Van Thuan venerabile

Non appena le milizie nordvietnamite penetrarono a Saigon, lo portarono immediatamente in prigione. Ci rimase per 13 anni ininterrotti, senza processo, senza condanna. Gli fu vietato di celebrare la messa, di tenere una Bibbia, persino di pregare. Ma un giorno il suo carceriere gli disse che gli sarebbe piaciuto imparare un canto in latino: così lui gli insegnò il Te Deum. E il soldato prese a cantarlo tutti i giorni alle 3 del pomeriggio: così lui potè celebrare in silenzio la messa clandestina tutti i giorni all'Ora Nona, quella della Croce, consacrando una briciola di pane conservata in un pacchetto di sigarette e due gocce di vino spacciato per medicina contro il mal di stomaco, mentre la guardia cantava a voce alta quella lode che lui non poteva proferire. Pregando in silenzio, stringeva tra le mani una croce fatta con due legnetti e un po' di filo elettrico: per non farsela sequestrare durante le ispezioni la teneva nascosta dentro un pezzo di sapone. Poi finalmente fu libero, e Giovanni Paolo II lo chiamò a Roma come cardinale presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace. Al collo, protetta nell'argento, continuò a portare fino alla morte la croce di legno del carcere di Saigon.
Ho ascoltato questa storia direttamente dalla sua voce sedici anni fa, quando l'Azione cattolica me lo fece conoscere poco prima che morisse. Oggi papa Francesco lo ha dichiarato "venerabile", forse presto sarà beato. Te Deum laudamus per il dono di Francois Xavier Nguyen Van Thuan, martire silenzioso, uomo del Vangelo, della giustizia e della pace.

di Simone Esposito