Il recupero dell’essenziale: adolescenti/adulti nella pandemia

Lunedì, 30 Agosto, 2021

Molti hanno scritto su ciò che sta accadendo, in questo tempo di pandemia, ai nostri ragazzi. Hanno lanciato allarmi e fatto riflessioni preoccupate che condivido e che sono rimaste per lo più inascoltate. Vorrei, da psicoterapeuta di provincia, aggiungere tre brevi considerazioni.

Tutti noi sappiamo dell’importanza nell’adolescenza del gruppo dei pari, della fatica e drammaticità del distacco dalla relazione genitoriale, della difficoltà di vivere il rapporto con un corpo che cambia rapidamente e drasticamente come la mente. Che accade a una generazione che è costretta a vivere “distaccata”, con il volto nascosto, nella predominanza dei corpi virtuali, deprivata del contatto e chiusa in relazioni famigliari spesso piene di ansia, angoscia e paranoia?  Certo, la singolarità di ogni ragazzo disegna percorsi e processi differenti, ma questo brodo esistenziale in cui siamo immersi ha un peso. Lo si riscontra nell’aumento della violenza riflessiva che non si concretizza solo nell’autolesionismo o nei disturbi alimentari ma anche nell’invisibile, a volte, ritiro sociale, nell’aumento degli attacchi di panico e nei blocchi emozionali che sempre più si manifestano. Lo si riscontra nella violenza che scorre quasi sempre nascosta nella comunicazione virtuale, nel cyberbullismo e in tutte le forme di costruzione di un estremismo disperato che si rivolge verso tutto e tutti soprattutto nelle relazioni famigliari. Lo si riscontra in molte forme di espressione dei nostri adolescenti che generano negli adulti paura o senso di colpa o, peggio, estraneità.

Dietro a tutto ciò stanno due pericolosissimi sistemi emozionali.

Il primo è intorno al senso di impotenza. L’impotenza di fronte a tutto ciò confligge in modo radicale con la condizione adolescenziale che è per definizione lo “sperimentare” le possibilità. Se mancano i processi che durante l’adolescenza consentono di fare esperienza di rischio, possibilità o addirittura onnipotenza, le parti depressive prendono il sopravvento e rischiano di compromettere proprio il processo di crescita. Il “tu puoi” o meglio il “voi potete”, che si compie con i riti di passaggio viene mortificato e il passaggio all’adultità rischia di non darsi o di darsi in modo fortemente mortificato.

Il secondo sistema emozionale ha a che vedere con il prevalere degli equivoci dell’anima più distruttivi. Il sentirsi destinati a una storia di potenza e di affermazione di quella costruzione -tutta occidentale- dell’io ipertrofico, l’oggettivarsi nella negazione delle virtù del femminile diventando incapaci di stare in relazione con l’altra metà del mondo (e questo vale indipendentemente dal genere), il costruire e il partecipare a costruire capri espiatori su cui riversare la propria rabbia e il proprio vuoto interno; questi sono alcuni dei modi con cui si finisce con l’aderire al lato oscuro, all’ombra.

V’è però anche un altro aspetto che mostrano in questa pandemia almeno parte degli adolescenti. Il recupero dell’essenziale, l’uscire dalla vanità della vanità. Ne sono segni la ritrovata sintonia con la terra, con la madre, con la natura. Ne è testimonianza la disobbedienza gentile ma decisa con cui si rapportano ai “comandamenti” degli adulti, il non aver paura di guardarci in faccia con un sorriso e con parole che incidono, la non violenza verso l’altro.  In questi tempi di pandemia, la stessa loro fragilità, cerca la nostra, che tentiamo inutilmente di nascondere. Proprio quella fragilità che unica apre al possibile e che dovremmo imparare a riconoscere come virtù delle virtù: quella che ci dice che siamo davvero tutti singolarmente uguali, che non divide in chi ha le virtù da chi non le ha…

Stiamo tutti facendo, anche i nostri ragazzi, esperienza del fatto che siamo parte di qualche cosa che non è sotto il nostro dominio, sotto il nostro potere: la vita. Il rischio è che uscendo dalla pandemia noi e loro ritorniamo nell’inganno di crederci al di là della stessa, di poterla possedere e manipolare a nostro piacimento. La nostra speranza sta proprio in quei ragazzi che non ci stanno ad auto ingannarsi e ad essere ingannati. Gli dobbiamo almeno questo: ascoltare la loro voce per poterci aprire allo stupore e all’inaspettato senza la paura e l’ansia con cui viviamo questo tempo di minaccia.

Roberto Merlo, psicoterapeuta, AC Acqui T.