Piccolo mondo antico

Martedì, 16 Settembre, 2025

L’occasione del vertice di Pechino dei primi di settembre (SCO), con le polemiche interne per la presenza di un esponente della sinistra italiana, mi hanno fatto riflettere su quanto sia rimasta indietro la nostra politica. Fra ideali progressisti e democratici e sterzate a destra, il residuo di ideali di tutte le forze politiche sembra ormai appartenere al passato, che non ritorna più. 

L’utopia comunista e socialista, l'ideale dello stato liberale che non s'impiccia degli affari delle persone ed il popolarismo democratico sturziano sembrano ormai lontani nel tempo, di fronte ad un mondo che pensa ad “altro”.

Nell’”altro” ci sono nuovi e vecchi totalitarismi che hanno riposto nella forza delle armi la soluzione alle minacce di sicurezza interna ed esterna degli stati (presunta/reale?).

La politica domestica dell’occidente è impegnata, invece, a difendere a tutti i costi la supremazia economica conquistata in questi decenni di pace e libertà, ma ora minacciata da incomprensioni reciproche e dai pericoli derivanti dalle guerre in corso alle porte dell’Europa.

Improvvisamente la pace economica e militare in Europa sembra essere messa in pericolo ed il riarmo diffuso si adatta ai nuovi tempi.

Dove sono finite la politica e il dialogo internazionale?

E gli ideali che hanno animato la sconfitta del nazifascismo sono ancora attuali?

Alla luce dello scenario internazionale e dei nuovi “beni” ambiti dalle nuove società (leggi: egoismi), la risposta sembra proprio di no.

Che fare?

Sembra proprio che bisogna reinventarsi “cose nuove”.

Ma una cosa è comune in questa situazione: la supremazia dello stato che prevale su tutto e su tutti, dimenticandosi dei cittadini e della democrazia.

Quindi è un tempo, nel mondo, di tendenziale abbandono della democrazia e della volontà popolare, perché anche i sistemi tradizionalmente democratici sono tentati di accentrare i poteri di governo, superando la tripla ripartizione di garanzia e di equilibrio: esecutiva, legislativa, giudiziaria.

Tutto questo deve allora spingerci a rafforzare il nostro ordinamento democratico, perché gli autoritarismi (la storia lo insegna) sono sinonimo di avventure distruttive pericolose e senza ritorno.

La forza della nazione, infatti, sta nella sua capacità di convivenza e nel rispetto dei diritti di ogni suo cittadino che, posto nelle migliori condizioni di laboriosità, dà il meglio per il progresso della propria comunità.

Con tutta umiltà, le ideologie politiche del nostro tempo dovrebbero fare tutte un passo indietro e ricordarsi che l’unica strada davvero importante è attuare (non riformare) la Costituzione democratica basata su principi di libertà, costata il sacrificio di milioni di persone che combatterono per gli ideali in essa finalmente stabiliti.

Naturalmente permangono le aspirazioni legittime di tutti i gruppi sociali (vera anima della democrazia), che assumono sempre di più connotati di “movimentismo”, quindi aperti alle novità della base; ma occorre aprirsi anche a nuovi scenari per la salvaguardia dell’umanità. Più che a modelli predefiniti, oggi difficilmente realizzabili nella società interconnessa ed in trasformazione, i partiti, tradizionali organi di formazione del consenso, dovrebbero indicare prospettive di convivenza tra i popoli, uniti sempre più da destini comuni: ambiente, tecnologie planetarie, migrazioni, risorse comuni.

Chi governerà il futuro: le macchine, l'intelligenza artificiale o il potere distruttivo delle armi?

Gli uomini hanno ricevuto da Dio il dono della sapienza, “… e furono salvati per mezzo della sapienza” (Sap 9,18).

S’abbandonino, allora, le fredde idee del nostro tempo, corrose da una mentalità individualista e da un progressismo consumistico, e si aprano spazi di condivisione culturale e di promozione della vita umana, in cui assume senso vivere insieme e organizzare le istituzioni.

Da uomini e donne del nostro tempo, dobbiamo volerlo, vogliamo sperarlo, con idealismo e libertà, rispettosi di tutti.

Nel “piccolo mondo antico” del nostro recente passato albergavano ideali di libertà e indipendenza, che spingevano ad opporsi a regimi stranieri o autoritari. Oggi ci si accontenta di avere gli scaffali dei supermercati di tutto il mondo ricolmi di ogni bene e novità e ci si preoccupa meno della propria comunità, del destino comune, del vero benessere della persona, delle reali condizioni di vita in cui la macchina tecnologica ci sta trascinando, con pericoli dappertutto: nei cantieri di lavoro, nel web, per le strade, con la corsa di mezzi impazziti e schegge di persone violente.

Naturalmente la spinta del progresso richiede condizioni di massima efficienza e marginalizza coloro che incontrano difficoltà per l’età o la malattia, suggerendo facili soluzioni di disimpegno dalla vita e dalla responsabilità.

Quale via? Quali idee per l’immediato futuro?

Sarebbe presuntuoso indicare il da farsi. Ma ci sono tante riflessioni in campo.

A partire: dalla recente dottrina sociale della Chiesa, che punta alla salvaguardia del creato secondo una visione ecologica integrale della persona e dei rapporti sociali; dalle proposte di relazioni stabili tra i popoli di tanti gruppi sociali che “si preparano … alla pace”; da una visione dell’economia che non si limiti a  sfruttare il mercato, ma lo renda compatibile e bilanciato con i bisogni di una popolazione sempre crescente, variamente servita e potenzialmente generatrice di benessere per tutti; da politiche sociali che favoriscano le donne in tutti i ruoli che la vita richiede, verso una sana crescita della società.

Gli schemi predefiniti (i programmi) di tutte le forze politiche devono certo contenere indicazioni per orientare gli elettori, ma essi siano sempre aperti ai reali bisogni dei cittadini e non a riferimenti ideologici del passato, che con granitica certezza proponevano apparati crollati ormai irrimediabilmente.

Infine, interrogata l’intelligenza artificiale, su questo tema, essa propone:

  • Strutture decentralizzate, con l’obiettivo di far prendere decisioni a coloro che ne saranno effettivamente coinvolti, aprendosi, però, esse ad un’arena globale secondo i principi democratici di trasparenza, partecipazione, rappresentanza, superando in questo modo le ideologie nazionali;
  • Una diplomazia computazionale per realizzare soluzioni concrete a problemi globali;
  • Pratiche simultanee di cooperazione multilivello: comunali, statali e globali, col riconoscimento così dell’interconnessione tra livelli decisionali;
  • Il coinvolgimento della destra politica sul cambiamento climatico, attivabile con il messaggio giusto;
  • Un dialogo costante tra le organizzazioni internazionali e gli orientamenti ideologici partigiani, che spesso influenzano la percezione di legittimità di tali organizzazioni, al fine di costruire istituzioni globali che funzionino davvero.

Quest’ultimo approccio è un segno dei tempi e saggiamente in conclusione AI suggerisce testualmente: “Il crollo delle ideologie tradizionali non significa la fine della politica, ma richiede una nuova politica, fondata su sfide concrete, partecipazione diffusa e governance agile e multilivello … capace di superare la polarizzazione”.

Il recente Libro bianco di Argomenti2000 “Il futuro è equità. Un libro bianco per l’Italia” (Cittadella editrice, 2024) può essere uno strumento aperto per affrontare queste sfide.