Il clima che si respira e le responsabilità della politica

Giovedì, 2 Settembre, 2021

Nel nostro Paese, forse non solo nel nostro, sta montando un clima estremamente preoccupante. Un clima che si alimenta giorno dopo giorno gonfiato da fake news e da messaggi di odio. 

Sembrano saldarsi pericolosamente estremi opposti o quanto meno assai divergenti, teste calde e menti instabili, personaggi con pochissimi scrupoli che trovano comune denominatore di lotta nell’odio verso chi si espone con scelte e decisioni in momenti delicatissimi come la pandemia. I politici, i giornalisti, i medici, insomma chiunque faccia parte, a loro detta, di un complotto planetario. 

Negli anni del relativismo assoluto su qualsiasi argomento e con l’illusione che web e social possano rendere chiunque esperto, dalla virologia alla politica internazionale, siamo ora di fronte ad una grave accelerazione nei toni e nei gesti. Un’accelerazione che ci impone una riflessione; la impone alla classe politica, ma in generale a tutta la società. Il rischio è che sia già troppo tardi per fermare questa deriva. 

La politica deve cogliere l’opportunità, con scelte nette e incisive su Lavoro, Scuola, Sostenibilità sociale e ambientale, di mettere i bastoni tra le ruote a chi specula sulla tensione e sulle paure soffiando sul fuoco fino alle minacce di morte.

La responsabilità di guidare un Paese impone scelte precise e nette, capaci di dare risposte ai problemi e di declinare nella storia i valori a cui si  ispirano. 

La responsabilità della guida impone altresì autorevolezza e toni pacati. Alcune forze politiche hanno ormai sdoganato concetti e modalità che appaiono più come chiamate alle armi, piuttosto che ragionamenti politici dialettici e di prospettiva. 

Certamente una politica che si comporta così aumenta la propria visibilità, alimentandola con la spasmodica ricerca del consenso facile e immediato e da un’idea di società dal respiro cortissimo.

E’ altrettanto certo che quel tipo di politica porta il Paese a una lenta asfissia, intrappolandolo dentro una narrazione priva di futuro e di progetto condiviso.

Le proteste violente, le minacce dei No-Green pass e dei no-vax a medici, giornalisti e politici di questi ultimi giorni, rendono non più rinviabile una discussione seria nelle Istituzioni su come limitare l’incitamento all’odio e alla violenza come modalità principale nella comunicazione social virtuale e reale. 

Un lessico volgare, rozzo e violento ormai troppo diffuso, ha pesanti ricadute sulla vita di ognuno di noi, sul benessere generale e sulla qualità dei rapporti interpersonali. 

Un Paese in cui i rapporti sociali sono all’insegna della mancanza di rispetto, dell’insulto e della violenza fa emergere solo la parte peggiore di se’, soffocando ed emarginando tutte le forze e le energie positive, portatrici di visione, di capacità di vivere il presente e il futuro con fiducia, speranza e coraggio.

Il triste spettacolo a cui stiamo assistendo da giorni, non riguarda solo coloro che sono direttamente coinvolti, riguarda tutti noi perché su ciascuno di noi ricadono le conseguenze di questa deriva. 

Il problema della degenerazione dei rapporti tra le persone, soprattutto sul web, è stato fin qui troppo sottovalutato.

Deve essere affrontato con sanzioni immediate, laddove se ne ravvisino gli estremi. 

Accanto a questo, deve essere avviata una campagna di educazione all’utilizzo dei media virtuali fatta nelle scuole fin dalla tenera età. Un’educazione civica rimodulata, che prenda finalmente atto di come negli anni le piazze e i luoghi di aggregazione, dai bar agli oratori, si sono via via smaterializzati in favore di una realtà virtuale che scherma spesso dietro l’anonimato.

Un’educazione che miri a rendere consapevoli che l’odio rovesciato con leggerezza sul web provoca reazioni tremendamente reali, e che la società nel suo complesso sta pagando un prezzo altissimo per averne fino ad ora sottovalutato le conseguenze.

La luce in fondo ad ogni tunnel è rappresentata dalla fiducia e dalla voglia di affrontare i problemi insieme. E insieme dobbiamo sapere che il passo tra le parole di odio e i fatti rischia di essere pericolosamente breve.