La politica come servizio per il pieno sviluppo della persona e delle comunità
come ridare speranza ai cittadini marchigiani in questi tempi difficili, ma sfidanti
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I valori (concreti) da cui partire:
L’articolo 3, comma 2 della Costituzione così recita:
“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economici e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Ne consegue che i poteri dello Stato, cioè la politica, devono rendere effettivo tale principio creando le condizioni di equilibrio economico e sociale che consentano a ciascuno di realizzarsi in una pari opportunità di esercizio e godimento dei diritti.
Oggi questo compito “costituzionale” non pare essere ai primi posti nell’interesse della “politica” così come la conosciamo da ormai diversi anni, disinteresse che ha coinvolto l’intero arco costituzionale il quale, se sul versante del centro sinistra ha cercato di mantenere fede a tale principio costituzionale senza però riuscire a garantirlo nella sua concreta azione politica e amministrativa, dall’altra, sul versante della destra attuale, non si pone nemmeno più l’obiettivo di rispettarlo costruendo politiche che, al di là della propaganda, partono dal presupposto che la diseguaglianza sia un dato inevitabile.
Papa Francesco ha rilanciato alla grande questa prospettiva di attenzione alla fragilità in due importanti documenti dandole però non una connotazione assistenziale, ma profondamente “spirituale” e “politica” ; leggiamo infatti nella “Evangelii Gaudium” al punto 199: “Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o in programmi di promozione e assistenza; quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto una attenzione rivolta all’altro considerandolo come un’unica cosa con se stesso”, mentre nella “Fratelli Tutti” al punto 177 dedicato a “La politica di cui c’è bisogno” sostiene che “La politica di cui c’è bisogno non deve sottomettersi all’economia e questa non deve sottomettersi ai dettami e al paradigma efficientista della tecnocrazia … Abbiamo bisogno di una politica che porti avanti un nuovo approccio integrale includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi”-
Oggi, come accennavo sopra, la sinistra (o il centro sinistra che sia) in Italia non è riuscita sempre a cogliere in maniera adeguata, in questi anni, alcune grandi occasioni per rilanciare politiche serie che partissero dall’idea che riequilibrare le diseguaglianze, a partire dal versante della sanità, del lavoro e delle politiche sociali per proseguire con tutto il complesso delle politiche pubbliche, fosse una opportunità da non perdere per dare conto a quella fascia di cittadini più in difficoltà di essere dalla loro parte.
Riassumendo potremo dire che “diversità, uguaglianza e inclusione” sono per noi gli elementi basilari su cui costruire visioni politiche che dobbiamo rendere credibili ed efficaci a quella grande fascia di cittadini “fragili” ormai disillusa sui cui continuano a ricadere le conseguenze delle tante crisi in corso a livello mondiale: crisi climatiche guerre in atto, pandemie, incapacità di gestire i fenomeni migratori, crisi del lavoro, solitudine e paura del futuro.
Si tratta in sostanza di porsi al versante opposto rispetto agli obiettivi del Presidente degli Stati Uniti di contrastare le politiche di “diversity, equity, and inclusion” (DEI), cioè di “diversità, equità e inclusione” ponendo fine ai programmi governativi radicali e dispendiosi in materia di DEI e preferenze.
La politica infine deve riprendere in tutto questo quanto ormai perso dalla fine della prima repubblica: tornare ad essere il luogo di una sana discussione su progetti a lungo termine per lo sviluppo di tutti e del bene comune uscendo dalle secche di aride strategie di marketing che trovano nella distruzione dell’altro la risorsa più efficace.
Da dove partire per dare corpo a questi elementi base per ogni serio confronto politico?
1. Partecipazione: La democrazia richiede un patto implicito tra governanti e governati basato su fiducia, responsabilità e competenza. Se i cittadini cedono alla tentazione di delegare tutto, di cercare risposte facili o di sostenere politici che vendono illusioni, il sistema vacilla. Si tratta quindi di dare corpo a forme serie di “partecipazione” attivando procedure ben diverse da quelle della semplice consultazione; si tratta di arrivare a forme di vera e propria “Amministrazione condivisa” che nulla tolgono alla competenza decisionale del livello politico, ma che presuppongono l’attivazione percorsi di “co-programmazione” prima di arrivare alla sintesi decisionale. Con decreto 72/2021 sono state approvate “linee guida sul rapporto tra pubbliche amministrazioni ed enti del terzo settore” che hanno dato un preciso inquadramento giuridico all’istituto della “partecipazione” quale processo attraverso il quale la PA individua bisogni da soddisfare, gli interventi a tal fine necessari, le modalità di realizzazione degli stessi e le risorse disponibili. Su questo versante la Regione Marche ha approvato la L. R. 31/2020 “Disposizioni in materia di partecipazione all'elaborazione e alla valutazione delle politiche pubbliche” sulla generazione dei processi partecipativi i cui obiettivi sono: Generare una nuova cultura partecipativa; promuovere il ruolo della cittadinanza attiva, dei corpi intermedi, della società civile; aumentare la qualità delle decisioni pubbliche grazie al confronto tra la conoscenza dei saperi tecnici e quella dei saperi comuni.
2. Trasversalità dell’azione politica: la capacità di sintesi politica della componente di governo deve riguardare l’insieme delle competenze ad essa attribuite; gli obiettivi di “uguaglianza, diversità e inclusione” non coinvolgono infatti solo le politiche di welfare, ma anche il sistema economico-produttivo, le politiche territoriali, quelle urbanistiche e ambientali, l’attenzione alle aree interne, la cultura, il turismo, i temi abitativi e la logica edilizia. L’assunto di fondo è che una programmazione territoriale attenta alle relazioni tra tutti i saperi e le politiche sia più efficace ed efficiente di una azione frammentata e spesso contraddittoria. Dobbiamo recuperare quella perdita di visione unitaria che è mancata e manca tutt’ora alla politica a favore di una visione integrata di salute e benessere.
3. Cura del funzionamento della componente tecnico/amministrativa del sistema. Un investimento sul buon funzionamento della componente amministrativa deve tenere conto del ruolo che ad essa assegna la Costituzione evitando così il rischio di diventare fine a se stessa o nel peggiore dei casi di dirottare le proprie energie in direzioni diverse rispetto alla visione unitaria orientata alla “diversità, uguaglianza e inclusione”. La sua ragione di esistenza è infatti quella di trasformare l’istanza ideale individuata dal livello politico in bene concreto per la società, in cura effettiva dei suoi bisogni, in azione materiale con effetto benefico o comunque protettivo per la comunità e i suoi membri. Spetta infatto a questa componente del sistema il compito concreto di assicurare una piena giustizia anche a chi, come nel caso delle persone fragili, non ha la capacità di pretenderla
Cominciamo dalle politiche sociali: gli attuali scenari europei e nazionali a cui fare riferimento
Il social Pillar
Si, noi siamo profondamente europeisti anche se vediamo sempre più questo organismo, nato per allontanare da noi ogni possibilità di nuove guerre, perdere la sua identità. Un organismo che in questi anni, pur tra i tanti limiti ha adottato politiche importanti a livello europeo tra cui qui vogliamo richiamare il “Pilastro europeo dei diritti sociali” approvato nel novembre 2017 nel corso del Vertice sociale per l’occupazione e la crescita eque. Nel documento sono riportati 20 principi e diritti fondamentali raggruppati in tre categorie principali: 1. Pari opportunità e accesso al mercato del lavoro; 2. Condizioni di lavoro eque; 3. Protezione sociale e inclusione. L’impegno assunto dai leader del 27 stati membri si basa sui principi di crescita sostenibile, di promozione del progresso sociale ed economico, di coesione e di convergenza, rispettando al contempo l’integrità del mercato interno. Ne emerge l’idea di una Unione Europea che tiene conto della diversità dei sistemi nazionali e del ruolo fondamentale delle parti sociali; che promuove la parità tra donne e uomini e i diritti e pari opportunità per tutti; un’Unione che lotta contro la disoccupazione, la discriminazione, l’esclusione sociale e la povertà. Una Europa così va difesa da ogni tentativo di distruzione sovranista o da logiche belliche prive di ogni riferimento ad una seria e condivisa politica estera. L’unione Europea sta impegnando importanti risorse trasferite agli Stati aderenti sul sistema delle politiche sociali e in particolare sul contrasto alla povertà dal 2018
Le missioni 5 e 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si sviluppa introno a tre assi strategici condivisi a livello europeo: Digitalizzazione e Innovazione, Transizione ecologica, Inclusione sociale a loro volta articolati in sei Missioni strettamente collegati tra loro. L’obiettivo indicato è quello di promuovere una robusta ripresa dell’economia europea all’insegna della transizione ecologica, della digitalizzazione, della competitività, della formazione e dell’inclusione sociale. Una modalità profondamente trasversale in cui i temi dell’inclusione non vengono considerati componente residuale, ma indicatore di sviluppo. Il Piano inoltre include 134 investimenti e 63 riforme, per un totale di 197 misure ripartite sulle 6 missioni. Le missioni 5 e 6 riguardanti “Coesione e inclusione” e “salute” si propone da una parte di rafforzare il ruolo dei servizi sociali territoriali come strumento di resilienza dei cittadini in difficoltà e dall’altra di combattere le disparità territoriali nell’erogazione dei servizi sociosanitari in termini di prevenzione e assistenza sul territorio; tanto ci sarebbe ancora da fare non solo sul versante delle persone anziane, ma anche sulla tutela della salute mentale o sui Consultori e sulla rete della domiciliarità e altro. Questioni completamente saltate dalla attuale amministrazione regionale. Le leggi di riforma prevedeva come obbligatorie nelle due missioni sopracitate missioni la legge quadro sulla disabilità (legge 227/2021) e una legge delega di riforma dei servizi per l’anziano non autosufficiente entrambe adottate anche se quasi completamente disattese (Legge 33/2023). Sul versante più propriamente sanitario il Piano prevede reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale e rete nazionale della salute, ambiente e clima da realizzare attraverso le Case della comunità per la presa in carico delle persone, i servizi domiciliari e le centrali operative Territoriali. Indicazioni poi riportate in due importanti decreti adottati dal Ministro della Salute (il DM 77/2022 sull’assistenza territoriale e il DM 70/2015)
Gli interventi di sostegno al reddito
La situazione è riassumibile così: il Rei (Reddito di Inclusione) prima e il Reddito di cittadinanza sono state esperienze sicuramente impotranti, ma nel caso del Rei ci si è mossi con grande lentezza e poca disponibilità finanziaria, nel caso del Reddito di cittadinanza ci si è mossi invece con una maggiore disponibilità finanziaria, ma con un sistema organizzativo e di controllo estremamente fragile. Oggi l’attuale governo ha approvato il Reddito di Inclusione i cui servizi di supporto non sono più nemmeno considerati Livelli essenziali.
Il riordino del sistema sociale e sociosanitario in Italia
E’ in corso una riorganizzazione complessiva del sistema nazionale delle politiche sociali sostenendo il rafforzamento degli Ambiti Territoriali Sociali i quali in molte situazioni si sono trovati a non riuscire a spendere i fondi che in questi anni sono stati loro trasferiti in quantità molto importanti come non accadeva da tempo. Ci sono Comuni in Italia che ancora non hanno utilizzato per intero l’annualità 2018 del Fondo nazionale(ed europeo) di contrasto alla povertà considerato che entro breve arriverà l’annualità 2025. A causa di tutto questo si è creata una situazione paradossale di Comuni/ATS con importantissime disponibilità finanziarie per il sociale a loro disposizione e non spese e Distretti Sanitari più organizzati, ma senza soldi. Tutto questo a scapito degli oltre cimque milioni di cittadini in situazione di povertà assoluta.
I Livelli Essenziali delle Prestazioni Sociali
Occorre infine centrare l’attenzione verso l’istituzione e il finanziamento dei Livelli Essenziali Sociali (LEPS) che finalmente dopo 25 anni hanno cominciato ad essere definiti, almeno sulla carta, da parte del governo centrale competente in materia. Livelli essenziali ancora “non esigibili” purtroppo anche per la mancanza di una adeguata analisi dei costi, dei fabbisogni standard e dei relativi finanziamenti i quali, questi ultimi, più che essere assenti (perché fondi ce ne sono), sono estremamente frammentati; mentre la sanità gode di un fondo unico finalizzato al finanziamento dei LEA che annualmente viene trasferito alle Regioni le quali poi le trasferiscono alle aziende sanitarie (fondi però in continua riduzione), le politiche sociali fanno riferimento a quasi seicento Ambiti territoriali Sociali individuati dallo Stato come responsabili della implementazione dei LEPS, che si trovano a gestire annualmente non un fondo unico, ma quasi trenta fondi differenti per quantità, tempistica di trasferimento, obiettivi, modalità di rendicontazione e così via. Le Regioni avrebbero occasione di operare sia al proprio interno ib collaborazione con ANCI, ma anche a livello nazionale nelle sedi preoste al dialogo tra istituzioni (Conferenza unificata)
Che fare? la situazione marchigiana sul versante sociosanitario, sociale e del lavoro e attività produttive
Le politiche sociali e di inclusione
Le criticità della situazione attuale
Aumentano le disuguaglianze sociali: l'11,6% delle famiglie marchigiane è in condizioni di povertà relativa, il 5,6% è in povertà assoluta e un marchigiano su 10 rinuncia a curarsi per difficoltà economiche; la povertà relativa individuale raggiunge il 17,5%, in sensibile aumento: è il dato più elevato in tutta Italia e l 'ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), nell'ultimo Rapporto nazionale presentato a dicembre 2024, ha evidenziato come le Marche, su povertà e disuguaglianze, hanno progressivamente peggiorato la loro situazione. Molte prestazioni delle cure domiciliari, servizio di livello essenziale e quindi da garantire, non vengono erogate in gran parte della regione ed è evidente una notevole differenza tra servizi nei diversi distretti sanitari: troppo spesso, il ricorso alle strutture residenziali è determinato proprio dall'inadeguato sostegno che ricevono le famiglie Nelle Marche c'è una lista di attesa di 1.911 minori con disturbi di apprendimento o con disabilità per una prima valutazione da parte delle strutture preposte (Unità Multidisciplinari Età Evolutiva); i ritardi sono dovuti soprattutto alla forte carenza di professionalità di cui queste strutture dovrebbero essere dotate: neuropsichiatri infantili, psicologi, pedagogisti, logopedisti, assistenti sociali, fisioterapisti. Questa inaccettabile situazione ha ricadute pesantissime sulla qualità di vita dei minori e delle loro famiglie e comportano in alcuni casi, anche la negazione del pieno diritto all’inclusione scolastica. Negli ultimi due anni diversi fondi regionali afferenti alle politiche sociali (Fondo regionale non autosufficienza, Fondo servizi educativi infanzia, Fondo per le famiglie con persone con autismo) sono stati, interamente o quasi, finanziati con risorse europee che hanno sostituito quelle regionali, destinate altrove. I consultori familiari sono caratterizzati da fortissime criticità, nonostante l'impegno e la professionalità di tutti gli operatori che vi lavorano; è insufficiente il numero di figure professionali (ginecologo, ostetrica, assistente sociale, psicologo, pediatra), solo 24 strutture consultoriali su 66 (36,4%) possono contare su tutte le professionalità richieste. Infine sono centinaia gli alloggi ERAP che necessitano di profonda manutenzione, le procedure di assegnazione sono troppo spesso particolarmente lunghe e rallentate e un numero considerevole di appartamenti rimane inutilizzato; a questa situazione va aggiunto che non sono state stanziate risorse per il sostegno all'affitto, visto il gravissimo taglio del relativo Fondo nazionale da parte del Governo Meloni, che non è stato mitigato in alcun modo dalla Giunta regionale.
Che fare?
- Verificare innanzitutto obiettivi raggiunti o meno dal Piano sociale Regionale 2020-2023 riguardanti in particolare le azioni di sistema: 1. Rafforzamento del sistema degli ATS in termini di capacità gestionali e di programmazione; 2. Rafforzamento del livello di integrazione degli interventi; 3. Consolidamento dei processi di programmazione, progettazione, partecipazione e monitoraggio e controllo; 4 Riordino del sistema dei servizi; 5. Aggiornamento del sistema delle professioni sociali; 6. Istituzione del sistema informativo sociale regionale 7. Supporto alla fase di riprogrammazione della rete dei servizi nelle aree colpite dal sisma; 8. Recepimento della normativa nazionale di riforma del Terzo Settore;
- finanziare misure di promozione dell’invecchiamento attivo ai sensi della Legge Regionale n. 1/2019, "Promozione dell'invecchiamento attivo";
- dare attuazione al Piano nazionale per le cronicità;
- garantire, in presenza di persone con necessità assistenziali importanti, servizi sociali e sanitari a sostegno della domiciliarità, integrati fra loro e con centri semi-residenziali e posti di sollievo, oltre ad adeguati contributi economici;
- ripristinare un adeguato finanziamento regionale a favore degli Ambiti Territoriali Sociali, finalizzato ad affrontare l'emergenza della povertà estrema;
- potenziare, in termini quantitativi e organizzativi, i servizi di valutazione e presa in carico in tutte le aree (disabilità, demenze, salute mentale, anziani non autosufficienti, consultoriali, dipendenze patologiche) definendo, altresì, la dotazione minima di funzionamento;
- promuovere protocolli di collaborazione tra i servizi sociali e sanitari per un’efficace presa in carico delle situazioni complesse e monitorare il funzionamento delle Unità Operative Sociali e Sanitarie (UOSeS) istituite con delibera di Giunta regionale 110/2015;
- potenziare la dotazione di personale dei Consultori, della Salute Mentale, delle UMEE e delle UMEA, delle Unità Valutative per gli anziani non autosufficienti e persone con demenza, delle Dipendenze Patologiche;
- garantire, incrementandone la dotazione, agli Ambiti territoriali sociali, il Fondo indistinto, che permetterebbe di rispondere a quei bisogni del territorio che non possono essere canalizzati in finanziamenti già esistenti;
Lavoro e sicurezza
Le criticità della situazione attuale
La situazione attuale sui temi dell’occupazione è così sintetizzabile: tasso di disoccupazione, a fine 2020, salito all’8,3%; assunzioni diminuite dell’11,9% rispetto all’anno precedente; 18.000 occupati in meno; scadenza del blocco dei licenziamenti col rischio di produrre ulteriori pesanti effetti sull'occupazione.
Il tema della salute e della sicurezza sul lavoro è una vera emergenza anche nelle Marche dove il fenomeno degli infortuni e delle morti sul lavoro continua a colpire sempre più pesantemente; nei primi tre mesi dell'anno 2023, secondo i dati INAIL, nella nostra regione sono stati denunciati 4.083 infortuni che corrisponde al +1,2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A fronte di tutto questo solo il 2,8% della spesa sanitaria è destinata alla prevenzione e gli organici dedicati alle attività di prevenzione e vigilanza di tutti gli Enti a ciò deputati, a partire dall'ASUR, hanno una dotazione organica numericamente non adeguata
Che fare?
Lavoro
- utilizzare in modo più efficace e tempestivo le cospicue risorse dei Fondi strutturali (880 milioni a disposizione nel settennio tra FERS e FSE+) e quelle messe a disposizione con il PNRR;
- incentivare investimenti nei settori strategici a partire dal commercio e dal manufatturiero;
- sostenere soprattutto le piccole e medie imprese nella transizione tecnologica;
- garantire una maggior liquidità alle aziende in temporanea difficoltà;
- facilitare l'accesso al credito;
- supportare i giovani imprenditori nell'acquisizione di quelle competenze necessarie per operare nei settori che hanno più margine di espansione e di crescita, ad alta densità di conoscenza e innovazione;
- ripensare ad un sistema di formazione professionale che assicuri un allineamento tra i reali fabbisogni delle imprese e la formazione attivata sul territorio.
- creare forme di collaborazione più stringenti tra i diversi settori (sociale, lavoro, sanità) per l'inserimento lavorativo delle persone con disabilità, promuovendo altresì un'ampia sensibilizzazione di aziende private ed enti locali; integrare e collegare sempre più le politiche del lavoro, della formazione, dell’istruzione con quelle di welfare”.
- contrastare in ogni modo scelte gravi di delocalizzazioni produttive;
- sostenere le esperienze delle “imprese rigenerate” che consentano di rilevare aziende in difficoltà a cooperative formate dai lavoratori delle imprese stesse;
- prevedere forme di incentivazione all’assunzione stabile dei giovani, promuovendo sempre più l’orientamento, l’inserimento lavorativo dei neolaureati con progetti che coinvolgano le Università, la formazione di nuove competenze, l’alternanza scuola-lavoro;
- potenziare i Centri per l’Impiego;-
- garantire una formazione rispondente alle reali esigenze del tessuto produttivo;-
- incentivare tutti i modelli organizzativi e i progetti che valorizzino il welfare territoriale attraverso un utilizzo appropriato dei Fondi europei per favorire l'occupazione femminile;
- promuovere la parità retributiva di genere;
- promuovere la creazione di piccole e microimprese femminili proprio nei settori in cui la presenza delle donne è più marcata;
- creare forme di collaborazione più stringenti tra i diversi settori (sociale, lavoro, sanità) per l'inserimento lavorativo delle persone con disabilità, promuovendo altresì un'ampia sensibilizzazione di aziende private ed enti locali;
- integrare e collegare sempre più le politiche del lavoro, della formazione, dell’istruzione con quelle di welfare”.
Sicurezza
- Aumentare le risorse per il finanziamento delle attività di prevenzione;
- Incrementare il numero degli addetti alle attività di prevenzione e protezione dai rischi in ambito lavorativo da parte dell'ASUR;
- Definire un Piano mirato di prevenzione e i Piani di prevenzione tematici così come previsto dal Piano nazionale della prevenzione 2020-2025”
Sanità e integrazione sociosanitaria
Alcuni presupposti da rimettere al centro dell’attenzione:
- Stretta integrazione tra competenza politica e la parte burocratico manageriale amministrativa. Il rispetto del principio di distinzione delle competenze richiede una grande crescita culturale, professionale e politica, di entrambe le parti.
- Il rapporto tra le due parti ed il mondo delle professioni e degli operatori deve essere stretto e continui perché ci sia una condivisione delle priorità e dei criteri di scelta tra le diverse opzioni;
- il rapporto con i Comitati di tutela che rappresentano i cittadini e con i Sindacati debbono essere stretti e continui perché ci sia una condivisione delle priorità e dei criteri di scelta tra le diverse opzioni;
- Bilanciamento delle risorse tra i vari macrolivelli assistenziali: prevenzione, assistenza distrettuale, assistenza socio-sanitaria, emergenza territoriale e assistenza ospedaliera.
- riequilibrio complessivo dell’offerta di servizi tra i diversi territori e razionalizzazione della rete ospedaliera di primo livello
- ricollocare al centro della programmazione regionale il ruolo del le attività di prevenzione e promozione della salute
- porre una particolare attenzione alle attività di tutela della salute dei lavoratori e agli screening oncologici che hanno subito una forte battuta d’arresto con la pandemia
- dare spazio alle progettualità nell’area dei servizi territoriali con un approfondimento di tutte le tematiche riguardanti le fragilità
- dare spazio alle progettualità nell’area dei servizi territoriali con un approfondimento di tutte le tematiche riguardanti le fragilità con particolare riferimento ad anziani, demenza e Alzheimer, salute mentale, Consultori, Umee e Umea[1])
- progettualità specifiche per le aree interne dando priorità ambulatoriali al fine di rilanciare i percorsi di presa in carico dei pazienti cronici.
- Centrare l’attenzione sugli ospedali territoriali (case della salute o case di comunità) deputati alle prestazioni specialistiche programmate oltre che della cura dei malati cronici e della riabilitazione separando in tal modo i percorsi delle urgenze da quelli delle prestazioni programmate
- Fare investimenti sui sistemi informativio sanitario e sul ruolo della epidemiologia
- Ridare vitalità al contributo dei Medici di Medicina Generale e ai Pediatri di Libera Scelta sfruttando la grande occasione delle Case e degli ospedali della Comunità
- Rivedere il rapporto con gli erogatori privati di servizi sanitari e socio-sanitari per conto del sistema pubblico con il preciso intento di favorirne l’integrazione e di limitarne al massimo la concorrenza con la componente pubblica a gestione diretta
- valorizzare il ruolo dell’INRCA nelle politiche regionali di tutela della salute della popolazione anziana;
- Ridefinire e valorizzare il ruolo delle Università della Regione a supporto della attività di formazione, ricerca e innovazione e in particolare il ruolo della Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche
Che fare?
Partire innanzitutto dai servizi territoriali, dalla prevenzione e dall’integrazione tra i servizi sanitari e socio assistenziali. Cambiare prospettiva rispetto al modo di agire dell’attuale Giunta dando priorità ai servizi territoriali per la salute mentale, alle attività consultoriali, alla neuropsichiatria infantile, alle dipendenze patologiche e alle demenze attualmente ignorate. Nel dettaglio:
- Anziani e non-autosufficienza: apportare correttivi alle criticità del sistema della residenzialità e della semi residenzialità sociosanitaria quali il sottofinanziamento; la disomogenea distribuzione territoriale; le rette eccessivamente alte in carico all’utente in violazione della normativa nazionale sui LEA sociosanitari; la mancanza di un vero atto di fabbisogno;
- Salute mentale: innalzamento della spesa al 3.5% in linea con la media nazionale, previsione di specifici fondi per la presa in carico, implementazione di centri diurni per ogni centro di salute mentale, rafforzamento della pianta organica relativamente ad operatori e specialisti del settore.
- Bambini e adolescenti: ampliare l’offerta di servizi residenziali visto che, nelle Marche, ci sono due sole strutture con centinaia di ragazzi in lista di attesa. Consultori: non esiste alcuna mappatura che possa verificare quante strutture siano complete di tutte le figure previste dalla normativa, non c’è alcuna previsione di potenziamento degli organici. Inoltre solo il 36% degli attuali consultori possono definirsi tali in quanto dotati di almeno 4 figure professionali delle 5 previste.
In sintesi si tratta di:
Promuovere servizi sociali e sanitari integrati a sostegno della domiciliarità; incentivare la collaborazione tra servizi sociali e sanitari; incrementare la dotazione di personale dei Consultori, Servizi di Salute Mentale, UMEE; rivedere i parametri organizzativi dei consultori; potenziare i servizi di valutazione e presa in carico.
Il grande tabù dei fenomeni migratori:
Per darci un’idea di cosa stiamo parlando:
Dall’ultimo “Rapporto Global Trends dell’UNHCR” (maggio 2024) il numero complessivo mondiale di persone in fuga dai propri territori per conflitti, calamità naturali, ecc. ha toccato i 120 milioni e, nonostante le politiche anti-immigrazione poste in essere, più o meno strumentalmente, da numerosi Paesi, è in crescita per il dodicesimo anno consecutivo: la popolazione globale in fuga equivarrebbe a quella del dodicesimo Paese al mondo per ampiezza della popolazione, quasi come quella del Giappone.
A livello nazionale, soprattutto a seguito delle politiche di regolamentazione degli arrivi, assistiamo ad un calo del numero di stranieri provenienti dagli sbarchi(dai 181.436 del 2016 e 119.310 del 2017 ai 157.651 del 2023, ai 66.617 del 2024 e ai 23.538 al 4 giugno u.s.). (cfr.: Ministero Interno - Cruscotto dati immigrazione on line).
Relativamente ai MSNA tra il 2014 e il 2024 sono giunti da soli, via mare,127.662 unità (con una media di 11.600 arrivi l’anno) (cfr. Rapporto Save the Children 2024“Nascosti in piena vista”). Al 31gennaio 2025 risultavano presenti complessivamente in Italia 17.542 MSNA. I Paesi di origine, per la maggioranza sono: Egitto, Ucraina, Gambia e Tunisia.
Per quanto riguarda la realtà territoriale marchigiana, al 30 giugno 2024 gli immigrati accolti nelle strutture d’accoglienza presenti sul territorio erano 4.248 (541in più rispetto alla metà del 2023), di cui 2.766 presenti nei centri di accoglienza governativi (CAS) e 1.482 nel circuito della rete SAI (centri di accoglienza di secondo livello, destinati all’assistenza e all’integrazione, gestiti dagli enti locali) (cfr. Dossier Statistico Immigrazione 2024 dell’IDOS, pag. 42).
La popolazione straniera complessivamente residente nella nostra regione al 1° gennaio 2024 è composta di 133.947 unità, con un’incidenza del 9% sul totale della popolazione regionale, in linea con il dato medio nazionale, con una maggioranza di romeni, albanesi e ucraini (cfr. dati censimento Istat).
Va anche detto infine che diversa è la situazione degli stranieri che, immigrati da anni, si sono ormai stabilizzati nel nostro territorio, e sono già arrivati alla seconda se non alla terza generazione, (essi stessi peraltro non privi, come si dirà, di difficoltà di integrazione), rispetto a quella dei soggetti qui giunti, negli ultimi tempi o dagli sbarchi o dal cd. “corridoio balcanico” e che, nei migliori casi, sono ospiti nei centri di prima o seconda accoglienza di cui all’art. 19 del D. Lgs. n. 142 del 2015, oppure sono senza fissa dimora.
Allo scopo di avere sempre a disposizione e dati “reali” per la realizzazione delle politiche regionali un ruolo fondamentale svolge a tutt’oggi, l’Osservatorio Diseguaglianze nella Salute, inserito dal 2000 nelle attività dell’Agenzia Regionale Sanitaria (ARS); crediamo sia opportuno valorizzarlo e soprattutto utilizzato.
Sono un problema o una occasione unica per avviare una politica inclusiva di sviluppo territoriale?
Le politiche pubbliche non sono mai asettiche, ma sono conseguenti a come il decisore intende concretizzare la sua idea di sviluppo locale inteso nella sua complessità (quindi economica, sociale, culturale, produttiva, urbanistica e così via).
Nel nostro caso la questione migratoria, oltre la drammaticità di accogliere vite umane provenienti da paesi sfruttati e in guerra, è una occasione unica per nuive forme di sviluppo territoriale anche a fronte della ben più grave questione che coinvolge tutto l’occidente del crollo demografico, non è risolvibile con la “chiusura dei porti”.
Che fare quindi? Alcune idee concrete e possibili
Fase di arrivo: la gestione dell’emergenza
- In primo luogo andrebbe posta in essere una seria programmazione in materia sociale, sanitaria e lavorativa mirata ed adeguata ai vari gruppi di popolazione immigrata creando una struttura forte all’interno della organizzazione regionale capace di relazionarsi con tutte le componenti amministrative (non solo sociale e lavoro, ma anche abitazione, formazione professionale, istruzione, cultura)
- Lavorare molto su una formazione specifica, adeguata e costante di tutti i soggetti che operano nei centri di accoglienza dei migranti e nelle strutture sociali cui accedono gli stranieri di chi accoglie e in particolare dei i “mediatori culturali”;
- La fase di accoglienza deve vedere nella Regione e nella Prefettura di Ancona le istituzioni deputate al coordinamento delle altre istituzioni preposte alla gestione degli arrivi: le altre Prefetture, l’ANCI e la Magistratura.
- Porre una particolare attenzione, sempre in fase di accoglienza, alla questione dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) anche attraverso l’utilizzo di strumenti in grado di la determinare l’età dei minori stranieri non accompagnati avendo come riferimento il Protocollo per l’individuazione e la determinazione dell’età dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) siglato nel 2021.
- Gestire la fase intermedia tra l’arrivo al porto sicuro (Ancona nel nostro caso) e l’inserimento nei centri ex art. 19 D. Lgs. n. 142 supportando finanziariamente i Comuni chiamati, per competenza, a farsi carico di stranieri senza fissa dimora
Interventi in una prima fase di inclusione
- Organizzare e finanziare corsi di italiano, servizi di assistenza sociale, legale e di supporto per l’individuazione di soluzioni lavorative per i richiedenti protezione internazionale e, a maggior ragione, per coloro che tale protezione abbiano ottenuto
- Organizzare in accordo con le politiche attive del lavoro un sistema che permetta o faciliti il dialogo, l’interazione e la collaborazione con le associazioni imprenditoriali per un più efficace incontro tra domanda e offerta.
- garantire attenzione ai cittadini stranieri con disagio psichico/psichiatrico rendendo il sistema Centri di salute mentale del SSR capace di farsi carico di questo tipo di utenza attraverso l’incremento di servizi e di strutture di accoglienza ad hoc.
Una particolare attenzione alle donne e ai bambini
- Per quanto attiene alle donne straniere va innanzitutto segnalata la loro discriminazione in ambito lavorativo, oltre ad una maggior difficoltà, sperimentata dalle stesse rispetto alle cittadine italiane, ad accedere ai servizi socio-sanitari (tra gli altri ai centri antiviolenza), vuoi per gap linguistici, vuoi per difficoltà culturali. Per intercettare i particolari bisogni di questa categoria di soggetti particolarmente vulnerabili, occorre avvalersi delle numerose e qualificate realtà di Terzo settore che operano da tempo attraverso protocolli
Affrontare seriamente la questione dei rimpatri
La normativa prevede che ogni Regione si doti di un CPR (Centro di Permanenza per i Rimpatri) destinato agli stranieri irregolari che non abbiano fatto domanda di protezione o non abbiano i requisiti e pertanto siano destinatari di un provvedimento di espulsione (art. 14 T.U. immigrazione – D. Lgs 286/1998). La realizzazione di tale Centro, che dovrebbe essere costruito nel territorio del Comune di Falconara, è di competenza governativa; la questione tuttavia, come noto, sta determinando un diffuso malcontento soprattutto nella cittadinanza interessata e l’Amministrazione regionale non potrà esimersi dall’affrontarla congiuntamente agli altri Enti coinvolti.
Come finanziare tutto questo?
Innanzitutto con fondi regionali per i quali è necessario istituire uno specifico capitolo di bilancio; poi va ricordato che fonte di finanziamento specifico per i progetti destinati agli stranieri è rappresentata dai Fondi FAMI (Fondo asilo migrazione e integrazione), strumento finanziario istituito con Regolamento UE n. 516/2014, con l’obiettivo di promuovere una gestione integrata dei flussi migratori, sostenendo tutti gli aspetti del fenomeno: asilo, integrazione e rimpatrio.
Conclusione
Politica come sintesi alta che chiede competenza
A fronte della complessità delle questioni poste crediamo sia di grande rilievo il criterio di scelta degli amministratori che non può essere quello del riparto delle poltrone in base ai voti ottenuti, ma a quello della competenza nella materia della delega. Nel caso le due cose coincidessero tanto meglio. Questo comporta, a monte, la creazione di una classe dirigente capace di affrontare la complessità delle questioni e capace ugualmente di saperla comunicare.
[1] Nel caso delle UMEE la situazione è molto preoccupante: di fronte di un aumento della richiesta di interventi si sta verificando una progressiva riduzione degli operatori che comporta notevoli ritardi, diagnosi intempestive e spesso impossibilità di accedere alle cure o ai benefici previsti dalla legge











