Quello scomodo giudizio sul liberalismo

Giovedì, 14 Gennaio, 2021

Sul rapporto tra magistero della chiesa e ideologie politiche, un recente intervento del prof. Dino Cofrancesco, noto studioso del liberalismo, pone in discussione l’impostazione culturale di papa Francesco. In “L’Occidente illiberale di papa Bergoglio”[1] illustra una riflessione che è opportuno considerare: anzitutto per l’autorevolezza dell’autore[2], ma anche perchè la (apparente) logicità del discorso ne farà facilmente materia di divulgazione utile a sviluppare quell’accusa di “papa comunista” (o magari di capo del complotto del Nuovo Ordine Mondiale), ricorrente negli insistenti attacchi a Francesco e alle sue encicliche Laudato sì e Fratelli tutti. Un’accusa chiaramente di comodo, ma efficace sul piano propagandistico, utile a distrarre dai nodi reali dello sviluppo e della convivenza umana.

Il testo è chiaro e ben congegnato, muovendo da una dichiarazione di simpatia verso il papa, considerato come uno che “dice quello che pensa” e sinceramente sofferente per i mali del mondo, per passare però poi a segnalare le simpatie di Bergoglio per Peron, Castro, Chavez, Maduro e il suo disagio verso i capi delle potenze occidentali ed in particolare degli USA. Già questo secondo passaggio appare piuttosto strano (per non dire fazioso) perchè volto a classificare politicamente il papa (operazione invero piuttosto complicata, data la natura del suo ministero). In ogni caso sono numerose le prese di posizione di Bergoglio contro i regimi autoritari (anche latino-americani) ed è ben nota la sintonia (almeno parziale) verso il presidente Obama, le istituzioni europee e leader come Angela Merkel (tutti certamente operanti nell’ambito del sistema politico liberal-democratico), mentre è altrettanto palese la sua distanza dalle scelte e dallo stile di Trump (che certo non si può considerare un campione dei valori della liberal-democrazia e del dialogo internazionale).  Per contro, la vicenda della mediazione vaticana tra USA e Cuba offre una piena conferma che la strategia del dialogo può funzionare quando interlocutori, anche assai distanti tra loro, si pongano onestamente in una prospettiva di costruzione della pace.

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[2] Dino Cofrancesco è professore emerito di Storia delle dottrine politiche, presso l’Università di Genova; al suo attivo numerose pubblicazioni su liberalismo e federalismo, su Tocqueville, Mill, Hamilton, Spinelli, collabora a numerose riviste e centri studi.