Di Edipo e dell’elezione del Presidente della Repubblica

Venerdì, 14 Gennaio, 2022

Non è passata inosservata la disponibilità di Gianni Letta a parlare, ad esternare considerazioni, valutazioni di ordine politico. Ha stupito molto anche il momento e il contesto in cui ha parlato:  il funerale di David Sassoli. Ha parlato non soltanto per riconoscere il valore della persona Sassoli, ma anche e soprattutto per dire parole dense sull’ormai prossima elezione del Presidente della Repubblica. Quindi le interpretazioni dei commentatori politici, dei giornalisti che da giorni e giorni seguono con attenzione ogni minimo “stromir di foglia” per cercare di comprendere, attraverso l’ermeneutica del politichese, l’umore del Parlamento, delle forze politiche e dei loro leader impegnati a individuare uno o più nomi di personalità da candidare alla massima Magistratura dello Stato.

Secondo le interpretazioni date a quelle parole due erano i significati di cui erano portatrici: sia una presa di distanza dal leader di Forza Italia che un raffinato, sottile invito a sostenerne l’auto-candidatura al Colle. I corollari alla prima e alla seconda interpretazione apparivano chiari. Il primo, rivolto a tutto il Centrodestra, chiamava all’unità di area e esprimeva un invito “erga omnes” perché anche singoli grandi elettori (soprattutto quelli aderenti al Gruppo Misto del Parlamento) riconoscessero la bontà dell’<<Operazione Colle>> pianificata già da tempo. Il secondo, rivolto contemporaneamente al Centrosinistra e alle ambizioni dei leader delle due maggiori forze partitiche del Centrodestra, tendeva a ridimensionare tutto e a presentare la corsa al Quirinale solo come un innocuo passaggio a vuoto di un ex leader politico. Eppure solo il giorno dopo il funerale di Sassoli, il Centrodestra, riunito (o convocato?) presso una villa romana dell’autocandidato alla Presidenza della Repubblica, ha ritrovato l’unità e, ad una voce, mentre la nota ferma della pubblicità ripeteva già come un mantra “Chi come Berlusconi?”, faceva sentire la melodia di un inciso di una canzone vecchia, ma, a quanto pare, ancora nel cuore di molti.

Si è materializzata la candidatura unitaria del Centrodestra alla Presidenza della Repubblica: Silvio Berlusconi, il Cavaliere. Tutto, sino a prova contraria, diviene dunque chiaro! Le brevi parole concesse da Letta (Gianni) appena un giorno prima dicevano ben più di una considerazione politica di ordine personale. Oggi sono parole esplicite. Tuttavia recano in sé frazioni di ambiguità che le rivestono della possibilità: l’essere oltre l’attuale candidato di bandiera. Fase certamente ingarbugliata come un gomitolo di lana del quale non si scorge immediatamente il capo, quella che stiamo vivendo. Il rebus del Presidente del Consiglio dei Ministri, anch’egli di fatto autocandidatosi al Colle con mossa goffa in occasione di una conferenza stampa; la mancanza di coesione politica tra i gruppi parlamentari di Camera e Senato del Movimento 5 Stelle; la ricerca faticosa di Letta (Enrico) per la creazione di un campo largo del Centrosinistra che possa realmente competere nella partita della elezione del Presidente della Repubblica; la non risolta crisi provocata da una pandemia che morde ancora alla gola l’Italia e l’intera Europa; l’irrisolto tema della chiusura della Legislatura in caso di trasferimento di Draghi al Quirinale; il pesante fardello di elezioni politiche anticipate da affrontare senza una nuova Legge elettorale; il possibile interesse verso le elezioni del Presidente della Repubblica da parte di Russia e Cina che guardano, per ragioni diverse ma convergenti, con favore ad iniziative da mettere in campo per mettere in difficoltà le Democrazie Occidentali (pensiamo all’Unione Europea con l’Italia ipoteticamente vicina ai Paesi del Patto di Visegrad).  

Fase ingarbugliata e complessa tanto da apparire inestricabile, tanto da richiedere un evento, un nome che sappiano sbrogliare la complicata matassa. Novello Creonte, la classe politica cerca qualcuno che possa dipanare una situazione poltico-economica che appare assumere le sembianze delle Sfinge, crudele mostro che fa strage di tebani. Nessuno di questi era in grado di risolvere la domanda posta dalla Sfinge, un vero e proprio enigma: ogni risposta errata significava la morte di chi si cimentava nell’impresa. Ecco, però, l’eroe Edipo che scioglie l’enigma, accede al trono di Tebe e sconfigge la Sfinge. Edipo-Draghi, succeduto al Secondo Governo Conte, aspira al dopo Mattarella; Edipo-Berlusconi è in  corsa per la successione al Settennato di Mattarella. E sullo sfondo la Sfinge della pandemia e dell’intricata matassa politica ed economica nazionale ed internazionale che pone domande di difficile risoluzione. Edipo-Draghi, nel suo status di riconosciuto super esperto, di uomo della Provvidenza sarebbe il naturale traghettatore dell’Italia da Repubblica parlamentare a presidenziale? Edipo-Berlusconi sarebbe l’alfiere di una ripresa del Trumpismo negli USA ormai già proiettati verso la competizione elettorale di Medio termine? Sarebbe espressione di un riemergente modello politico di Centrodestra che condizionerebbe le elezioni Presidenziali in Francia? Come sappiamo bene la figura del Presidente della Repubblica Italiana esprime non soltanto la più alta Magistratura dello Stato, ma anche e, forse, soprattutto l’indirizzo, la visione  politica che le forze partitiche parlamentari  vogliono dare all’Italia. Da questo punto di vista Edipo-Berlusconi potrebbe essere il nuovo modello del rilancio del Centrodestra in Europa e negli Stati Uniti d’America. Solo apparentemente: perché, potrebbe non essere altro che la sponda degli interessi di Vladimir Putin, impegnato, come si è visto ampiamente in occasione della competizione elettorale tra Donald Trump e Hillary Clinton, in una sorta di guerra totale politico-informatica finalizzata al condizionamento delle elezioni delle Democrazie Occidentali.

Ancora, Edipo-Berlusconi sarebbe il vero re di Tebe oppure i leader di Lega e Fratelli d’Italia, prima di scendere a singolar tenzone per la conquista di Palazzo Chigi, sono i veri manovratori politici, referenti locali di quella Russia che molto ha perso di quella tensione democratica auspicata al tempo di Boris Eltsin e molto ha guadagnato in direzione  autoritaria, ricordando troppo nelle strutture lo Stato sovietico e nelle finalità il sistema  capitalistico? Non si illuda Edipo-Berlusconi: il suo tempo è finito anche se, come novello “El Cid”, privo di vita, ma  legato alla cavalcatura per guidare la battaglia contro i Mori, viene esposto come modello di un mondo che luccica, abbaglia ma non è luce e non reca in sé i segni della giustizia e del bene comune. Edipo-Draghi mediti perché se qualcosa di buono e di coerente rispetto al bene degli Italiani e dell’Europa può ancora fare non può che nascere dal rifiuto del “Draghismo” e dal lavoro serio e dedicato finalizzato alla rivitalizzazione della democrazia partecipata e dell’applicazione della visione di Stato repubblicano che la Costituzione italiana così chiaramente esprime. Ebbene, forse è vero che esiste, come qualcuno dice, un “enigma Presidente della Repubblica”, ma la domanda che da esso discende non è mai per la morte, ma per la vita della Repubblica Italiana. In questo tempo complesso forse c’è bisogno di un eroe, di un novello Edipo: un campione di moralità indubbia, di competenza cristallina, di specchiato impegno in favore della promozione umana, di evidente spessore culturale, di convinto europeismo. Edipo-Sassoli la morte prematura ce lo ha sottratto, ma il suo esempio di vita resta luminoso e alto così tanto da ispirare quanti in lui si riconoscono, quanti hanno scorto in lui il punto di sbocco del fiume carsico del cattolicesimo democratico,  tornato finalmente alla luce.

Una nuova generazione di politici può tornare a formarsi e a trovare le risposte più adatte da dare ai quesiti complessi che questo tempo difficile pone con spietata crudeltà. La risposta ai complessi problemi di questo tempo venga dall’accordo tra le parti politiche, e l’Edipo che cerchiamo sia il Parlamento intero, finalmente centrato sui valori fondanti della Costituzione Repubblicana, su una salda e condivisa cultura europeista, sull’attenzione alla persona umana senza la quale vano è ogni riferimento al bene comune.