I filosofi, gli storici, i politici e il green pass

Venerdì, 30 Luglio, 2021

Recentemente i filosofi Massimo Cacciari e Giorgi Agamben hanno pubblicato senza nessuna intenzione di generare un “ manifesto” alcune idee sull’introduzione del green pass. Gli autori individuano in un tale  provvedimento  (il green pass) un “ segnale di pericolo” , perché si aggiunge ad altri interventi che  hanno di fatto generato un ventennio di “ stato di eccezione”. Il tutto aggravato da uno scenario di crisi della politica e conseguentemente dell’idea stessa di rappresentanza.

Inoltre l’introduzione del green pass sarebbe solo l’ennesima contraddizione di provvedimenti confusi e contrastanti il cui scopo in fondo è quello di “prolungare all’infinito – magari con vaccinazioni ripetute- una sorta di micro lockdown”. Avvio inesorabile verso una società “ del sorvegliare e punire”.

Perché si andrebbe verso questo esito?

Perché non vi sarebbe una corretta informazione e ci sarebbero delle evidenti omissioni nell’informazione che gli scienziati e le case farmaceutiche avrebbero evidenziato, ma che il potere politico omette.

 “ non dovrebbe un cittadino” si domandano i filosofi “ leggere e sottoscrivere prima della  vaccinazione l’informativa dello stesso ministero della Salute?”

“ che ne pensa il Ministero del  documento integrale Pfizer in cui si dice che non è possibile prevedere gli effetti del vaccino a lunga distanza….?

“ Vero o no che i test di genotossicità termineranno solo nell’ottobre 2022?”

“ Vero o no che Astrazeneca pubblicherà solo nel marzo 2024 le evidenze sugli effetti degli immunodepressi o gravi forme di allergia?”.

Seguono poi altre domande rivolte agli esperti di diritto ipotizzando situazioni paradossali come un green pass per il morbillo o la tosse.

Queste ed altre gravi carenze informative, argomentano i due filosofi, minano l’idea di democrazia che “comporta un’opinione pubblica bene informata che partecipa consapevolmente, e cioè criticamente, alle decisioni dei suoi rappresentanti”.

Le osservazioni sono dal punto di vista teorico tutte sottoscrivibili hanno un unico difetto di essere puramente teoriche, totalmente decontestualizzate e quindi inapplicabili, infine inutili. Mi viene in mente un commento di un professore di scienza della politica che sosteneva “I filosofi sono inutili e dannosi”. Ma non vogliamo giungere a tanto.

La prima domanda da porre ai due filosofi è : quando mai l’elettorato di questa giovane democrazia italiana è stato “bene informato in modo da partecipare consapevolmente cioè in modo critico”. Forse nell’iperuranio filosofico A parte il fatto di dover individuare chi decide il livello di buona informazione posseduta dal popolo? Un esame? Un giudice? Un quiz?, ma ho il dubbio che in attesa di questa idilliaca situazione  in Italia come altrove non si sarebbe mai votato. Addirittura per eccesso se così fosse, forse non ci sarebbe bisogno di un rappresentante basta interpellarlo .

Questo elettorato “ben informato e consapevole” non è mai esistito e con società con problematiche sempre più complesse difficilmente esisterà. In futuro, ma già oggi, le tematiche saranno tali da richiedere ogni volta il contributo di tecnici e di divulgatori . I cittadini avranno sempre  più bisogno di delegare a rappresentanti di cui fidarsi. Ecco il punto critico: affidabilità, competenza e trasparenza quella che gli anglosassoni definiscono come accountability.

La rappresentanza politica è un atto di fiducia, è questa inaffidabilità che ha generato la crisi della politica. Un atto di fiducia in qualcuno che sappia proteggere, far crescere e migliorare nelle condizioni economiche e sociali, qualcuno che sappia prendersi cura del bene comune.

 

Inoltre i nostri due filosofi rappresentano appieno la cultura idealistico gentiliana che ha fatto i suoi danni in Italia.

Le loro domande fanno parte di un perfetto schema mentale che fa fatica a conciliarsi con la storia e la realtà.

Astrattamente esse fuoriescono come un coniglio dal cilindro incuranti della variabile tempo.

Quindi i nostri filosofi se avessero guidato il governo avrebbero aspettato  il 2022  o il 2024?

Queste belle menti discettano in modo disincarnato come se non avessimo trascorso uno stravolgimento della vita e del lavoro, come se non avessimo stravolto la formazione delle nostre giovani generazioni, come se non ci fossero delle impellenti urgenze da affrontare per dare lavoro, sicurezza, futuro. Non nel 2024 ma ora nel prossimo autunno 2020.

Queste immacolate razionalità, anche se dicono che bisogna vaccinarsi, alla fine ignorano le necessità, ignorano che altre nazioni si stanno preparando alla quarta ondata perché non sono tutti immunizzati? ignorano queste belle anime che i loro argomenti senza una riconduzione alla realtà, sono benzina nel motore dei novax e dei terrapiattisti, certamente dei bohvax?

Escludendo che non sappiano, forse evitano per comodità di ragionamento, di considerare il fatto che questo virus ha portato migliaia di morti paragonabile ad un evento bellico . I morti civili in Italia furono 589.000 nella 1^ GM; 153.147 nella 2^GM e ad oggi luglio 2021 per Covid 128.000! Cinicamente si potrebbe sostenere che in due anni i virus sono stati più efficienti degli umani che hanno impiegato almeno 4 anni a completare i loro massacri!

 Perché vogliono glissare sul fatto che questa pandemia ha fatto esplodere il debito dell’Italia oltre il 160% , che non abbiamo più i soldi per altri già poco generosi ristori? Che in questa situazione un aggravamento della crisi economica porterebbe ad un tracollo sociale ?

Non sarebbe , al contrario forse, la mancanza di provvedimenti contro l’epidemia come il green pass a mettere a repentaglio la democrazia a cui i nostri filosofi dicono giustamente di tenere?

 “Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo” Ecclesiate 3,1. Confondere i tempi senza discernimento nelle diverse situazioni può essere  fatale.

La maturità democratica oggi sta nella capacità  di comprendere l’eccezionalità delle situazioni  come causa di provvedimenti eccezionali che sospendono alcuni diritti al fine di preservare un valore per il futuro o un bene superiore. Al fine di evitare un collasso economico sociale che quello si in un agone internazionale così agguerrito ci farà diventare meno liberi.

Non è sproloquiando sulle “libertà sacre ed inviolabili “ come fa impunemente certa destra agitando valori a cui sono stati sempre allergici , che progredirà la coscienza collettiva di una nazione. Bensì comprendendo come “ l’unica libertà degna di questo nome è quella nella quale ognuno ricerca il proprio bene nel modo suo, nella misura in cui non ne privi o non ostacoli gli altri nel perseguire il loro.” Il saggio sulla libertà di John Stuart Mill

Escludendo che il progresso umano e civile abbia basi sulle ineguaglianze delle razze umane come sosteneva Joseph  Arthur de Gobineau , gli storici hanno ricostruito come  la ricchezza delle nazioni non dipenda solo da risorse naturali e da volontà umane, ma anche dalla capacità di darsi leggi , codici di comportamento  che regolano le società. Sarebbe il tempo di rileggere Armi, Acciaio e Malattie  di Jared Diamond  dove non si vuole dimostrare superiorità di alcune civiltà rispetto ad altre, ma capire il perché di certi sviluppi.

Gli storici ci aiutano a comprendere la catena degli eventi e a scoprire che molte volte la disfatta delle nazioni nasce da radici profonde che  affondano in substrati culturali ancestrali o mitici , o dalla confusione tra causa ed effetto degli eventi che ci succedono o dalla omissione della realtà per convenienza politica o incapacità di leadership.

Qui hanno ragione i nostri filosofi oggi l’Italia ha una mediocre classe politica, forse specchio del livello della nazione, ma certo un ceto che preferisce assecondare, blandire e rinviare piuttosto che guidare. La scelta del Presidente Mattarella e la conseguente azione di supplenza del Primo Ministro è il frutto di ciò. Draghi con tutti i limiti dell’agire nello stato di eccezionalità che ciò comporta, invi incluse contraddizioni, imperfezioni ed errori  deve far ripartire l’economia italiana, la scuola italiana, l’Italia tutta, ora, non nel 2024. Una ripartenza che non è solo riavviare la vecchia macchina ma riformarla guardando al 2030.  Compito gigantesco quanto strategicamente importante che richiede unità di intenti difficile da ottenere tra partiti ossessionati dai sondaggi.

Strano paradosso della storia che venga affidato ad un “tecnico” il più prestigioso , il più nobile e alto compito di uno statista politico : preparare e riorganizzare una nazione ed il suo popolo per attrezzarlo ad affrontare le sfide del presente in vista di  un futuro migliore per i propri figli.

Intanto i patrioti sproloquiano di sovranità nelle piazze italiche, vanno all’estero ad abbracciare despoti.

Che Iddio aiuti questo popolo a mantenere salda e lucida la mente e ci preservi dagli imbonitori di circo e dai fini dicitori.

Fausto Delpero - Argomenti2000, Milano