Ricordo di padre Sorge

Lunedì, 2 Novembre, 2020

Un ricordo di padre Sorge scritto per il nostro sito da Chiara Tintori, autrice con lui dell'intervista “Perché il populismo fa male al popolo”, Edizioni Terra Santa. Sempre con la stessa editrice uscirà postumo, ai primi di dicembre, “Perché l'Europa ci salverà. Dialoghi al tempo della pandemia".
 

“Ma come faceva?”
Molte volte, al termine delle nostre telefonate e degli scambi mail mi domandavo come facesse, a 91 anni, ad essere così lucido, sintetico, profondo.
Non sono riuscita a trovare altra risposta che nelle sue radici in Dio. La sveglia alle 3.30, l’Eucarestia e la Parola a fondamento delle sue giornate e poi via a immergersi nella rassegna stampa quotidiana. Un gesuita immerso nella storia del suo tempo, qualunque tempo.
Dopo la formazione, Roma, Palermo, Milano e infine Gallarate. Era tornato dove aveva cominciato da giovane gesuita gli studi filosofici, all’Aloisianum. Qui era “eremita” da febbraio di quest’anno a causa del Covid; eppure anche in questi mesi mai una parola fuori luogo, mai un lamento. Piuttosto si era attrezzato per le videochiamate e per le dirette via social. Padre Sorge passeggiava nel mondo con una leggerezza straordinaria.
La leggerezza è stato un tratto distintivo dello sguardo con cui osservava la realtà sociale, politica ed ecclesiale. È agilità, non superficialità; la leggerezza è quella predisposizione che lo faceva essere in pace, sempre e comunque, qualunque cosa accadesse.
Durante una telefonata a metà agosto, cominciai con la domanda di rito “Con questo caldo come va?” “Eh si sente, ma si sopporta” rispose lui. “Per forza, si prende quello che viene.”
“Non per forza, ma per amore”. Eccomi spiazzata, come spesso accadeva nei dialoghi con lui.
La leggerezza lo portava ad essere anche molto ironico, pure su se stesso. L’umorismo era per lui la quarta virtù e non c’è stata telefonata in cui, molto spontaneamente, non ci prendessimo in giro, con grande serenità e libertà.
La libertà che lo ha contraddistinto gli ha permesso di prendere la parola in modo preciso e profondo sui nostri tempi; la libertà gli ha permesso di denunciare il populismo come cancro della democrazia, di appellarsi all’Europa come ancora di salvezza nel tempo presente, di incoraggiare la Chiesa affinché attuasse il Concilio, senza esitazione. La libertà dei 90 anni gli ha permesso di esprimere giudizi su politici, uomini di governo, personaggi pubblici con grande senso di responsabilità e distacco, al tempo stesso.
Leggerezza, libertà e stupore. Era capace di meravigliarsi davanti a qualunque cosa succedesse. Quello stupore che sapeva valorizzare gli imprevisti, che rimetteva tutto nelle mani della Mater Divinae Gratiae, alla quale aveva dedicato tutta la sua vita.
Leggerezza, libertà e stupore sfociavano in una speranza contagiosa, che ciascuno potesse fare la propria parte perché questo nostro mondo assumesse dei connotati più umani ed evangelici.