Alcune note per un vademecum ad uso dell’elettore smarrito

Giovedì, 28 Luglio, 2022

La grande competizione è partita. Fino al 24 settembre ogni soggetto politico proporrà il possibile e l’impossibile al fine di ottenere il più vasto consenso. Come possiamo partecipare in modo maturo e responsabile in questa importante votazione rifuggendo da un lato ad un voto sconsolatamente consuetudinario e dall’altro da un astensionismo sfiduciato?

Come evitare la disillusione del dopo elezioni?  Quali consapevolezze si devono avere quando siamo oggetto delle campagne elettorali?

Innanzi tutto perché dobbiamo partecipare?

Il contesto lo conosciamo, ma dobbiamo avere il coraggio di chiamare le cose con il loro nome.

L’Italia e le maggiori democrazie occidentali vivono una profonda e grave crisi. Crisi di fiducia generata dall’insoddisfazione e scontento degli elettorati nei confronti delle rispettive classi dirigenti. La reazione è nota: abbandono della militanza nei partiti, astensionismo e populismo. C’è un’azione peggiore che quella di togliere il diritto di voto al cittadino, e consiste nel togliergli la voglia di votare.” (Robert Sabatier)

Una consegna acritica alla globalizzazione e ad un liberismo che avrebbe portato benessere a tutti in una vita facile, placida e felice è stato il più grave errore che ha generato una severa faglia nella democrazia.  “Negli ultimi trent’anni di globalizzazione, tra il 1990 e oggi, l’Italia è l’unico Paese Ocse in cui le retribuzioni medie lorde annue sono diminuite: -2,9% in termini reali rispetto al +276,3% della Lituania, il primo Paese in graduatoria, al +33,7% in Germania e al +31,1% in Francia.” (Rapporto Censis 2021)

Quella democrazia partecipativa nata dopo il 45 che a differenza della democrazia liberale portava tutto il popolo alla vita politica è stata tradita da una classe dirigente sempre più intercambiabile e non protettiva nei confronti delle classi più deboli e dei ceti medi.  Incapace di portare a termine le riforme di cui necessita il paese.

Non è in crisi la legittimità delle istituzioni, bensì la capacità di ascolto e di elaborazione di risposte efficaci ed efficienti da parte del ceto politico.

Le persone percepiscono di essere avviate in una corsa verso il basso “Per due terzi (il 66,2%) nel nostro Paese si viveva meglio in passato. Per il 51,2%, malgrado il robusto rimbalzo del Pil di quest’anno, non torneremo più alla crescita economica e al benessere del passato “(Rapporto Censis 2021)

La ricchezza insolente quale modello a cui aspirare, una sempre più centrifuga distanza tra i pochi straricchi, padroni dell’universo e poveri sempre più poveri , una scuola delegittimata e scartata come strumento di ascensore sociale , una precarietà lavorativa associata all’incapacità del lavoro, remunerato con stipendi bassi, di generare benessere e dare prospettiva progettuale alle giovani famiglie sono solo alcuni aspetti di una complessità che segna anche aspetti di decadenza su cui puntano gli avversari interni ed esterni della democrazia. “Il 35,5% è convinto che non conviene impegnarsi per laurearsi, conseguire master e specializzazioni, per poi ritrovarsi invariabilmente con guadagni minimi e rari attestati di riconoscimento” (Rapporto Censis 2021).

Se questo è il quadro generale, le proposte politiche devono rispondere a queste domande se non vogliono incrementare l’alienazione politica del cittadino, cioè la convinzione di non poter influire sulle scelte politiche.

 

CHE COSA DEVE PRETENDERE L’ELETTORE

Può e deve pretendere meno ideologia e più concretezza chiedendo di elaborare risposte concrete, fattibili e misurabili sui temi critici di cui qui se ne evidenziano 10 senza avere la pretesa di esaustività.

  1. consentire maggiori e migliori condizioni che favoriscano l’occupazione per ridurre la marginalità ed eliminare la discriminazione di genere.
  2. aumentare la qualità e l’accesso all’istruzione.
  3. contrastare e ridurre la povertà.
  4. contrastare gli effetti del cambiamento climatico
  5. ridurre il debito pubblico
  6. migliorare e riqualificare la spesa sanitaria
  7. migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione tramite la digitalizzazione
  8. contribuire a rafforzare l’Unione Europea
  9. contrastare efficacemente la crisi morale che agevola l’infiltrazione mafiosa, l’evasione fiscale
  10. contrastare le resistenze al cambiamento che si annidano nel              corporativismo sostenendo gli investimenti produttivi, l’innovazione, le riforme e la ricerca scientifica.

 Su questi temi il cittadino ha il diritto di pretendere dai politici oltre alla fase declaratoria degli interventi e dei programmi dove si impegnano a realizzare provvedimenti che mirano a dare prosperità, opportunità, anche la spiegazione di come intendono fare.  Qual’ è la sostenibilità dei loro interventi?   Come intendono dare conto di ciò che fanno ?

Infine, come detto, siamo ormai da anni in una profonda crisi istituzionale. Basti solo considerare che dal 2006 al 2022 il Parlamento non è stato in grado per ben due volte di eleggere un nuovo presidente della Repubblica! Dietro a questa crisi si prospettano importanti riforme costituzionali. Il prossimo parlamento molto probabilmente affronterà anche questo tema, e quindi è bene capire come i diversi partiti intendano porre  mano a queste riforme e cosa hanno in mente se ottengono il consenso.

 

CHE COSA DEVE DARE L’ELETTORE

La responsabilità non è solo del ceto politico, ma anche del cittadino.

Il cittadino ha una responsabilità ante e post.

Ha una responsabilità ante perché gli è richiesto di ragionare sulle proposte che gli vengono offerte, informandosi, confrontando.

Deve essere consapevole che la comunicazione politica è un gioco a tre attori ognuno con i suoi obiettivi: i politici, i mezzi di comunicazione e gli elettori appunto, a cui si aggiunge un protagonista apparentemente neutrale: il sondaggio. La mediatizzazione della comunicazione politica ha reso il messaggio verso il cittadino: semplice a volte semplicistico, visivo e immediato ridotto a slogan. Questo sistema non spiega, ma colpisce, non motiva ma asserisce. In questo modo il cittadino è obbligato a fare uno sforzo in più per comprendere, per confrontare, per essere consapevole. Non sempre ha gli strumenti e le informazioni per farlo.

Tuttavia questo sforzo di raccogliere le informazioni, di valutazione esigente e critica delle proposte politiche va fatto, altrimenti dobbiamo convenire con lo scrittore colombiano Nicolas Gomez D’Ávila “Il popolo non elegge chi lo cura, ma chi lo droga”.  In questo senso è importante valutare le proposte comprendendo come si intenda realizzarle sia nel breve, che in prospettiva.

Stare in guardia da impostori che vogliono cambiare tutto e incantatori che promettono senza verifica di fattibilità. Rifuggire dai partiti single-issue intercettanti facili domande dell’elettorato che cercano chi accontentare, più che guardare a ciò che bisogna fare. Nota la frase di Casaleggio a me non interessa la politica, interessa l’opinione pubblica.

Hanno illustri predecessori. Quinto Tullio Cicerone al più famoso fratello Marco Tullio candidato al consolato per la sua campagna elettorale nel suo Commentariolum petitionis ricordava che il successo si fonda sulla relazione beneficium – gratia, favori in cambio di voti.

Il voto di scambio in Italia ha una radice lontana.

Gli elettori devono assumersi la fatica di essere cittadini capaci di valutare e confrontare le politiche, ricordare chi ha fatto le scelte o le non scelte, sapere che ci sono sempre diverse alternative   di fronte agli stessi problemi, ma le conseguenze non sono uguali.

Il secondo contributo che devono dare i cittadini nel valutare le proposte è comprendere che oggi le democrazie sono regimi a scelte limitate. Vi sono limiti interni   dati dalle scelte dei governi precedenti, molte volte invertire una tendenza non è questione di mesi, bensì di anni prima di intravederne i frutti. Un esempio sono le politiche industriali o le politiche energetiche. E vi sono limiti esterni dati da centri decisionali sovranazionali come è per esempio l’Unione Europea.  Oppure i trattati internazionali sottoscritti dai governi precedenti come per esempio il Trattato Nord Atlantico firmato il 4 aprile 1949. Certo si può attivare l’art 13 che prevede l’uscita dopo vent’anni, ma ciò significa rimettere in discussione la collocazione internazionale dell’Italia. Non sono scelte di poco conto.

 Viviamo in una democrazia rappresentativa che appunto prevede una delega temporanea per la gestione del potere al fine di conseguire gli obiettivi prefissati e proclamati in campagna elettorale, ma queste elezioni per la situazione geopolitica internazionale e socio economica italiana sono particolarmente importanti. Anche il cittadino più nauseato non può permettersi il lusso di una totale estraniazione dalla vita pubblica.

“Avete tutto il diritto di stare a casa, se volete, ma non prendetevi in giro pensando di non votare. In realtà, non votare è impossibile: si può votare votando, oppure votare rimanendo a casa e raddoppiando tacitamente il valore del voto di un irriducibile.”
(David Foster Wallace)

Forse la credibilità e l’affidabilità di una nazione passa anche dalla qualità di un voto, di ogni singolo voto.