È stato uno dei più grandi titolisti del giornalismo italiano. Suo quell'"onore a Rabin" con cui il 6 novembre 1995 Il Manifesto annunciava l'omicidio del premier israeliano, ucciso la notte prima da un estremista israeliano, ritraendolo nella memorabile foto con stretta di mano a Yasser Arafat alla Casa Bianca, suo il "governiamo" che il 22 aprile 1996 salutava la vittoria dell'ulivo guidato da Romano Prodi, suo forse, o di Barenghi comunque un allievo, anche quel "pastore tedesco" che salutava l'ascesa del cardinale Ratzinger al soglio di Pietro nell'aprile del 2005. Valentino Parlato è stato un raro esempio di comunista creativo, coerente nello stile di vita semplice e modesto a parte qualche esagerazione tra bacco e tabacco, ma di più è stato un comunista disobbediente, più vicino a Don Milani che a Togliatti, per cui l'obbedienza non era più una virtù e il centralismo non era più democratico.
Ho conosciuto Valentino Parlato in un'abbazia. E già questo dice parecchio del personaggio, della sua curiosità a frequentare mondi che non gli appartenevano. Altro che il settarismo di cui fu accusato dal PCI di Longo e Berlinguer. La sua "radiazione" insieme a Rossanda Pintor e gli altri nel 1969, equivalente della cattolica scomunica, vista oggi fa capire che erano i radiati dalla parte giusta della storia, vittime sacrificali sull'altare del partito chiesa, e dell'internazionale comunista, tanto è vero che quella comunità intellettuale che si raccoglie intorno al Manifesto esiste ancora, mentre quella comunità politica che percepiva se stessa come il fine è stata spazzata via dalla storia, anche se a volte, carsicamente, la tentazione riaffiora.
Aveva un'ironia penetrante e fulminante. Ricordo che mentre dopo un pranzo parlavamo di politica ed economia mi interruppe chiedendomi: "ma tu Schumpeter lo hai letto per davvero o sei un orecchiante", al ché smisi di parlare. Poi lo avrei rincontrato in futuro, ma più in versione di nonno che di intellettuale, e avrei trovato fuori luogo qualsivoglia ammiccamento all'attualità o allusione politica.
Parlato ha dato davvero tutta la vita per il suo ideale, non veniva da una famiglia aristocratica, non aveva seconde case a Parigi e, pur abitando a Roma nel rione Monti non strombazzava ai quattro venti le sue vacanze a Stromboli.
Non ha accumulato tesori sulla terra ma una messe infinita di relazioni autentiche.
di Giorgio Benigni