La quotidianità della memoria, tra storia e coscienza civile

Martedì, 15 Febbraio, 2022

Siamo in piazza a preparare l’incontro per il Giorno della Memoria, sta arrivando gente, ragazzi un po’ emozionati con i loro genitori e gli strumenti musicali per accompagnare la commemorazione dei deportati nei lager. Osservo il cielo di un azzurro limpido, mentre da un sole splendente viene un imprevisto tepore. Tutto stride  con l’atmosfera grigia, piovosa e gelida dei campi. Poco dopo, accanto alla ‘pietra d’inciampo’ di un giovane deportato, uno studente legge i nomi degli ebrei catturati in città e spediti via sui carri bestiame; ad appena cinque metri di distanza alcune persone chiacchierano tranquillamente al tavolino del bar, del tutto indifferenti a quanto si sta svolgendo. Anche quando il rappresentante della comunità ebraica ed il vescovo cattolico introducono una preghiera. Un’apparente serenità e una palese contraddizione, che va ben aldilà del dibattito storico o delle polemiche dei negazionisti. L’oratore ricorda la crescita impressionante di quanti in Italia pensano che la shoah non sia mai accaduta.

 

Una verifica sul Giorno della Memoria

Dopo 21 anni dalla legge che ha istituito il Giorno della Memoria, siamo a chiederci il senso di questo appuntamento civile e religioso, la sua opportunità e utilità. C’è chi scrolla la testa deluso, quasi a dire che – nonostante tante iniziative – il razzismo e l’antisemitismo sono cresciuti. E chi obietta che – senza tante iniziative – staremmo messi peggio. Nel pieno di una nuova ondata pandemica – osservano altri – perché  soffermarsi ancora su vicende lontane e cariche di altre sofferenze, perlopiù incomprensibili?  Obiezioni non prive di senso, che sollecitano una reazione.

Mai come oggi, appare indispensabile attivare la coscienza personale e la memoria storica collettiva intorno a questioni che hanno segnato profondamente la vita italiana ed europea, non solo sul piano politico, militare, socio-economico, ma più profondamente culturale ed esistenziale. Senza dimenticare gli effetti devastanti che Auschwitz (ed il processo che ad esso ha condotto) ha avuto sulla stessa esperienza religiosa, ebraica e cristiana anzitutto (ma non solo).

 

Il nodo dell’Indifferenza e la Perdita di Memoria

Infatti, l’indifferenza – che non riguarda solo la shoah ma sembra coinvolgere tutti i grandi fenomeni sociali e politici recenti e attuali – si lega ad una questione cruciale: si registra una perdita di memoria di quanto è stato, sempre più accentuata non solo per la progressiva scomparsa dei testimoni diretti, ma anche per una diffusa noncuranza o ignoranza della storia, quando non di una sua mirata manipolazione. Da qui una diffusa confusione sulle cause, sulle idee e sulle conseguenze di quello che furono la persecuzione, la deportazione, la schiavizzazione e lo sterminio di milioni di uomini, tra cui migliaia di italiani, ebrei, oppositori politici, partigiani, soldati, omosessuali, disabili, testimoni di Geova, zingari, persone prese e a caso. Si dimenticano le radici violente dei regimi totalitari, che non a caso condussero alla guerra e alla autodistruzione di interi paesi. Nel contempo fascismo e nazismo tornano ad affascinare. E questa tendenza, d’altro lato, si intreccia con l’indifferenza verso le attuali situazioni di povertà, emarginazione, migrazione, discriminazione, spesso collegate a guerre e ingiustizie sociali, che la pandemia ha accentuato.

Di fronte a questi fenomeni, al fine di promuovere un atteggiamento costruttivo e concreto verso il comune futuro, occorre far leva sull’azione che la scuola, le istituzioni pubbliche, l’associazionismo possono svolgere: senza il lavoro formativo dei “corpi intermedi”, a cominciare dalla famiglia, è impossibile trasmettere il senso di una memoria collettiva, passaggio ineludibile se si vuol favorire una cultura e una convivenza corrispondenti ai principi costituzionali.

Tra Oblio, rabbia e manipolazione

Il richiamo alla memoria e alla storia non deve significare una chiusura nel passato, ma la coscienza di farne parte. E ciò può aiutare ad affrontare un presente fragile e un futuro incerto. Ci può aiutare proprio in una fase in cui rabbia, confusione e manipolazione operano con forza sulla mentalità delle persone, al punto da stravolgere i dati di realtà, come di recente accaduto con assurdi richiami e analogie con i lager e la Resistenza. Il passato del nazifascismo e dei totalitarismi sembra tornare in diverse forme, anche in Italia; sia da parte di chi fa esplicito riferimento a quelle tragiche esperienze ideologiche e storiche (ed è una minoranza), sia da parte di quanti ne hanno assimilato i contenuti in forme diverse, sia anche da parte di chi confonde le acque (più o meno consapevolmente) magari paragonando ad Auschwitz i provvedimenti sanitari contro il covid, o scambiando i vaccini con gli esperimenti del dott. Mengele, … più in generale con l’uso violento del linguaggio. C’è una fascinazione di questa violenza e delle ideologie che la giustificano che tocca tanti. E l’uso dei “linguaggi ostili” e la diffusione dei complottismi ne sono spie evidenti.

 

Che cosa puo’ servire?

Che cosa ci può servire allora per affrontare questa partita decisiva per il futuro (e non certo per l’imbalsamazione del passato, come osservano quanti criticano la retorica in cui anche il Giorno della memoria può cadere) ? 

C’è un piano etico e religioso che riguarda la formazione delle coscienze sui valori connessi alla fondamentale dignità degli esseri umani: qui i riferimenti sono molteplici, basti il richiamo alla “Fratelli tutti” e al primato della coscienza. Come afferma Liliana Segre: “Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare“  

C’è un piano istituzionale, che discende dai principi costituzionali, base comune per la convivenza civile di una società pluralista e democratica: principi che devono riprendere vitalità nel tessuto concreto delle istituzioni che quotidianamente impattano sulla vita delle persone, dalla scuola al sistema sanitario, dall’organizzazione socio-assistenziale alle norme che regolano il mondo del lavoro e della finanza, … Consapevoli che la formazione della coscienza passa non solo tramite le lezioni, le omelie, gli incontri di gruppo e i convegni, ma – potentemente – attraverso il vissuto e le relazioni quotidiane nei vari ambienti di vita.

C’è infine (ma è a nostro avviso assai importante) un piano storico, che deve fornire una base solida e documentata di conoscenza, tanto più efficace se riesce a connettere i fenomeni generali con la dimensione locale. Una ricerca, quella storica, che – nella pluralità legittima degli approcci – non può esimersi da una preoccupazione di correttezza scientifica e di divulgazione coerente. Infatti registriamo una crescente divaricazione tra le “conquiste della ricerca” (che ci offrono negli ultimi decenni una dovizia di elementi di conoscenza e giudizio), le proposte didattiche (che si sono arricchite di molteplici strumenti, ma stentano a connettersi con l’educazione civica e a strutturarsi in percorsi non occasionali)  e quanto “passa” a livello popolare, sui media, nello stesso dibattito politico, tanto spesso scaduto in semplificazioni e manipolazioni, fasulle e dannose. 

 

Cura della Memoria e Conti col passato

La comprensione del nostro passato, questa “cura della memoria” e della sua attualità, se per un verso passa attraverso la conoscenza storica, ha bisogno poi di un ritorno su piano civile e politico, così da poter divenire coscienza diffusa. Quando si dice che “occorre fare i conti col nostro passato” (si pensi al fascismo, alle leggi razziali, al colonialismo, alle vicende del fronte orientale, …) non ci riferiamo semplicemente al lavoro di alcuni specialisti (peraltro indispensabili) ma ad un “magistero civile” capace di divenire consapevolezza diffusa nei cittadini. Da questo punto di vista proprio gli interventi del Presidente Mattarella in occasione del Giorno della Memoria offrono una lucida indicazione e molteplici spunti, da conoscere e diffondere.

Non siamo certo per uno “stato etico” che rischia la deriva totalitaria, bensì per una sana laicità dello stato; ma questo non significa trasformare le istituzioni e lo stato stesso in qualcosa di asettico, di pseudo-neutrale, di vuoto e disponibile a qualunque soluzione. I principi e i valori costituzionali hanno un ben chiaro orientamento, un bel “pieno” di significati vitali.

 

La lezione dei Totalitarismi, tra Memoria e Speranze

Proprio l’esperienza storica ci illustra come, attraverso la memoria, una società selezioni i propri valori di riferimento, le radici su cui costruire la convivenza, le regole dello stare insieme. E come la dimenticanza di ciò favorisca sovente l’irruzione di altri “valori” (o presunti tali) che, invece di innestarsi sulle buone radici e portare frutti nuovi e diversi, fa piazza pulita del passato, nella pericolosa illusione di “creare l’uomo nuovo”. Questo ha prodotto ideologie totalitarie, la cui forza violenta ha ridisegnato il mondo, ma solo provvisoriamente, per poi finire rovinosamente sconfitta. In un tempo di fragilità e paure come il nostro, ma che come ogni crisi contiene i semi di un futuro nuovo, è forse opportuno ricordare i disastri prodotti ed il tragico fallimento di tali progetti, che con la loro fascinazione paiono talora nuovamente attrarre verso l’abisso.

In conclusione: in questo tempo di confusione culturale la trasmissione della memoria (ed in particolare di quanti con coraggio e sacrificio seppero contrastare tali disumanità) è un veicolo del messaggio di speranza che contrasta il senso d’impotenza spesso ormai radicato nel quotidiano. Importa risvegliare in noi e nelle giovani generazioni il desiderio di ricordare, grazie al quale quello attuale non è percepito come l’unico mondo possibile, ma un mondo che si può rendere migliore.  Come affermava un grande filosofo tedesco, Max Horkeimer, quando ancora non si erano spenti i bagliori  della seconda guerra mondiale: “Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze”.