invece fa Argomenti2000.

Il riconoscimento di questa ricchezza di esperienze non è un passaggio accessorio rispetto alla costituzione di un nuovo soggetto politico cattolico. Piuttosto, rappresenta la premessa necessaria ad evitare pericolosi cortocircuiti, a cominciare dall’idea che l’appartenenza di fede si sovrapponga e si confonda con l’opzione politica o elettorale per un singolo partito. Una ambiguità, questa, che impoverirebbe il paese di quella pluralità di cultura politica che esiste e occorre valorizzare. La capacità di esprimere soluzioni molteplici su un tema tanto cruciale come quello della qualità della democrazia rappresentativa, è un valore aggiunto e forse costituisce il vero contributo politico che anche i cristiani italiani possono offrire ad un paese ancora in cerca di un assetto istituzionale e partitico adeguato. Occorrerebbe allora fare salva la molteplicità, pensando però a luoghi in cui mettere in dialogo le diverse sensibilità politiche e progettuali, così da offrire un contributo di idee e di visione politica che pensi ad un’Italia europea per questo nostro secolo.