Il parere delle aggregazioni laicali

COMUNICATI, PRESE DI POSIZIONE, VALUTAZIONI DI ALCUNE AGGREGAZIONI LAICALI IN MERITO AI CONTENUTI DEL DISEGNO DI LEGGE SULLE UNIONI CIVILI ALL’ESAME DEL SENATO DELLA REPUBBLICA.

1 FEBBRAIO 2016

A CURA DI GDC

 

 

 

UNIONE GIURISTI CATTOLICI

SENZA DATA

Unione Giuristi Cattolici Italiani

Unione Locale di Piacenza

Il Presidente

Gent.mo Presidente,

Ti chiedo cortesemente di sapere se l’UGCI nazionale intenda o meno aderire al Family Day che si terrà il 30/1 p.v. a Roma, Circo Massimo, dalle 14 alle 16,30, organizzato dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli. In caso negativo, infatti, pur nel rispetto delle diverse posizioni e sensibilità, come UGCI di Piacenza intendiamo comunicare alla Segreteria Nazionale del Comitato la nostra adesione, sollecitando anche quella delle altre Unioni Locali.

Grato anche della cortese sollecitudine del riscontro, Ti ringrazio vivamente e porgo cordiali saluti. Livio Podrecca

 

Replica del Presidente Centrale:

Caro Podrecca, anche questa volta, come nello scorso anno, l’UGCI nazionale non è stata né coinvolta né sentita dai promotori del Family Day del 30 gennaio (diversamente da quanto accadde per il primo Family Day, quello di diversi anni fa). Per questa ragione non ritengo opportuno che l’Unione aderisca alla manifestazione. Ciò non toglie, però, che singole Unioni locali non possano aderire, “nel rispetto delle diverse posizioni e sensibilità”, come opportunamente tu scrivi e che possano esortare altre Unioni ad unirsi a loro, a condizione che questo coinvolgimento non crei equivoci sulla posizione “neutrale” dell’Unione centrale. E’ ovvio, poi, che auguro alla manifestazione il miglior successo. Cordialmente Francesco D’Agostino

 

Link al Comunicato UGCI

http://www.ugci.org/images/pdf/Comunicato%20UGCI%20-%20Unioni%20civili.pdf

 

 

 

 

SUL SITO DEI FOCOLARI, Commento di don Giacinto Magro

28 gennaio

Manifestare: ma come?

 

fonte: Città Nuova

L’opinione di un sacerdote sulla visione della vita sociale che sta dietro al Ddl Cirinnà. La ricerca del bene comune e il significato di dialogo

 

Il raduno del 30 gennaio divide e non sempre unisce. La questione credo vada rilevata non sull’opportunità o meno, ma sul come ci si pone dinanzi alla situazione e qual è lo spirito del Family Day.

 

Bisogna avere il coraggio di osare, ma dall’altra parte bisogna evitare le prese di posizioni contro. Concretamente per costruire è fondamentale sempre aprirsi al dialogo con chi la pensa diversamente, purché in buona fede. Il confronto è sempre positivo. Ma perché il dialogo sia fecondo è necessario intraprendere la via stretta del vangelo, che è via seria di discernimento, e non vie facili per scaricare responsabilità. La Chiesa e i singoli credenti non possono assumere l’atteggiamento cattedratico, bisogna tenere conto della realtà dei fatti.

 

Bisogna dare una risposta chiara quando emergono minacce all’interno del dibattito pubblico: è questa una delle forme del contributo specifico dei credenti alla costruzione della società comune. I credenti sono cittadini. La Chiesa e i singoli credenti sono chiamati a leggere alla luce del Vangelo i segni dei tempi, per poi trovare, insieme a tutti i cristiani e agli uomini di buona volontà, le vie giuste che realizzano il bene comune.

 

Pertanto per ben discernere bisogna guardare i fatti. Il Ddl Cirinnà cerca di risolvere i problemi di un numero molto ridotto di italiani, che entro la loro unione dello stesso sesso vorrebbero godere dei diritti che la Costituzione riconosce alla famiglia e chiedono sia loro riconosciuto di poter avere anche dei figli, con inseminazione artificiale o “utero in affitto”, poiché non sono in grado di generarli naturalmente.

 

Prima di tutto va precisato che già tanti diritti sono nella legge. Inoltre bisogna notare, senza polemica, il fatto che, per accontentare questa richiesta, si impegna a lungo la macchina legislativa dello Stato, facendo ritardare la soluzione di problemi che riguardano tantissimi italiani. Ci sono situazioni più urgenti: il lavoro, la sanità, l’ambiente, la sicurezza…

 

Tornando alla questione va detto che si parla molto di rivendicazione di diritti e poco di assunzione di doveri verso la società. Non si tiene in conto, in modo adeguato, del bene dei bambini, né della triste realtà dell’utero in affitto che avvilisce la dignità della donna sfruttando le più deboli e le più povere.

 

In questa legge, a mio avviso, si guardano le cose troppo dal punto di vista del desiderio dei singoli. Questo mi fa pensare che il Ddl Cirinnà nasca da una visione della vita sociale che non può essere condivisa, proprio alla luce del Vangelo. Nel pieno rispetto di tutte le persone, va riconosciuto che la diversità sessuale è un dono di Dio e una ricchezza. La differenza complementare di padre e madre, secondo la maggioranza degli psicologi, aiuta i figli a crescere ricevendo stimoli preziosi e attenzioni più grandi. Il legame tra madre gestante e figlio è tanto profondo che non può ridursi a semplice strumentalizzazione per solo desiderio, basta ricordare la teoria sull’attaccamento materno di Bowlby, Mary Ainsworth. Con queste cose non si scherza, se non si vuol creare in futuro sofferenza innocente! La famiglia che genera figli, li alleva e costruisce un ambiente sociale sereno e attento ai malati e agli anziani, merita di essere tutelata, distinta e privilegiata su ogni altra unione.

 

Detto ciò, come risolvere i desideri di mutuo soccorso e di rispetto della vita e delle inclinazioni sessuali delle persone, nell’attenzione primaria ai più deboli e in una logica di bene comune? Il Ddl Cirinnà mi sembra una legge i cui vizi originari impediscono di rispondere adeguatamente a questa domanda. La si potrà migliorare? Non spetta a me dirlo pur se ho notevoli dubbi. Inoltre bisogna chiedersi: questa proposta la si potrà sostituire con una legge sulle unioni civili che cerchi di fare qualcosa di buono e saggio, nella tutela anche delle persone con diversi orientamenti sessuali? Penso di sì, ricordando che nella vita sociale ci sono diritti e doveri e che si riceve anche in base al bene che si produce.

 

Una famiglia che genera figli, li alleva immette nella vita sociale una somma di beni così grande che merita di essere tutelata, distinta e privilegiata su ogni altra unione. Ribadisco che è necessario il discernimento e quindi manifestare “contro” qualcuno è poco evangelico. Confrontarsi è sempre positivo. Allora manifestare per difendere i valori, i piccoli, i deboli chiedendo che si facciano leggi giuste e sagge mi sembra una cosa buona e non solo per i credenti, ma per tutti gli uomini di buona volontà.

 

Se c’è qualcuno verso il quale sono sicuramente “contro”, sono quelli che da una parte e dall’altra pensano di strumentalizzare un tema così serio per guadagnare visibilità pubblica e consenso politico a buon mercato.

 

Proprio papa Francesco sempre nel discorso di Firenze afferma che: «Dialogare non è negoziare. Negoziare è cercare di ricavare la propria “fetta” della torta comune. Non è questo che intendo. Ma è cercare il bene comune per tutti. Discutere insieme, pensare alle soluzioni migliori per tutti. Molte volte l’incontro si trova coinvolto nel conflitto. Nel dialogo si dà il conflitto: è logico e prevedibile che sia così. E non dobbiamo temerlo né ignorarlo ma accettarlo. “Accettare di sopportare il conflitto, risolverlo e trasformarlo in un anello di collegamento di un nuovo processo” (Evangelii Gaudium, 227)». Ricordiamoci, afferma ancora papa Francesco «che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire insieme, di fare progetti: non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà. E senza paura di compiere l’esodo necessario ad ogni autentico dialogo»

 

 

 

 

 

MEDICI CATTOLICI

27 GENNAIO

 

Carissimi Amici,
vi comunico l’adesione dell’AMCI alla manifestazione “IN DIFESA DELLA FAMIGLIA E DEL DIRITTO DEI BAMBINI DI AVERE UN PAPA’ e UNA MAMMA” che si terrà a Roma il 30 gennaio 2016, alle ore 14.00 al Circo Massimo, come da allegato.

Questo Family Day, promosso dal Comitato “Difendiamo i nostri figli” rappresenta un evento che tocca la nostra sensibilità e sollecita la totale disponibilità nel promuovere, aiutare e incentivare questa preziosa testimonianza nella forma e nei modi che riterrete più opportuni.

In allegato la locandina dell’evento.

Il nostro Segretario Nazionale Prof. Splendori è delegato per il coordinamento mentre la segreteria nazionale sarà a vostra disposizione per raccogliere le comunicazioni di partecipazione all’evento e fornirvi le informazioni necessarie per la partecipazione. 

In attesa di incontrarVi Vi inviamo un caro saluto anche da parte del nostro Assistente Card. Edoardo Menichelli. 

Il Segretario Nazionale
Franco Splendori 

Il Presidente Nazionale
Filippo Maria Boscia

 

 

 

 

ACLI

27 gennaio

Le Acli: promuovere, non difendere la famiglia

 

«Sul tema della famiglia, fatta di mariti e di mogli, di papà, di mamme e di figli, – spiega Santino Scirè, responsabile Famiglia e vicepresidente delle Acli nazionali - le Acli non sono mai state in difesa, piuttosto sono da sempre impegnate con servizi, attività, iniziative, progetti per promuoverne il protagonismo. Il clima da tifoseria che si è creato in questi giorni a ridosso del Family Day non fa certo bene alle vere priorità della famiglia, che conosciamo non solo attraverso i nostri iscritti e il costante lavoro sul territorio, ma anche attraverso le migliaia di persone che si rivolgono ogni giorno al nostri servizi di Caf e Patronato diffusi su tutto il territorio della penisola.

Le Acli – afferma Scirè - non condividono la strumentalizzazione delle piazze e, rispetto al processo legislativo in atto, hanno a cuore la tutela dei soggetti più deboli.
Per questo le Acli ritengono che l’ipotesi della stepchild adoption possa essere rischiosa perché può aprire la strada alla aberrante pratica dell’utero in affitto. Tuttavia affermano l’importanza di riconoscere le unioni civili, anche omosessuali, sottolineando la necessità che vengano tutelati i diritti individuali fuori da ogni possibile equiparazione al matrimonio.

Idealmente le Acli si riconoscono nel ruolo di fondamento e centro del tessuto sociale che la Costituzione assegna alla famiglia ed evidenziano il fatto che essa preesiste allo Stato, da cui invoca solo di essere riconosciuta. Pertanto, - conclude Santino Scirè - chiediamo che il Parlamento continui a concentrarsi su argomenti concreti come il fattore famiglia, la promozione di politiche di conciliazione e la definizione di misure diwelfare nuove e affidabili. Questo sì che sarebbe un segnale di modernità per un Paese che sa investire sul proprio futuro».

 

 

 

 

 

 

AGESCI

27 GENNAIO

“La Famiglia voluta da Dio”: per l’AGESCI è una questione educativa.

“Nel percorso sinodale sul tema della famiglia, che il Signore ci ha concesso di realizzare nei due anni scorsi, abbiamo potuto compiere, in spirito e stile di effettiva collegialità, un approfondito discernimento sapienziale, grazie al quale la Chiesa ha – tra l’altro – indicato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”.

Dopo aver ascoltato queste parole pronunciate qualche giorno fa dal Santo Padre, pensiamo che una Associazione educativa che appartiene alla Chiesa ed in essa si riconosce pienamente, non possa che tacere, in quanto ogni parola detta potrebbe sminuire la potenza e la forza di quel messaggio chiaro ed inequivocabile.

E’ lo stile di una Associazione educativa di 180.000 soci, di cui la stragrande maggioranza è minorenne, che coinvolge migliaia di famiglie. Aderire a manifestazioni di piazza su opzioni legislative in discussione non attiene al nostro specifico educativo, poiché il discernimento necessario per prendervi parte appartiene alla libera ed autonoma determinazione dei singoli associati adulti che, in quanto maturi e formati, se lo vorranno, potranno partecipare a titolo personale alla manifestazione di sabato prossimo.

Peraltro, anche altre associazioni cattoliche nazionali, per gli stessi motivi, hanno maturato identico atteggiamento nei confronti di tale manifestazione.

Ogni manifestazione di pensiero da parte di soci AGESCI, a proposito di tale delicato tema al centro dell’attenzione mediatica, in vista delle votazioni sul provvedimento legislativo a firma della senatrice Cirinnà, in nessun modo impegnano l’Associazione, in quanto esprimono unicamente un parere personale, del quale ciascuno si assume la propria responsabilità. L’utilizzo strumentale e inappropriato dell’uniforme AGESCI non appartiene, peraltro, allo stile ed alla tradizione della nostra Associazione.

Nessun organo associativo, né locale né nazionale, ha espresso pareri o rilasciato interviste su tale questione, in quanto il Magistero della Chiesa e le parole del Santo Padre rappresentano appieno la posizione di tutta la comunità ecclesiale.

Educare “sapienzialmente” le coscienze dei nostri giovani, formare i capi e gli adulti alla vita buona del Vangelo: questo il nostro compito, che come responsabili dell’AGESCI riteniamo in coscienza di garantire a tutti i livelli.

Capo Guida, Capo Scout, Assistente Ecclesiastico Generale e Presidenti del Comitato nazionale AGESCI

 

 

 

 

 

MEIC

26 gennaio

Nota della 
Presidenza nazionale del MEIC

Tra poco comincerà il dibattito in Senato sul tema delle unioni civili, ed ognuno cercherà di far vincere i propri argomenti, purtroppo prevedibilmente con toni non sempre accettabili. Diviene quindi necessario che ognuno sappia ascoltare le ragioni dell'altro, perché su questi temi si confrontano sensibilità e idee differenti, e una sintesi è necessaria.

Il MEIC è convinto che sia compito dei laici cattolici partecipare al dibattito, con passione e serenità, e cercando più ciò che unisce di ciò che divide, anche su temi di tale rilevanza morale e civile.

Riteniamo necessario ammettere e disciplinare legislativamente le unioni civili, non solo per ragioni di aggiornamento sociale e giuridico (ci sollecitano la Corte Costituzionale e la Corte Europea), ma anche per ricostruire un equilibrio sociale che tenga conto dei diritti e doveri di tutti.

Le unioni civili sono una formazione sociale, come scritto all'art. 2 della Costituzione, e quindi non possono essere equiparate al matrimonio; è chiarissima in tal senso la Corte Costituzionale nella sua sentenza del 2010 (e perciò vanno cancellati nella legge tutti i riferimenti al matrimonio); e le stesse parole recentemente pronunciate da Papa Francesco «La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo, appartiene al "sogno" di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell'umanità» sono un importante riferimento, per ogni uomo che in esse si riconosce.

Anche il tema dell'adozione richiede grande attenzione: la legge deve farsi carico di tutelare anzitutto i diritti dei bambini già nati e per quelli non ancora venuti alla vita individuare soluzioni che prevedano comunque il divieto assoluto del cosiddetto "utero in affitto" e di ogni forma di maternità surrogata.

I laici cattolici, nel partecipare alla discussione sul tema, debbono puntare a una legge che riconosca la pari dignità di ogni soggetto, ma il comandamento dell'amore impone che essi si impegnino in particolare per assicurare ai più deboli, prima di tutto i bambini, una tutela che garantisca uno sviluppo armonico della loro personalità.

 

 

 

 

CL

Articolo di J. Carròn sul Corriere della Sera del 24 gennaio

«Caro direttore, dopo mesi di discussioni intorno alle unioni civili, il disegno di legge Cirinnà approda in Parlamento, scatenando una nuova manifestazione di piazza, anzi due, una a favore e una contraria. Chi sostiene il progetto reclama il riconoscimento di nuovi diritti; chi vi si oppone lo fa per difendere diritti tradizionali. Qual è la causa dell'asprezza dello scontro in atto?...». 
La lettera di Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione, pubblicata sul Corriere della Sera del 24 gennaio 2016.

http://it.clonline.org/articoli-dalla-stampa/default.asp?id=440&id_n=22049

 

 

 

RnS

19 gennaio

Dichiarazione del RnS sul disegno di legge Cirinnà e sulla Manifestazione del 30 gennaio p.v. a Roma
 

Con viva preoccupazione esprimiamo ferma contrarietà al testo del disegno di legge Cirinnà, che di fatto svilisce l'istituto della famiglia naturale nella sua unicità spirituale e sociale e altera la visione antropologica secondo natura già nella negazione dei diritti del bambino.

Ribadiamo che i diritti dell'uomo sono strettamente connessi e alimentati dal "diritto della famiglia", che tutela la persona, sin dal suo nascere, da ogni fenomeno di disumanizzazione, favorendone il più autentico e integrale sviluppo.

È proprio l'offuscamento di questa verità, in nome della tutela delle libertà individuali, una delle cause più profonde dell'individualismo etico che sta contagiando il tempo presente, con sconfinamenti insostenibili, come l'estensione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita fino alla prassi della maternità surrogata ("utero in affitto").

Pur assistendo da anni a profondi mutamenti della famiglia, noi crediamo che nessuna ambiguità o alternativa possano darsi rispetto alla sua identità naturale e spirituale prototipiche. E seppure sia dovuta la tutela dei diritti civili dei singoli, rimane inammissibile l'equiparazione all'istituto del matrimonio di ogni altro tipo di convivenza.

Rifiutiamo ogni iniziativa volta a "privatizzare" la famiglia, svuotandola di consistenza pubblica e sociale, e al contempo il tentativo di forzare la giusta sintassi del vivere umano con riduzioni di senso e comparazioni di ruolo insostenibili: il "produrre" sul generare; la "fecondità" egoistica sui diritti del minore, finanche nascituro; il "piacere" sul dovere; il "bene individuale" sull'utilità comune.

Siamo espressione di un cattolicesimo di popolo, capillarmente vicino alle famiglie, e avvertiamo il disagio crescente della gente dinanzi a un dibattito pubblico che ostenta posizioni ideologiche contrastanti con gli ideali della maggioranza degli italiani e a provvedimenti legislativi che fanno della famiglia la "cenerentola" delle politiche sociali.

Il deficit di "cultura della vita" tra le nuove generazioni e la strumentalizzazione politica di tutti i temi afferenti al più grande "bene morale e sociale" di cui l'umanità dispone, che è la famiglia, rimangono un vulnus doloroso per il nostro Paese, sempre più irretito da una coscienza erronea che non determina vero progresso civile e umano.

Noi non abbiamo smesso di guardare con misericordia al futuro dei nostri figli ed è per questo che consideriamo improvvida la cultura dell'«in vitro veritas» che avanza nel nostro Paese, in nome di una presunta modernità.

Pertanto, il Rinnovamento nello Spirito Santo, pur non assumendo l'iniziativa sul piano organizzativo tra i soggetti che compongono il Comitato promotore, valuta necessario che ci siano uomini e donne che in virtù della propria cittadinanza attiva manifestino a Roma il 30 gennaio p.v. contro un disegno di legge ritenuto ingiusto, fuorviante rispetto alle reali richieste del Paese e dunque non condivisibile. I singoli aderenti al nostro Movimento parteciperanno secondo le proprie possibilità e si coinvolgeranno come meglio ritengono nella preparazione in atto a livello locale.

Auspicando il miglior esito della manifestazione a tutela della famiglia, nello spirito della "proposta" e non della "protesta", riteniamo che sia un bene non ricondurre la manifestazione stessa a sigle e denominazioni, siano esse legate a Movimenti ecclesiali, Associazioni di scopo o Formazioni politiche.

Il sentire della maggioranza del popolo italiano sul tema oggetto di questa mobilitazione non può, né deve essere ricondotto a classificazioni o strumentalizzazioni di qualsivoglia natura. Sarebbe limitare la portata di questo gesto di responsabilità civile, che speriamo possa accomunare donne e uomini di buona volontà, al di là di tutte le appartenenze religiose e le distinzioni culturali.

Un sentire comune che non può non interpellare le menti e le volontà dei tanti parlamentari cattolici che sono chiamati in queste ore ad assumere decisioni di grande rilevanza storica. A essi ci rivolgiamo, invitandoli a unirsi a noi nella preghiera, per discernere il bene dal male, la verità dall'errore. 

Da credenti, infatti, siamo persuasi che non c'è potere più grande di quello espresso dalla preghiera, specie nei momenti di maggiore bisogno di unità di un popolo. Ricorreremo in special modo alla Madonna, in Veglie dedicate a Colei che è Madre, capace di custodire la famiglia umana e in essa il dono della vita.

 

Roma, 19 gennaio 2016

 

Il Comitato nazionale di Servizio

del Rinnovamento nello Spirito Santo

 

 

 

 

 

 

 

 

GONTERO, PRESIDENTE AGESC, AD AGENSIR

19 GENNAIO

Oggi sono tre le proposte di legge su cui occorre vigilare perché “gravemente lesive per la famiglia”. Lo dichiara senza mezzi termini al Sir Roberto Gontero, presidente dell’Associazione genitori scuole cattoliche (Agesc), riferendosi ai ddl Cirinnà sulle unioni civili, Scalfarotto contro l’omofobia e la transfobia, e Fedeli sull’insegnamento dell’identità di genere nelle scuole.  “Una deriva – aggiunge – che finora in Italia non è mai passata, ma sui cui rischi occorre informare e rendere consapevoli le famiglie. Sulla scorta del magistero della Chiesa, la nostra associazione non può tenersi fuori da un dibattito percorso da derive culturali che rischiano di scardinare la nozione stessa di famiglia e di persona. Battaglie portate avanti da minoranze nell’indifferenza di maggioranze spesso inconsapevoli, a fronte di una ‘grande’ informazione che fa spesso passare messaggi in forma ambigua o distorta”. Oltre all’impegno formativo che l’Associazione conduce nelle scuole tramite i suoi 380 Comitati di genitori, Gontero ritiene importante dare un segnale forte di “presenza pubblica di famiglie ‘coscientizzate'”. Per questo, spiega, come nel 2007 l’Agesc partecipò al Family Day e lo scorso 20 giugno alla grande manifestazione per la famiglia, allo stesso modo non mancherà all’appuntamento a Roma del prossimo 30 gennaio, promosso dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”. “Riteniamo che questi momenti di piazza servano a far pesare di più il ruolo delle famiglie attive nel dire no a ‘similmatrimoni’ e adozione a coppie gay. Insomma – conclude -, più piazza, più peso”.

 

 

 

 

 

AZIONE CATTOLICA

18 gennaio 2016

Le questioni al centro del Disegno di legge sulle Unioni civili sono di grandissima importanza. E sono questioni di una delicatezza estrema, perché coinvolgono direttamente gli aspetti più fondanti e decisivi dell’umano, le sue aspirazioni più profonde: il bisogno di amare e di essere amati, il desiderio di vedere riconosciuta la propria identità e la propria capacità di intessere relazioni profonde, l'aspirazione ad avere dei figli. Dimensioni dell’umano che chiedono, innanzitutto, di essere trattate con cura, prudenza, rispetto, non solo nelle cose che si dicono, ma anche nei toni, nelle parole e nei gesti con cui ci si esprime.

È questo l'atteggiamento che chiediamo di mantenere a chi agisce in campo politico, è questo l'atteggiamento che vogliamo concorrere a costruire nel Paese. La nostra associazione è grande, abitata da sensibilità differenti, che possono legittimamente portare a modi diversi di agire per promuovere i valori che ci accomunano e in cui tutti crediamo saldamente. Ci sembra che questo sia un bene. Ma ciò non ci esime dalla responsabilità di avere ed esprimere un’opinione sulla legge in discussione. Come ogni legge, infatti, anche questa non riguarda solo qualcuno, alcuni individui: riguarda tutta la società, quello che essa vuole essere. Il suo presente e il suo futuro, il bene di ciascuno e di tutti.

Una legge per regolare le convivenze omosessuali e garantire a esse un riconoscimento da parte dello Stato va fatta. L’ha detto la Corte Costituzionale, ma lo dice soprattutto la necessità di dare una risposta a chi attende da tempo che lo Stato regolamenti in modo specifico diritti e doveri connessi a questo tipo di relazione affettiva, evitando di lasciare campo libero a decisioni creative del potere giudiziario, con il rischio di forzare sempre più spesso, e a volte in maniera disinvolta, i confini di una sana divisione dei poteri.

Tuttavia la legge, così com’è stata proposta in Parlamento, non ci piace. Non la condividiamo. Innanzitutto perché è piena di rimandi al diritto matrimoniale: in questo modo, le unioni civili finiscono per essere assimilate nei fatti al matrimonio, malgrado a parole il Disegno di legge dica una cosa diversa quando afferma che si tratta di “una specifica formazione sociale”. Un’ambiguità che nasce, evidentemente, dalla necessità di raggiungere un compromesso tra idee, culture, sensibilità e interessi differenti. Cosa che in democrazia può rivelarsi necessaria, lo sappiamo. Ma siamo anche convinti che non si dovrebbero fare leggi poco chiare, soprattutto su temi così importanti e delicati: si dovrebbe, al contrario, fare di tutto per non generare equivoci, avendo il coraggio e la saggezza di cercare un possibile punto alto di sintesi tra le diverse spinte e aspettative, più che un loro semplice giustapporsi. Questa è una legge che meriterebbe di essere fatta oggetto di uno sforzo maggiore di ponderatezza, precisione ed equilibrio. Auspichiamo davvero con forza che il Parlamento si dia il tempo e le modalità necessarie per farlo, con il necessario sforzo di ascolto delle istanze del Paese.

C’è un’altra importante ragione per cui questa legge non ci piace, ed è ben nota: l’idea di introdurre la stepchild adoption. Perché siamo convinti che anche questa legge, come ogni legge, deve proteggere innanzitutto i soggetti più deboli, più indifesi, più esposti ai rischi che possono nascere dall’intervenire su una materia così delicata. E questi soggetti sono i figli, i piccoli. Invece, ci sembra che la proposta avanzata sia pensata innanzitutto non per garantire i diritti dei figli, quanto piuttosto per permettere di soddisfare l’aspirazione di genitorialità degli adulti, trasformando così un desiderio in un diritto. Ma questo è un campo in cui non ci può essere spazio per interessi di parte.

Questa legge, poi, non ci piace per un altro motivo. Non ci piace per il modo con cui è stata strumentalizzata, facendola diventare oggetto di battaglie e compensazioni tra correnti e raggruppamenti partitici, secondo logiche e trattative che ben poco hanno a che fare con una materia così decisiva e delicata. Fa molta tristezza vedere una legge così importante ridotta, da una parte e dall’altra, a merce di scambio in vista di appuntamenti elettorali, o di chissà quali altre manovre. Vederla trattata come collante per tenere insieme o raccogliere i cocci di un’alleanza. È sconcertante vedere una legge così delicata ridotta a stendardo ideologico, da piantare nel campo del nemico o da strappare agli avversari, per poterla esibire a mo’ di trofeo sui propri spalti, come in uno stadio di calcio, tra opposte tifoserie. Una legge come questa, una discussione come questa, deve essere sottratta sia al piano della polemica ideologica sia a quello della piccola lotta di bottega, per essere affrontata sul piano della ricerca autentica, sincera e aperta di possibili punti di incontro tra idee, interessi, visioni dell’uomo e del mondo differenti.

Quello che ci sentiamo di chiedere ai nostri Rappresentanti, al nostro Parlamento, è di avere un sussulto di coraggio, di saggezza, di senso del bene comune. Di tornare a discutere, confrontarsi, senza pregiudizi e senza secondi fini, per trovare una soluzione legislativa che davvero sappia interpretare il sentire profondo degli italiani e ne sappia trarre un punto alto di sintesi. Per il bene di tutti, per il bene di ciascuno.

 

 

 

 

INTERVISTA DI ZENIT A KIKO ARGUELLO, NEOCATECUMENALI

16 GENNAIO

Difficile dimenticare la distesa umana che, il 20 giugno 2015, ha scosso piazza San Giovanni in Laterano per il Family Day organizzato dal Comitato “Difendiamo i nostri figli”. Centinaia delle mamme e dei papà presenti anche sotto la pioggia con i loro figli, alcuni dei quali ancora in carrozzina, provenivano dal Cammino Neocatecumenale, la realtà ecclesiale fondata da Kiko Argüello sul finire degli anni ’60 in Spagna e poi ramificata in tutto il mondo.

Proprio Kiko è stato uno dei protagonisti dell’evento in piazza. E ora non mancherà al secondo appuntamento di cui ieri è stata ufficializzata la data, il prossimo 30 gennaio. Insieme a lui tutti gli aderenti al Cammino Neocatecumenale verranno a manifestare contro il ddl Cirinnà e contro le unioni gay e la stepchild adoption.

E questa volta il Cammino lo farà non solo di sua spontanea volontà, ma anche su spinta della Conferenza Episcopale italiana, come racconta Kiko nell’intervista a ZENIT che riportiamo di seguito.

***

Si conferma la presenza del Cammino Neocatecumenale al Family Day del 30 gennaio?

Sì, indubbiamente. Volevo dire, inoltre, che ieri mi ha chiamato il cardinale Bagnasco che voleva parlare al telefono con me per dirmi che lui sarebbe molto contento se potessimo assistere e sostenere questo incontro del 30 gennaio. Io naturalmente gli ho detto di sì, che mi sembra ottimo e che saremo lì con tutte le nostre forze, come possiamo.

Possiamo dire allora che c’è il sostegno della CEI dietro questa manifestazione? Molti affermano il contrario…

Assolutamente. Per me è un fatto importantissimo che Bagnasco mi abbia chiamato. Forse ci saranno dei vescovi che non vogliono partecipare ma non fa niente… È importantissimo che comunque i vescovi italiani siano uniti a noi, perché altrimenti saremmo lì soli ad esporci, a farci dire che siamo ‘omofobi’ e cose del genere. Non è vero, dietro a noi c’è la Chiesa che ci sostiene in questa difesa della famiglia cristiana a cui si sta facendo tanto del male.

Chiesa e popolo insieme, dunque…

Certo. Il vescovo prima di essere pastore è cristiano con i cristiani, “compagno di servizio”. Come diceva Sant’Agostino, “per voi sono vescovo, con voi sono cristiano”. È perciò fondamentale che la gerarchia e i laici siano insieme, come auspicava Giovanni Paolo II.

Una curiosità: si sono quindi ricuciti i rapporti con mons. Nunzio Galantino(segretario generale della Cei ndr) dopo il piccolo ‘incidente’ della scorsa edizione?

A mons. Galantino voglio bene, gli ho chiesto perdono se ho detto qualcosa che lo ha potuto disturbare. I rapporti sono sicuramente più distesi.

Diceva prima che alla famiglia si sta facendo tanto del male. Che cosa, in particolare?

Tutto. Tutto è un attacco contro la famiglia. Si capisce benissimo… L’Europa è già pienamente coinvolta in queste discussioni sulle coppie gay, le adozioni, l’utero in affitto e via dicendo. E l’Italia sta cadendo nello stesso meccanismo. Quando lo stilista Domenico Dolce del duo Dolce e Gabbana ha detto di non essere d’accordo con le adozioni da parte di coppie omosessuali, sono stati tanti i ragazzi e le ragazze di 19-20 anni, figli adottivi di coppie gay negli Stati Uniti, a dargli ragione, a dare la loro esperienza e raccontare che hanno sofferto tantissimo, anche a scuola, all’università, che gli è mancata la mamma, il papà… Non mi spiego come queste dichiarazioni siano state tenute sottovoce in Italia. È un fatto importantissimo, perché questi giovani hanno detto la verità e cioè che un bambino ha diritto ad avere una mamma e una papà. È stato fatto loro un torto mostruoso.

Che risultato può ottenere, secondo lei, questa seconda manifestazione?

Far sentire la voce dell’Italia perché essa ha un ruolo fondamentale per far tornare l’Europa ai veri valori cristiani. In Italia c’è il Papa, c’è la Chiesa e noi dobbiamo sostenerla, mantenerla. Come dobbiamo sostenere e aiutare la famiglia che è veicolo per la riscoperta di questi valori. La famiglia può rievangelizzare l’Europa! Noi, come Cammino Neocatecumenale, stiamo portando avanti le missio ad gentes con famiglie cristiane che partono dappertutto per annunciare il Vangelo. Attualmente sono in Francia, in Germania, ma anche in tutte le zone secolarizzate dell’Europa e del mondo.

Che tipo di esempio danno queste famiglie?

La gente rimane sconvolta della testimonianza di queste famiglie che si amano, si vogliono bene: padri e madri, genitori e figli, fratelli e sorelle… Per molti questa è una cosa inusuale, perché le separazioni e i divorzi sono una realtà diffusissima. Solo in Spagna si calcola una media di 45 divorzi al giorno, è una cosa inimmaginabile! Ed è un grave rischio, perché quando si distrugge la famiglia cristiana si distrugge la società e si arriva all’apostasia dell’Europa.