Per costruire un nuovo patto politico europeo nel Paese

Mercoledì, 11 Gennaio, 2023

L’inizio di questo terzo decennio del secolo vede emergere un quadro storico e politico in profonda evoluzione. L’intrecciarsi della crisi pandemica, della crisi economico-sociale, della crisi ambientale e di quella dell’equilibrio planetaria, segnano il venir meno di strutture e istituzioni, visioni del mondo e paradigmi di lettura. Più che una crisi della politica, quello che la realtà restituisce è il bisogno di un di più di politica, che sappia però prendere le mosse dal confronto con le cose e la loro verità. La prospettiva che vogliamo proporre è quella della costruzione di un nuovo patto politico europeo radicato nel paese e per questo occorre lavorare su una visione rinnovata di politica, di democrazia e di partito. Si tratta di pensare queste parole nella pratica di una cultura politica che ha le sue radici nella realtà del paese e che ha i suoi punti di riferimento nel principio di fraternità, nel senso profondo della cittadinanza europea, nella equità ed equanimità come regolatrici dei rapporti economici, sociali e ambientali, nella pace come progetto politico.

I punti che seguono sono la traccia su cui sviluppare questa iniziativa politica. A fondamento di questo nostro approccio vi è la convinzione che, in questo inizio di millennio, la politica abbia il compito di riconoscere la realtà umana, con le sue criticità, certo, ma anche con le sue dinamiche vitale e le sue risorse. Siamo convinti che tutta questa ricchezza debba essere sapientemente governata e ordinata ma e non costretta e crediamo che la democrazia, pensata per questo nostro tempo – il tempo della transizione ecologica, il tempo dell’era digitale, il tempo della fine della globalizzazione e dell’inizio di una prospettiva planetaria –, sia il patrimonio politico che come europei possiamo spendere a beneficio di tutti. La nostra proposta è quella di delineare la prospettiva di una cultura politica nuova che si radica nella storia del cattolicesimo politico. La lucida coscienza del valore storico delle tante ramificazioni espresse da quella esperienza non può tradursi in un vincolarsi ad uno schema memoriale che rischia di non far cogliere l’urgenza di elaborare una cultura politica per questo tempo: il tempo di una umanità planetaria.

La politica come intelligenza delle cose. La politica non è solo gestione del potere, ma è prima di tutto capacità di interpretare le istanze che emergono dalla storia e dalla vita delle persone e dare loro un ordine e una composizione possibili. La politica ha l’esigenza di emergere da un confronto con le grandi istanze che i contesti sociali, economici e culturali pongono. Per questo inizio di XXI secolo la dignità del lavoro, la cura dell’ambiente, il ruolo delle generazioni più giovani, la lotta contro la povertà nelle sue diverse forme sono i grandi nodi su cui edificare una visione politica e proposte programmatiche conseguenti.

La democrazia come metodo. La democrazia è la pratica di una politica che intenda interpretare il proprio tempo, è la via faticosa attraverso cui è possibile la maturazione di una decisione comunitaria, che richiede il coinvolgimento di tutti. La democrazia, come processo decisionale, richiede di dare valore alla dialettica fra le parti, che in questo modo possono riconoscersi come parti di una stessa dinamica e responsabili delle scelte che maturano. Questo testimonia anche la funzione della democrazia come limite della politica. Per una coscienza autenticamente democratica la politica non è ambizione a risolvere ogni problema e a permeare ogni risvolto della realtà. Piuttosto, democrazia significa comprendere la realtà, individuare gli strumenti per governarla, dare ordine alle dinamiche sociali, economiche, culturali per indirizzarle verso la costruzione di un interesse capace di dare senso a quelli dei singoli. Questo fa della democrazia un esercizio di responsabilità, che chiama al riconoscimento del binomio inscindibile fra diritti e doveri, là dove i diritti sono tali solo se sostanziati dall’esistenza di un senso del dovere nei riguardi degli altri e della comunità.

Il partito come costruzione del consenso. Se la democrazia è metodo della politica, il partito in questa fase storica non può essere né quello ideologicamente connotato novecentesco, né quello puramente meccanico in mano al leader momentaneo. Il partito come luogo di democrazia è lo spazio nel quale una realtà sociale e culturale frammentata su interessi molteplici trova la possibilità di ripensare singole istanze dentro una lettura complessiva delle cose e dare vita ad un progetto fondato su un consenso diffuso. Il partito deve essere il luogo di un patto fra le varie componenti che formano il paese e che si impegnano a dare corpo e gambe a questo progetto. Questo significa superare lo schiacciamento dell’identità del partito su quella del leader che momentaneamente lo guida. Occorre piuttosto puntare sulla leadership, ossia sulla capacità dell’intera classe dirigente del partito, di esercitare una funzione di punto di riferimento per le tante componenti sociali, culturali, economiche, anagrafiche, che formano il paese.

Principio di fraternità. Crediamo che la più efficace chiave di lettura del nostro oggi, che supera l’alternativa fra libertà e giustizia e che aiuta a superare rigidità dogmatiche sui diversi piani, sia rappresentata dal principio di fraternità. È questo, infatti, che permette di ricondurre ogni realtà ai propri limiti e dunque alla propria efficacia e può essere speso per delineare prospettive possibili sui grandi nodi politici del nostro tempo: l’Europa, lo sviluppo integrale e sostenibile, la pace.

L’Europa è il luogo della politica, nel quale pensare in termini di “fraternità” i rapporti fra persone e fra comunità, incluse le comunità nazionali. Il principio della “fraternità” come fondamento politico di una Unione Europea compiutamente democratica che in tal modo consente agli stati nazionali di avere un futuro nel XXI secolo.

L’Economia e la socialità sono le dimensioni in cui la libertà e il diritto di agire e investire, la libertà e il diritto di lavorare sono espressione del dovere di ogni cittadina/o verso la comunità e verso gli altri. Il principio della fraternità diventa in tal modo anche il cardine di quella ecologia integrale e “umanistica” che misura la responsabilità dell’uomo verso il mondo che abita.

La pace è l’orizzonte politico che concretizza la fraternità in progettualità. Il ripudio della guerra è una delle condizioni necessarie ma non sufficienti per la pace: senza una visione attiva della pace, concretizzata di dignità della persona e del lavoro, fondata sull’istruzione e cultura, garantita dal senso da uno sviluppo socialmente e ambientalmente sostenibile, anche il ripudio della guerra diviene mera petizione di principio. La pace è lotta ad ogni forma di oppressione: sociale, politica, economica, ambientale, culturale. Pace è il nome più nobile con cui si chiamare la responsabilità e la fraternità.