La legge, approvata ieri in prima lettura alla Camera ha per titolo: norme in materia di consenso informato e disposizioni anticipate di trattamento, il testamento biologico. La legge consente di evitare l'accanimento terapeutico e va nella direzione di quanto previsto già dalla Costituzione nell'articolo 32: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Il PD ha scelto di sostenere un testo che, nella stesura finale, risulta più equilibrato grazie al lavoro emendativo, cui hanno concorso molte forze politiche. Un testo che interviene su un problema reale, che riguarda un aspetto della vita umana nel momento della sua maggiore fragilità. Può restare il dubbio circa l’opportunità di legiferare in questa materia, anche se una sollecitazione evidente viene dal fatto che troppo spesso la magistratura viene chiamata a svolgere un ruolo in questo campo, così come risulta problematico affidarsi, come si dovrebbe fare, alle buone prassi, concetto nebuloso in tempi di incerta deontologia professionale. In ogni caso si tratta di scelte non facili che lasciano sempre qualche fondato dubbio nel prendere questo o quello orientamento. Ci si trova infatti in una zona grigia in cui il legislatore deve comunque muoversi in punta di piedi sia sul se, sia sul come intervenire nella materia.
Il testo approvato poteva senz’altro essere migliore, ma non hanno giovato le rigidità con cui, in più fasi del confronto, ci si è contrapposti. Non che sia mancato il dibattito, ma ho registrato, in questa come in altre situazioni simili, una difficoltà ad un ascolto reale delle reciproche argomentazioni e il prevalere da un lato della ragione politica e dall'altra di una proposta rigida di principi. Il testo comunque consente al medico l’obiezione di coscienza e rafforza la relazione di cura tra il paziente e il medico in un'alleanza terapeutica, e soprattutto, non è un testo eutanasico. Anche se in parlamento esistono, in tutti gli schieramenti, posizioni favorevoli all'eutanasia. Se ne è avuto un chiaro esempio in aula, nella parte finale del dibattito, quando è stato bocciato, con il voto determinante del PD, l’emendamento chiaramente eutanasico proposto dal Movimento 5 stelle. Emendamento che non abbiamo votato perché, al di là del parere negativo della Commissione Bilancio in quanto l 'emendamento prevedeva l'attivazione di strutture ad hoc con relativi oneri, proprio perché l'emendamento dei 5Stelle chiedeva il riconoscimento dell'eutanasia mentre il gruppo Pd, fin dall'inizio di questa discussione, ha respinto l'idea di approvare una legge eutanasica.
Preoccupa, anzi vorrei aggiungere per inciso, la dichiarazione fatta in Aula dai 5 Stelle, secondo cui questo non è che un primo passo. Con buona pace di chi vede, in questo movimento, elementi di sintonia con il pensiero cristiano.
di Ernesto Preziosi