La sottile linea nera

Giovedì, 21 Ottobre, 2021

È trascorsa già più di una settimana dai fatti di Roma che hanno allarmato molti e molti hanno esaltato, che molti hanno coinvolto e molti hanno lasciato indifferenti. Il mondo politico sembra essere in fermento, diviso tra quanti, giustamente preoccupati, chiedono già lo scioglimento di quelle aggregazioni che apertamente si rifanno al fascismo, e quanti, assai meno preoccupati, si limitano a ripetere la cantilena della condanna di ogni forma di violenza, sia che abbia origine nella cultura della destra che in quella della sinistra. Ovvietà! Credo che l’arretramento politico delle forze sovraniste negli Stati Uniti d’America e in altre parti del mondo sia una delle cause più significative dell’innalzamento del livello di violenza esercitato in Italia da minoranze sociali e politiche, impegnate a contestare il Governo nazionale inserendosi nella variegata galassia “no vax”, in questo tempo concentrata a contestare l’obbligatorietà del “green pass” nell’ambito lavorativo pubblico e privato. Ricercare legami sottili tra eventi, individuare relazioni di causa ed effetto osservando i fatti di cronaca, scorgere connessioni tra vicende che accadono in luoghi geograficamente lontani è esercizio di discernimento cui non è possibile rinunciare se si vuol provare a capire, comprendere la complessità del nostro tempo. Una complessità che si presenta spesso come una matassa di fili intrecciati, molti dei quali sono solo esteriorità colorata che serve solo a celare, nascondere quell’unico filo che rappresenta il cuore della matassa perché ha un inizio e pure una fine. Districare una matassa, senza voler imitare il gesto mitologico e risolutore di Alessandro Magno, non è semplice.

Tuttavia, esercitando la virtù della pazienza, è possibile, allentando la trama della matassa, intuire l’intrecciarsi dei fili e scorgere il filo “portante” che tutto avvolge attorno a sé e tutto avviluppa e sostiene con il suo aggrovigliarsi e mimetizzarsi. Esiste, mi sembra, una matassa di fili culturali e politici, forse anche economici, che tiene insieme un universo complesso di sensibilità e, potremmo dire, ideologie che trovano sintesi nelle spinte anche violente, esercitate da forze aggregate, finalizzate soprattutto alla destabilizzazione delle democrazie. Cosa abbiamo dedotto dalla vicenda drammatica di Capitol Hill? Quali tracce di connessioni tra fatti abbiamo intuito in un evento tanto inatteso quanto paventato? Certamente che il detonatore dell’attacco al simbolo del potere democratico statunitense trovava origine nella sconfitta elettorale del Partito Repubblicano: più ancora nella sconfitta elettorale del Presidente Trump. Una sconfitta non riconosciuta per un tempo troppo lungo e indicata come linea invalicabile oltre la quale il popolo del leader non sarebbe dovuto andare. Una sconfitta narrata come frutto dell’azione di poteri forti “altri”, avversari ostinati e irriducibili del buon governo repubblicano di Trump, l’unico veramente capace di fare gli interessi degli Americani. Ecco relazioni facili da cogliere, forse anche troppo facili. Quanto è avvenuto a Roma ha lo stesso sapore amaro della vicenda statunitense.

All’orizzonte l’arretramento elettorale: questa volta non soltanto in Italia, ma anche in tutta l’Europa. Arretrano i sovranisti, ma sale il livello della contrapposizione. Si passa dal verbale sempre più arrabbiato dei social e della televisione all’esercizio della violenza nelle piazze. Dietro, una regia che tutto sembra organizzare e gestire. La matassa pare ancora una volta emergere non soltanto tra le pieghe della cronaca europea, ma anche di quella italiana, anzi questa cronaca sembra assumere le sembianze della matassa: groviglio di inestricabili intrecci di fatti, eventi, inconfessabili segreti. La matassa ha in sé l’ordinario potere di nascondere e di mostrare come vero ciò che è falso. Il capo del filo che si mostra all’occhio distratto non porta da nessuna parte: è la strada di un vuoto cercare. Eppure il filo che sbroglia tutto esiste: è il nerbo stesso della matassa. Fili che avviluppano il Parlamento Europeo per mettere i crisi le Istituzioni europee e la rafforzata idea di unità tra gli Stati membri che dalla gestione politica della pandemia ha preso forma. Fili che intrecciano il sentimento mai sopito di antipolitica che, se pure in parte disarticolato, alberga in larghi strati sociali.

Fili che attraversano la rabbia scomposta di quanti hanno in disprezzo la democrazia ed i valori che essa propugna. La matassa che emerge dai fatti di Roma sembra sbrogliarsi solo a guardare alle recenti acclarate connessioni internazionali tra gruppi politici e paramilitari di ispirazioni nazi-fascista; alla netta condanna, da parte delle forze politiche del Centro-Destra italiano, dello squadrismo che le piazze della protesta vuole egemonizzare e organizzare in senso violento. Da questa matassa emerge non una “sottile linea rossa” che, come vedeva Kipling, racconta di soldati eroi impegnati nella Guerra di Crimea, ma una “sottile linea nera”. Il nero: il colore che hanno i muri, tutti i muri che vogliono escludere e separare come quelli che ben 12 Stati europei vogliono costruire in chiave anti-migrante: Il nero: il colore che hanno le culture che attentano alla destrutturazione dell’Unione Europea e inneggiano a sovranismi, a nazionalismi che, guardando alla nostra contemporaneità, sono anacronismi storici.