Oggi più di ieri: le donne e l'8 marzo

Martedì, 8 Marzo, 2016

Oggi più di ieri. E’ la promessa di un amore che prende forza dal tempo e che i giovani di qualche decennio fa facevano incidere, secondo la moda di quegli anni, nei gioielli delle loro fidanzate. Un motto che viene utile per oggi, festa della donna 2016, per dire che, sebbene siano state tante le conquiste ottenute nel campo dei diritti e delle pari opportunità, non è venuto ancora meno il senso di questa giornata e che oggi, come e forse più di ieri, non possiamo permetterci di indietreggiare nell’impegno in questo campo. I perché di questa necessaria vigilanza e promozione dei diritti delle donne li possiamo apprendere, ancor prima che dalle seppure utilissime analisi sociologiche ed economiche sulla condizione delle donne nel nostro Paese e nel mondo, dalle storie di vita concreta, vicina e lontana, che ci raggiungono ogni giorno. Così ci parla la storia di Elisabetta che, alla firma del primo contratto da impiegata di piccola azienda, dopo anni di disoccupazione, sa che avrà una paga minore di quella che avrebbe ottenuto un collega maschio, ma che questa è la regola e nessuno la contesta, si può solo prendere o lasciare. Così parla la storia di Rita, nuovamente incinta poco dopo il rientro al lavoro dalla sua prima gravidanza, che non ha coraggio di comunicarlo al suo capo, memore delle pesanti lamentele ascoltate la prima volta e paurosa di eventuali vessazioni.

Così ci parla la storia di Angela, a cui lo slittamento dell’età pensionabile non consente né di accudire i genitori né di aiutare il figlio e la nuora, disoccupati e in attesa di un secondo bambino.

Ma di questo ci parla anche la troppo lunga e mai esaurita trama delle storie di donne violate, impaurite, minacciate; quotidiane vittime di una volontà annientatrice, ripetuta e meditata, o delle barbare leggi che regolano le tante mafie di questo Paese.

E’ molto lunga la fila dei nomi e dei racconti che parlano di disuguaglianze, di diritti da difendere, di ostacoli da rimuovere. In un Paese dove la crisi ha inciso pesantemente per anni nel tessuto sociale ed economico e dove, nonostante le rassicuranti letture degli analisti di governo, la ripresa non è ancora un fattore di massa e il welfare sempre più oggetto di tagli, abbattere i divari di genere in tutti i campi per promuovere pari opportunità, maggiore accesso delle donne alle professioni, sostegno alla maternità, ecc, non dovrebbe essere essere percepita solo come policy finalizzata ad incrementare il livello di civiltà e cercare di risalire le classifiche dei Paesi meno attenti alle donne. Politiche di genere finalizzate ad una maggiore occupazione femminile e ispirate ad un approccio integrato tra lavoro e welfare, dovrebbero, invece, costituire il passo determinate verso una exit strategy complessiva, promossa e garantita da strumenti legislativi e non,  in grado di alleggerire i freni della ripresa.

Se, nonostante la diffusa consapevolezza circa l’importanza di tali politiche, specialmente in tempo di crisi, esse non sono ancora priorità dei governi di questo e di altri Paesi, allora oggi più di ieri questa festa ha senso per non smettere di vigilare e di chiedere passi avanti in questo mai scontato percorso.