Il dovere della responsabilità

Lunedì, 26 Ottobre, 2020

In cosa mai questo tempo sospeso, come da molti osservatori viene definito, eppure così carico di futuro, ci coinvolge, chiamandoci a riflessione seria e onesta? Certamente sul tema denso della responsabilità. Non però di quella sbandierata, ma svenduta dai populisti che attecchiscono un po’ dappertutto, proferendo slogan che dicono tutto e il contrario di tutto col solo intento di seguire l’umore della gente per accaparrarne il consenso, ma certamente di quella che è propria di coloro che si impegnano a servire il popolo e il bene comune con spirito di servizio. Occorre, quindi, responsabilità: in questo tempo di pandemia risorgente. Ne serve a livello politico, scientifico, medico, culturale: perché si può facilmente scadere nel populismo, per tendenza culturale propria o per risultare graditi a chi del populismo ne ha fatto una bandiera politica da brandire come strumento di educazione del popolo. Tuttavia non solo di questo si tratta, perché, esiste anche un’altra forma di deformazione della responsabilità: l’opportunismo, altrimenti definito “trasformismo”, se vogliamo fissare la nostra riflessione sul terreno esclusivamente politico. Memorabile per gli effetti che politicamente ha prodotto la nascita del Gruppo parlamentare dei “Responsabili” che aveva come leader l’immarcescibile Scilipoti.
Che dire, poi, di uomini di scienza che all’inizio dell’estate di quest’anno sventurato hanno dichiarato conclusa la pandemia e giurato e spergiurato che la carica virale del Covid19 era ormai praticamente innocua, oppure che il virus era clinicamente scomparso? Tutte forme di irresponsabilità! Proprio per questa ragione occorre recuperare un senso diffuso di responsabilità: non perché ciò favorirebbe l’azione di Governo o metterebbe in un angolo “negazionisti” e “populisti”, ma perché ne andrebbe del futuro di tutti noi, di ciascuno di noi. Come fare, però? Certamente partendo da una semplice considerazione: la responsabilità è un sostantivo che esprime un concetto, responsabile è un aggettivo che rimanda alle persone. Una persona responsabile è una persona affidabile perché reca in sé la forza e la pregnanza di quelle virtù che il cristianesimo definisce cardinali e che la cultura classica aveva già posto a fondamento dell’agire dell’uomo saggio.
Responsabile è, dunque, aggettivo che contiene in sé, se ci è permesso di giocare un po’ ma neanche tanto, il senso e il significato descrittivo della persona cui rimanda. Responsabile è una persona capace di esercitare il “potere su sé stesso” vivendo in pienezza le virtù della prudenza, giustizia, fortezza, temperanza. Si tratta di un esercizio di potere che non può non avere riverberazioni positive sull’agire di quanti si occupano del bene di tutti, dei politici, degli uomini di governo e di scienza. Un esercizio di potere che è contenuto nella parola stessa “responsabilità”: “re”. Chi è il re? È il detentore del potere e, secondo una visione che potremmo definire anche romantica, è colui che esercita il potere con sapienza. Salomone incarna la figura di questo re sapiente che sa esercitare il potere su se stesso e sul popolo in vista del bene di tutti. La capacità di gestione di questo tipo di potere è frutto di un impegno costante, di una visione di vita verso la quale tendere orientando tutte le risorse personali a partire dal tempo della formazione e dello studio.
La persona responsabile è “re”, è “sovrano” sulle proprie azioni compiute con sapienza e scienza, con prudenza e saggezza. Così è pure per coloro che sono chiamati a compiere scelte di governo responsabili soprattutto in questo tempo difficile e complesso.
Ma la persona responsabile non può che essere “sponsabile”: è, cioè, una persona affidabile, così come lo è lo sposo per la sposa e questa per lo sposo. Ad una persona affidabile si può consegnare la propria vita perché ci si fida. L’affidabilità è il risultato di un percorso esistenziale, la trasparenza luminosa di una personalità decifrabile a partire dalla apertura e dalla dedicazione agli altri, il segno eloquente di una empatia relazionale costruita non solo sui canali della emotività, ma soprattutto su quelli della ragionevolezza. Chi è “sponsabile”, inoltre, è persona aperta allo sposalizio, cioè è disposta all’incontro con l’altro da sé perché sostanzialmente disposto a dare fiducia mentre mostra di essere affidabile. Chi ama il popolo con quest’atteggiamento di apertura fiduciosa mentre fa di tutto per mostrarsi degno di fiducia? Le traiettorie dell’esercizio del potere politico vanno spesso in direzione opposta e le alchimie delle leggi elettorali sembrano svilire la costruzione di un rapporto di “sponsalità” tra eletto ed elettore fondato su una fiducia riconoscibile e, dunque, da premiare.
La persona responsabile, infine, è “abile”: capace di dare risposte, abile nel fornire risposte. Si tratta di una abilità non da giocoliere, ma da virtuoso: una abilità che è il frutto di competenza maturata e acquisita, di fortezza e temperanza esercitate quali sostegno fondativo di ogni visone che porta alle scelte da compiere. Le risposte vanno date ai bisogni che emergono dalla vita, anche quando e, forse, soprattutto quando in via emergenziale sorgono problemi inattesi che segnano così profondamente da tracciare già prospettive di importanti mutamenti sociali, economici e culturali. Questi mutamenti occorre saper governare fornendo risposte che valgano per l’oggi, ma che abbiano in sé anche una forza di espansione valida anche per un futuro che deve essere in qualche modo già letto nei segni offerti dal presente.
E se l’oggi manifesta scompensi sul versante della giustizia, la risposta o le risposte non possono che recare in sé il seme di una giustizia da rendere autentico “bene in comune”: sia sul versante sociale che su quello economico. La persona responsabile sa, quindi, essere “re”, sa essere “sponsabile” e “abile” nel dare risposte. In questo tempo di pandemia ognuno di noi deve riscoprire il senso di responsabilità: indossare la mascherina, rispettare la distanza tra le persone, accogliere le indicazioni fornite, si suppone, con responsabilità dalle autorità sanitarie e da quelle politiche, è segno di responsabilità. Il negazionismo che si esprime nelle inqualificabili adunate di no-mask o atri gruppi di simile livello culturale, ha oggi un sapore amaro che viene da lontano: il “me ne frego” fascista che di responsabilità non vuol sentire parlare tranne che, come tristemente ricordiamo, quando l’esercizio del potere diviene così esteso e vasto da fare assumere al leader persino la responsabilità morale dell’assassinio compiuto da squadristi “irresponsabili”.
Oggi è richiesto il dovere della responsabilità: a tutti, cittadini e governanti; giovani, adulti e anziani; intellettuali e operai; élite e popolo. La storia richiede persone che intercettino questo tempo e inizino a costruire possibilità di vita nuova con risposte politiche, culturali, economiche e comportamenti personali e sociali responsabili.