Conflitto russo ucraino, le sanzioni economiche e le loro implicazioni

Giovedì, 3 Marzo, 2022

Nel momento in cui scrivo servono 121 rubli per comprare 1 euro e 110 rubli per comprare un dollaro USA. In altre parole, un rublo vale meno di un centesimo di euro, o dollaro. La moneta russa si è svalutata del 40% rispetto a qualche settimana fa. La scorsa domenica 20 febbraio, alla vigilia del “riconoscimento dell’indipendenza” delle province di Donetsk e Lugansk un euro valeva 87 rubli ed un dollaro circa 77 rubli.

Lunedì 28 febbraio, per far fronte alla svalutazione della moneta, il tasso di interesse sui depositi in rubli è stato innalzato dalla Banca centrale di Russia dal 9,5% al 20% annuo.

È il quadro sintetico, in un divenire drammatico e soggetto a continue evoluzioni, dell’impatto delle sanzioni economiche e finanziarie emanate dalle istituzioni di Unione Europea, Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, cui si è aggiunto il Giappone, all’indomani dell’invasione delle province del Donbass.

 

Una breve cronologia degli interventi:

Sanzioni USA

Lo scorso 24 febbraio il Tesoro degli Stati Uniti ha annunciato sanzioni senza precedenti contro la Russia. L'Office of Foreign Assets Control (OFAC) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha imposto misure economiche che colpiscono il sistema finanziario russo, comprese tutte le più grandi istituzioni bancarie russe e la capacità dello Stato e delle entità private di raccogliere capitali, impedendone l’accesso al sistema finanziario globale.

Sanzioni UE

Lo scorso 25 febbraio, l'UE ha emanato contro la Russia e la Bielorussia un pacchetto di sanzioni in ritorsione alla invasione militare dell'Ucraina. L'UE ha imposto sanzioni contro il presidente Putin e il ministro degli Esteri Lavrov ed ha adottato sanzioni individuali ed economiche contro un elenco di nominativi “black-listed” russi e bielorussi.

Sanzioni UE, UK, CANADA e USA

Con un comunicato del 26 febbraio, i capi della Commissione Europea, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Canada e Stati Uniti condannano l’invasione militare all’Ucraina.

Le misure adottate operano tutte, con diverse modalità da rendere potenzialmente sempre più aspre, fortissime restrizioni all’operatività commerciale e finanziaria del sistema economico russo e della sua Banca centrale. Ad esse, si sono aggiunte le prese di posizione della Svizzera, che ha assunto una decisione di “non-neutralità” bancaria di eccezionale portata storica, e del governo di Singapore (una delle casseforti degli oligarchi russi). E’notizia di oggi che anche due colossi bancari cinesi, la Bank of China e la Commercial Bank of China, hanno deciso di sospendere la propria operatività in “lettere di credito” ed il rilascio di finanziamenti riservati a controparti commerciali russe.

Ancora, sempre oggi, sette banche russe (VTB, Bank Rossiya, Bank Otkritie, Novikombank, Promsvyazban, Sovcombank, Veb.rf ) tra le principali del paese, sono state escluse dal circuito SWIFT. Di queste sette banche, tuttavia, non fanno parte (ancora) la Gazprombank, attraverso la quale viene regolamentato il 70% dei pagamenti delle forniture di gas russo e la Sberbank, che è il maggior gruppo bancario, sotto controllo statale, in Russia e nei paesi dell’Est Europa. La Sberbank, in conseguenza delle sanzioni finanziarie, benchè non ancora esclusa dal circuito SWIFT, ha deciso di ritirare la propria presenza, svendendo le partecipazioni attive in Austria, Croazia, Slovenia e ritirandosi di fatto dal mercato della UE.

Un crescendo di sanzioni che al ritmo delle 48 ore si inaspriscono sempre più, con l’obiettivo di portare in recessione e inflazione il sistema economico russo.

La Goldman Sachs prevede il P.I.L. russo in recessione al – 7% ribaltando le previsioni che ante sanzioni lo vedevano in crescita del +2% .

Le prossime misure, oltre a colpire con maggiore forza la Banca centrale russa nella gestione degli asset del debito pubblico sul mercato globale, potrebbero vedere allargarsi il cerchio delle banche escluse dal circuito SWIFT, la rete telematica (acronimo di “Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication”) che ha lo scopo di eseguire le transazioni economiche, in sicurezza e autenticità, della quasi totalità delle banche del mondo. Essere espulsi da SWIFT significa di fatto non avere più accesso a qualunque operatività di incasso e pagamento con il resto del mondo, con le conseguenze che sono facili da immaginare, tra cui la più immediata è l’impossibilità di ricevere gli incassi dalle forniture di gas (ecco perché, almeno in questa fase non è stata ancora espulsa la Gazprombank).

L’estrema gravità del conflitto ed il veloce susseguirsi degli eventi prefigurano il perdurare di uno scenario di gravi tensioni, con conseguenze economiche anche sull’economia europea, e in particolare italiana, principalmente a causa degli aumenti di prezzo di gas naturale e petrolio. Tra i paesi più esposti per la forte dipendenza dall’ import di gas naturale e per il forte interscambio commerciale vi sono la Germania e l’Italia.

La Russia è infatti il settimo paese per destinazione del nostro export con una quota del 3,9% sull’export totale ed è sempre al settimo posto per quota di forniture import (il 40% del gas consumato in Italia viene estratto in Russia) con una quota di mercato del 4,1% sul totale delle nostre importazioni (un valore di circa 31miliardi di Usd per import-export complessivo nel 2021).

Se le sanzioni economiche sono un’arma di guerra, l’Italia è già pesantemente in guerra con tutte le conseguenze immaginabili.  

 

Fonti:

https://www.whitehouse.gov/briefing-room/presidential-actions/2022/02/21/executive-order-on

https://www.whitehouse.gov/briefing-room/press-briefings/2022/02/21/background-press-call-by

http://www.cbr.ru/eng/press/event/?id=12726

http://www.cbr.ru/eng/press/pr/?file=25022022_010000ENG_PP25022022_163627.htm

https://www.cbr.ru/eng/press/event/?id=12714

https://www.cbr.ru/eng/press/event/?id=8286

https://www.cbr.ru/eng/search/

https://agsi.gie.eu/#

https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/statement_22_1423

https://www.consilium.europa.eu/en/press/press-releases/2022/02/25/

https://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php?id_paesi=88